Conclusa “Sciabaca” festival di Rubbettino, lanciata proposta “La Route 66 delle Calabrie”, ma prima il cambiamento

Soveria Mannelli – Si è conclusa, dietro tanto entusiasmo, la seconda edizione di “Sciabaca, viaggi e culture mediterranee”, festival ideato e organizzato da Rubbettino Editore. Numerose le presenze registrate per ogni incontro, inserito nel fitto e qualificato programma della tre giorni, in una centrale Soveria Mannelli che ha fatto ancora da crocevia per quanti provengono da città di mare e altre province.

Nella serata conclusiva, presso l’Officina della Cultura e della Creatività, è stato dato spazio a un incontro particolarmente rilevante e che ha rivestito profonda attenzione nelle istituzioni. A sedere al tavolo, oltre a Filippo Veltri, giornalista professionista dal 1978, Roberto Giannì, direttore area politiche per la mobilità e la qualità urbana della Regione Puglia, e il Vice Presidente della Giunta Regionale della Calabria, nonché professore ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università Magna Graecia di Catanzaro Antonio Viscomi.

“La Route 66 delle Calabrie” Perché la SS19 può diventare un’infrastruttura monumentale. Questo il titolo del dibattito, sviscerato da più parti dagli intervenuti. Da un’idea visionaria, quale quella di Giannì, a una pratica istituzionale che investa risorse e competenze. La Regione Calabria, però, deve invertire le prospettive. Da quanto emerge, infatti, non sono solo i fondi ad essere necessari circa la trasformazione di una strada che un tempo era la c.d strada delle Calabrie, che congiungeva Battipaglia a Reggio Calabria, per pensarla oggi come una strada monumentale, dotata di paesaggi ancora incontaminati. “Serve qualcosa che ricordi la storia di questa strada” – afferma nel dare il suo saluto conclusivo Florindo Rubbettino. Anche Filippo Veltri è convinto da anni che la rete sia il salto di qualità verso una possibile crescita della Regione, difficile però da mettere in pratica. “Ci sono strutture materiali e immateriali da mettere assieme – dice Veltri – questo il cuore del problema da toccare, in tempi medi o lunghi? non si sa”. Dunque, focalizzando la proposta oggetto di dibattito in casa Rubbettino, perché una strada monumentale?

“Perché si tratta di una strada millenaria – afferma subito GIannì, che ha diretto a Napoli anche l’ufficio di pianificazione urbanistica – è ora di sganciarsi dalla dicitura ‘SS19’, parliamo di una strada percorsa dai romani, da Garibaldi, luogo di passaggio di tutte le civiltà”. Inoltre, per Giannì, è il paesaggio l’argomento più importante da mettere in evidenza. “Vi sono ancora ulivi monumentali, come quelli di Brindisi, un paesaggio simile a quello che vedevano i Greci, vi sono i borghi e tutto ciò che si vedeva lungo la strada delle Calabrie, da Lagonegro a Castrovillari la visione è meravigliosa”.

Il discorso sulle infrastrutture comprende un sistema formato da una complessità di cose. Una strada quindi è monumentale non solo perché collega un luogo a un altro ma perché può essere essa stessa monumento per la bellezza che si incontra lungo il tragitto. “Per realizzare tutto questo – prosegue Giannì – occorre però l’unicità della strada, una strada da valorizzare attraverso percorsi di lentezza, l’esempio per eccellenza p la bicicletta”. Passando poi sul piano concreto, facilitato da alcuni interrogativi del giornalista Filippo Veltri, il Vice Presidente della Giunta Regionale afferma

“Le parole reali sono comunità, identità, e visione, noi calabresi siamo davvero pronti a cambiare? Perché qui non c’è un problema di risorse ma di comunità che partono dal basso, non come corpi isolati o comuni isolati”.

Viscomi, riprende il concetto di identità quale argomento da affrontare da parte di una comunità ancora troppo spesso dormiente o scettica del cambiamento. A tal proposito, la politica, le istituzioni non sono sufficienti o comunque risolutive. Anche la comunità, le imprese hanno il dovere di dare un segno.

“Voglio ringraziare Rubbettino – afferma Viscomi – perché incarna alla perfezione il concetto di responsabilità sociale dell’Impresa nei confronti del territorio”. L’identità è capire che siamo figli di una storia comune e completa. Quanto allo sviluppo e alle risorse, Viscomi aggiunge “La visione di sviluppo è mutata proprio perché abbiamo avuto i soldi comunitari, stiamo perdendo la politica perché stiamo perdendo la visione di sviluppo, e lo sviluppo manca perché manca l’identità”.   

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