Soverato, con Fidapa e Corecom a lezione di web: ecco come difendersi dalle fake news
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“Fake News: cosa sono e come difendersi”. È il tema trattato oggi con gli studenti dell'Ipsseoa di Soverato nell'ambito del progetto “Web on demand” realizzato dalla locale sezione Fidapa e dal Corecom Calabria. Hanno relazionato l'avvocato Roberta Ussia e il giornalista professionista, esperto in comunicazione digitale, Francesco Pungitore.
L'argomento delle “notizie false” che circolano in rete è stato trattato secondo diverse prospettive, con delle letture e un dibattito finale che ha coinvolto docenti e ragazzi. “Il problema del vero e del falso è un tema antichissimo ed è qualcosa di, probabilmente, innato nell'uomo - ha spiegato Pungitore. - Pensiamo alle grandi religioni, alle filosofie, alle ideologie.
Ma senza volare così alto e senza andare così lontano, ricordiamo i giornali scandalistici così in voga qualche anno fa? Anche lì le fake news abbondavano. Ma qual è la differenza sostanziale tra ieri e oggi? La risposta è: il mezzo (o i mezzi) di diffusione delle notizie e, insieme a questo, le capacità di penetrazione capillare nell'opinione pubblica”.
Oggi, infatti, grazie alla potenza dei nuovi media, “qualunque notizia arriva in pochi istanti in ogni angolo del pianeta e comincia a circolare senza controllo, influenzando inevitabilmente le opinioni delle persone”. Soprattutto, viene condivisa a prescindere dal contenuto, vero o falso che sia.
Ma come difendersi dalle fake news? La prima cosa da fare è, “verificare la fonte, controllarne la provenienza e la veridicità”.
Il ruolo della scuola è, quindi, importantissimo in questo senso. Si deve cominciare dalla scuola a studiare cosa sono e quali sono le “fonti affidabili”, offrendo strumenti per valutarne l’affidabilità. E poi “pensare prima di condividere”.
Anche qui il ruolo della scuola è fondamentale. La scuola - hanno spiegato i relatori - deve essere una bussola capace di orientare le nuove generazioni nel mare della rete.
E per farlo non serve tanto lo studio delle nuove tecnologie. Occorre, invece, un passo indietro e cioè “tornare a fornire strumenti critici e percorsi adeguati per sviluppare consapevolezza”.
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