Pizzo, rivolta dei commercianti contro Callipo: "Tassa sui rifiuti esagerata"
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“A Pizzo Calabro, dopo l’assurdo tartassamento avvenuto nel 2013 e 2014 dalla Tassa sui Rifiuti (ex TARES - TARI) e le molteplici proteste e proposte svolte con l’associazione di categoria Mangia & Bevi Pizzo, durante gli incontri susseguiti con il siindaco Callipo e alcuni assessori e consiglieri, mi sembrava che fosse stato chiarito e fatto comprendere, una volta per tutte, il problema di questa ripartizione dei costi illogica e immotivata presente solo nel comune di Pizzo”. Lo afferma il presidente della medesima compagine napitina Samuele Di Iorgi che aggiunge “non è così, perchè a Pizzo, per come si evince dall’ultimo consiglio comunale del 30 luglio, dove sono state approvate per il 2015 le tariffe e il piano finanziario della tassa sui rifiuti TARI, anche quest’ anno, le attività commerciali, specialmente bar, gelaterie, pizzerie, ristoranti, per la terza volta in tre anni consecutivi, verranno tartassati dalla TARI, a causa di una illogica, assurda e immotivata ripartizione dei costi del costo totale del servizio di spazzamento e raccolta dei rifiuti. Personalmente – argomenta Di Iorgi - dopo una lunga e attenta ricerca e lettura iniziata sei mesi fa di altri piani finanziari della TARI in altri 40 comuni italiani, posso testimoniare con carte in mano, che le attività commerciali a Pizzo sono tartassate dalla TARI come in nessun Comune dei 40 che fin ora ho verificato in Italia. Infatti l’amministrazione di Pizzo, a differenza di altri amministrazioni comunali per esempio di Vibo Valentia, Diamante, Tropea che hanno ridotto dal 2014 a oggi del 40% la tariffa delle categorie di brr e ristoranti dalla TARES alla TARI, non ha fatto accadere nulla di rilevante, anzi ci sono stati solo aumenti. Cito ad esempio le attività commerciali di Tropea, Scilla, Diamante che si sostengono con la nostra simile tipologia di economia, cioè basata sulla stagione estiva. Quindi un economia che si sostiene con soli pochi mesi all’anno. Queste città hanno una ripartizione dei costi e una percentuale di copertura dei costi completamente diverse, automaticamente una tassazione molto più equa e sensata, rispetto alle attività commerciali di Pizzo. Ad esempio – spiega ancora il presidente dell’associazione Mangia & Bevi - a Tropea il costo totale del servizio viene ripartito con queste percentuali: il 57% alle utenze domestiche e solo il 43% alle attività commerciali. A Scilla invece l’ 80% viene diviso alle utenze domestiche e solo il 20% alle attività commerciali. Questo fa sì che le tariffe per tutte le attività commerciali di Tropea, Scilla o Diamante siano eque, logiche e soprattutto sostenibili. Grazie a questa diversa ripartizione dalla nostra, un bar gelateria a Tropea può aver una tariffa di 13€ /mq e un ristorante pizzeria 11€/mq. A Diamante invece un bar gelateria 10,80 €/mq e un ristorante pizzeria 14,80€/mq e a Scilla un ristorante pizzeria una tariffa di 8,40€/mq. Invece a Pizzo Calabro, verificando il nuovo Piano finanziario della TARI comunale, approvato il 30 luglio 2015, oltre ai vari possibili errori di calcolo che adesso si stanno indagando, si scopre che il costo complessivo all’anno che il comune di Pizzo paga alle due ditte aggiudicatrici dell’appalto attuali (EcoShark e Eurocoop) per avere il servizio di raccolta e spazzamento di rifiuti è di circa 2.000.000 € e precisamente 1.982.199,62 €. Di questi due milioni di euro, l’amministrazione di Gianluca Callipo (PD-SEL) ha deciso di continuare anche per quest’anno a ripartire i costi in modo illogico e assurdo, cioè facendo pagare il 64,5% del costo totale, che ammonta a 1.299.544 €, alle 600 attività commerciali presenti a Pizzo. Mentre alle 6.500 utenze non domestiche, il restante 35,5% che ammonta a 682.655 €. Questi 1.299.544 € vengono divisi dalle varie categorie di attività commerciali presenti a Pizzo (bar, parrucchieri, ristoranti, banche, ecc…) ma solo poche sono le categorie più penalizzate e hanno tariffe esorbitanti non sostenibili. Tra questi – puntualizza ancora Di Iorgi - ci sono bar, ristoranti, pizzerie e gelaterie. Nello specifico:
- i bar, pasticcerie, gelaterie e caffetterie hanno la tariffa a 18,40 €/Mq (- 2,30€ rispetto 2014);
- i ristoranti e pizzerie a 19 €/Mq (+ 1,50 € rispetto 2014).
La legge attuale prevede che bisogna calcolare i metri quadrati dei locali interni (esclusi i metri non calpestabili: celle frigorifere, sotto scale, ecc...) e calcolare anche i metri quadrati del suolo pubblico che si ha in concessione. Quindi vi lascio immaginare quanto pagheranno bar e ristoranti che hanno calcolati anche metri quadrati del suolo pubblico (che già pagano all’anno con la tassa COSAP). Quest’anno, anche se è stato approvata una modifica nel regolamento del suolo pubblico che prevede la possibile riduzione del proprio suolo nei mesi che non si usufruisce, applicando la stessa tariffa annuale 26,40€/mq e si avrà la possibilità di aere una leggera riduzione sia di tassa del suolo pubblico e sia di tassa sui rifiuti, non basterà per poter ridurre i costi esorbitanti della tassa sui rifiuti e quindi non sarà ancora un costo sostenibile per le attività commerciali che vedono un po’ di lavoro solo due mesi all’anno. La proposta che abbiamo protocollato mesi fa – sottolinea Di Iorgi - per poter ridurre del 30-40% a Pizzo le tariffe alle attività commerciali tartassate era semplice, umile e sostenibile. Ma, da quanto si evince, non è stata condivisa dall’amministrazione di Callipo. Bisognava ripartire il costo di due milioni di euro così:
- 45% tra utenze domestiche (invece del 35%) - 55% utenze non domestiche (invece del 65%).
Ciò significava che per le 6500 utenze domestiche, rispetto all’anno scorso, c’era un aumento di soli 30 € in più all’anno. Quindi niente di problematico perché invece di 100 € (spesa media all’anno) una famiglia avrebbe pagato 130€. Mentre per le 4 categorie di attività commerciali più penalizzate in questi anni (bar/gelaterie - ristoranti/pizzerie - pescherie/ortofrutta/rosticcerie – banchi - supermercati) si sarebbero ridotte del 33%. Ad esempio su 4500 € all’anno da pagare (cifra che una gelateria di circa 200mq nel centro storico ha ricevuto da pagare per la TARI nel 2014) quest’anno avrebbe già risparmiato 1500€. Anche se sarebbe lo stesso esagerato per un bar, arrivare a pagare 3000 € di tassa sui rifiuti all’anno per un lavoro che frutta e quindi produce rifiuti, solo pochi mesi l’anno. Questo discorso in altri Comuni era stato già compreso e infatti hanno cambiato drasticamente negli anni le tariffe per alcune categorie commerciali. Insomma dagli inizi del 2015 ci si aspettava un radicale cambio e invece è rimasto tutto invariato! Con l’occasione – conclude Di Iorgi - invito tutte le attività commerciali che vogliono ridurre le tariffe a chiedere all’amministrazione comunale di cambiare la ripartizione dei costi (dividendo almeno il 45% alle utenze domestiche e il 55% alle utenze non domestiche) e di impegnarsi per migliorare la raccolta differenziata, perché è con la differenziata che si possono abbassare drasticamente i costi per tutti. Perché la differenziata non è un rifiuto da smaltire e quindi un costo in discarica ma è una risorsa che oggi viene venduta profumatamente.
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