Addio a Giacinto Damiani, "il sognatore testardo ed entusiasta"
E' con grande dolore che mi accingo a dare l'ultimo saluto ad un grande uomo di Serra San Bruno, Giacinto Damiani, un uomo che mi piaceva definire "sognatore testardo ed entusiasta".
Ha usato le sue ultime energie fino agli ultimi giorni della sua intensa vita per inseguire il suo sogno, quello di dare lustro alle radici della sua terra, quelle radici che facilmente vengono affidate all'oblio, spesso proprio da chi ne ha tratto la linfa vitale. Giacinto amava profondamente la sua terra, ma il suo altruismo, il desiderio di condividere con gli altri questo suo grande sentimento, lo spingeva a cercare in ogni modo e con ogni mezzo di conservarne e valorizzarne la memoria storica, ricercando qualcosa di originale, qualcosa di speciale che potesse catalizzare l'attenzione non solo della sua gente, ma del mondo intero. Ebbene, Giacinto, qualcosa di speciale, di unico e irripetibile l'aveva trovato, qualcosa di straordinario capace di dare lustro al suo grande paese e di risollevarlo da quel torpore culturale, sociale ed economico in cui da tempo sembrava oramai irrimediabilmente caduto. Si trattava di rispolverare le virtù di un uomo, un illustre suo conterraneo, uno dei tanti scalpellini serresi, che con la loro arte avevano contribuito a fare grande Serra San Bruno, l'unico poeta analfabeta che sia mai esistito, e che la stessa prestigiosa Enciclopedia Treccani aveva ufficialmente censito, Mastro Bruno Pelaggi. La sua originalità stava proprio nella libertà di espressione. Il fatto di non essere imbrigliato nelle maglie di un formalismo lessicale e culturale che volava troppo in alto per essere compreso ed apprezzato dalla sua gente, povera, umile e per lo più analfabeta, gli aveva consentito di esprimersi liberamente
sfruttando ed affinando il proprio idioma, un linguaggio dialettale semplice e comprensibile che, corredato dal suo acume, dalla sua arguzia, dalla sua sagacia ironica e spesso sarcastica, arrivava diritto al cuore ed allo stomaco di chi lo ascoltava. Che valore può avere una cultura fine a se stessa,
una cultura elitaria, salottiera, incapace di qualunque utilità per una civiltà prettamente contadina, che valore può avere una cultura chiusa nel tempio del sapere e priva di qualsiasi collegamento con la realtà sociale, priva di qualsiasi risvolto utile e positivo nella vita quotidiana della gente. Giacinto
aveva colto il messaggio, Mastro Bruno era analfabeta, ma non era una persona incolta. Anzi, era portatore sano di una cultura fondamentale "la cultura universale, la cultura delle origini, quella cultura priva di nozioni ma capace di generare unione, meritocrazia, progresso, autoironia, rispetto", quella cultura che dovrebbe sempre pregnare di se la cultura ufficiale, quella nozionistica, accademica, la quale, se ne fosse priva, contribuirebbe solo a formare "gente meschina e potenzialmente pericolosa". E' per questo motivo che Giacinto ha subito qualificato Mastro Bruno come il precursore del pragmatismo, quel movimento filosofico fondato nel 1898 in America da Charles Sanders Peirce, secondo il quale "una dottrina filosofica va scelta considerando la
sua utilità per la vita dell'individuo nella società, cioè la sua capacità di valere come guida della condotta pratica dell'uomo in ambito morale, religioso, scientifico e sociale (ogni verità è una regola d'azione, una norma per una condotta futura). Ma Giacinto, che può essere considerato a pieno titolo il degno discepolo di Mastro Bruno Pelaggi, non si è limitato solo a cercare di recuperare l'eccellenza della memoria storica di Serra, non si è limitato a voltare il suo sguardo solo al passato, per decantare le lodi del suo prestigioso mentore; ma con l'entusiasmo di un bambino, nonostante la sua età anagrafica ed i suoi annosi acciacchi, con intelligenza e caparbietà ha cercato di far fruttare gli insegnamenti di Mastro Bruno, trasformandole in progetti e speranze per le future generazioni; si è impegnato con tutte le sue forze e le sue risorse, senza mai chiedere niente a nessuno, a far rinascere il suo territorio, troppo
spesso danneggiato e umiliato da una cattiva gestione politica fatta di egoismi e malaffare. Ha cercato di dimostrare come il pensiero di Mastro Bruno potesse rappresentare ancora oggi una base valida su costruire un futuro possibile. Frutto di questa assidua attività è certamente il progetto "Aspro", dedicato all'amministratore prematuramente scomparso di Gagliato, un progetto che aveva l'ambizione di creare dei percorsi spirituali e naturalistici dalle coste ioniche fino ai boschi dell'Aspromonte, al fine di collegare e valorizzare tutte le prestigiose strutture religiose esistenti, Chiese, Santuari e Monasteri, e le straordinarie risorse naturali che il nostro territorio offre, ma che nessuno è mai riuscito a sfruttare adeguatamente. Fondamentale era fare rete tra tutti
gli enti sia pubblici che privati, mettendo da parte campanilismi e stupidi egoismi che avevano rappresentato da sempre il vero freno ad ogni possibilità di sviluppo. Così com'è sicuro che la divisione è stata da sempre la nostra debolezza, solo l'unione poteva essere la nostra vera forza, Mastro Bruno Pelaggi docet. Questo progetto, sponsorizzato attraverso un concorso internazionale di poesie, che ha avuto una risonanza davvero mondiale, aveva proprio il fine di intercettare quel settore turistico emergente ed in via di rapida crescita, rappresentato dal trekking, oltre, ovviamente, a quello tipicamente religioso, sulla scia di Santiago de Compostela. Molti sindaci e rappresentanti istituzionali avevano creduto in questa idea semplice, ma certamente brillante e
sicuramente vincente, tanto che, proprio a Gagliato, si era riusciti a stipulare un gemellaggio tra i comuni di Nardodipace e Soverato, come preambolo per la costituzione di un comitato permanente, che avrebbe dovuto assumersi l'impegno di portare a termine questo ambizioso ed allettante progetto.
Probabilmente il sogno di Giacinto morirà con lui, sarà difficile trovare un altro uomo con la sua arguzia e al sua caparbietà, ma noi che lo abbiamo accompagnato in questo fantastico viaggio, spinti dalla sua tenacia e dal suo entusiasmo, vogliamo ringraziarlo, perchè, anche se per breve
tempo, abbiamo sognato insieme a lui, abbiamo attinto alla sua fonte di sconfinata saggezza, abbiamo creduto nelle sue idee, idee semplici ma capaci di alimentare la speranza che un futuro per la nostra terra sia ancora possibile.
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