"Illusionisti" a Palazzo San Giorgio: indicano il passato per coprire il presente
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Ha ormai assunto i nitidi contorni della farsa la cantilena ubriacante, ma non per gli interlocutori, impastata un giorno sì e l'altro pure dai profeti della sedicente "Svolta" di falcomatiana genesi. Una strategia comunicativa urticante che, tuttavia, è bene sia loro chiaro, produce l'effetto contrario rispetto a quello dagli stessi auspicato. La ragione è addirittura banale per la sua disarmante semplicità: se, a distanza di 18 mesi dalla "Presa del Palazzo", l'argomentazione starnazzata in ogni occasione in cui a prevalere dovrebbe lo scontro nel merito, è sempre quella che, come un disco rotto di infima qualità, riduce tutto al "Sacco di Reggio" del quale si sarebbero rese responsabili le precedenti Amministrazioni, non si può non pensare ad una totale, quanto preoccupante, assenza di idee, ragioni e visioni. Che si parli di Water Front o di una delle profonde buche infernali che sventrano per intero la città e nelle quali si immerge l'indomito Enzo Vacalebre, c'è sempre qualcuno che, con un riflesso condizionato, comincia ad abbaiare alla luna. Della sporcizia che regna sovrana o dei misteriosi lavori a Parco Caserta, non conta accertare le eventuali colpe presenti: è molto più comodo, e anche discretamente vigliacco, buttarla in caciara affliggendo la già misera pazienza dell'opinione pubblica. La diatriba, dunque, manca delle fondamenta essenziali: i comportamenti contestati dagli ineffabili esponenti della maggioranza di Palazzo San Giorgio, trascorso così tanto tempo dalla eventuale concretizzazione degli stessi, sono andati in prescrizione politica e, dunque, non meritano di occupare il centro del dibattito. Se responsabilità ci sono state, esse avranno un profilo penale che i "denuncianti da comunicato stampa" non avranno certo timore a mettere nella dovuta evidenza, circostanziando nelle rituali sedi opportune accuse che, mosse con le miserevoli modalità fin qui adottate, si ritorcono loro contro e perdono completamente di consistenza. Vomitare contumelie addosso ad entità indefinite senza avere la capacità ed il coraggio di separare in maniera corretta i presunti reati di qualcuno dall'estraneità di altri costituisce una gigantesca prova di immaturità, purtroppo non solo politica e dimostra, una volta di più, la fragilità di un gruppo dirigente che ancora arranca nel tentativo di prendere le misure al ruolo ad esso assegnatogli in occasione delle lontane elezioni comunali dell'ottobre 2014. Quello che è successo fino allo scioglimento del Consiglio Comunale per contiguità con la 'ndrangheta dovrebbe essere consegnato ai libri di storia con la speranza che uno sguardo più asettico e distaccato aiuti a dipanare i dubbi che, lo si voglia o no, continuano ad essere ben presenti in merito alla gestione di quel caso, soprattutto se rapportato a quanto accaduto in altre città, pure esse dentro i confini calabresi, vedi Rende. Oltre tutto i paladini della "doppia morale" dovrebbero essere ben consapevoli della "confusione" tipicamente reggina: capita talvolta, infatti, che gli steccati tra destra e sinistra siano assai permeabili. Una condizione che facilita gli equilibrismi di quei personaggi, a tutti i livelli, che riescono a destreggiarsi abilmente fra l'una e l'altra sponda, mantenendo una "coerenza" di fondo: rimanere sempre in sella al cavallo vincente. Anche solo in virtù di questo magma in continua evoluzione sarebbe lecito attendersi un minimo di prudenza dialettica. Prodursi, a prescindere dai temi sul tappeto, nella stesura di note copiaincollate in cui la questione sul tappeto è colpevolmente evasa, fa capire, del resto, quanto ancora sia difficile poter considerare soggetti politici molti degli attuali inquilini di Palazzo San Giorgio.
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