Nella misera Calabria cresce solo CIG
- Written by Ulderico Nisticò
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La CIG, Cassa integrazione, diminuisce in tutta Italia, aumenta in Calabria. La CIG, per chi fingesse di non saperlo, significa che una ditta licenzia provvisoriamente i dipendenti e li paga lo Stato. Perché una ditta calabrese licenzia? Forse perché è malvagia? Perché non vende, non incassa, quindi non le servono i dipendenti. Onde evitare crisi e proteste, lo Stato, cioè tutti paghiamo. Certo, la colpa è anche della classe politica, e Oliverio e la sua Giunta di Alto Profilo ci stanno ormai da due anni senza aver combinato un bel nulla. Certo: ma l’economia non la fa la classe politica, e se l’economia è misera, è perché è misera. In Calabria, è misera. Cos’è l’economia? Ai tempi della Media, quando mi chiedevano alla cattedra di conferire sull’economia di un Paese europeo, io, con la mia proverbiale faccia tosta, ripetevo così: “Ovini, bovini, suini, cereali, patate, barbabietola da zucchero, ferro, amianto, bauxite, industrie manifatturiere, turismo… ”; già, a quei tempi l’amianto era una cosa buona; quanto alla bauxite, ignoravo cosa fosse e lo ignoro, e vi prego di non colmare questa lacuna, che mi accompagna fedelmente dal 1962 e spero mi segua, tra cent’anni, nella tomba: ci tengo! La Calabria, invece, non ha ovini, bovini, suini, cereali, patate, barbabietola da zucchero, ferro, amianto, bauxite, industrie manifatturiere, turismo. Non spacciamo per turismo i 15 gg agostarici; non mi parlate del maiale nero di Calabria, ormai più raro del panda cinese. Non parliamo di industrie, e basta una passeggiata nei posti dove c’erano: Crotone, Vibo, S. Eufemia… Non mi parlate di porti alla Soriero maniera: Gioia Tauro è la regina mondiale della Cassa Integrazione, altro che economia, altro che navi! La Calabria non produce nulla; e se non produce, non vende; e se non vende, non servono addetti. Donde la CIG. Chiaro? Nei tempi non mai troppe volte maledetti della Prima repubblica demosocialcomunista e assistenziale, invece di ovini eccetera c’erano i “posti”, c’era la bidellizzazione. Fu questa la causa dell’abbandono dei campi e delle officine, e invece di falce e martello i lavoratori inalberarono scrivania e sedere piatto. Oggi non ci sono più manco i bidelli; e i professori devono cercarsi la cattedra a Nord! Il numero dei morti, a Sud, supera i nati per l’evidenza che non nascono. Non servono pannicelli caldi e interventi straordinari corruttori; servirebbe una rivoluzione antropologica, un cambio di mentalità, un ritorno ai tempi in cui l’espressione “omu e pinna” era fortemente dispregiativa, significava uno che non vale niente nelle cose serie, un damerino, un cocco di mamma. Insomma, il rimedio alla CIG è il lavoro nel senso di fatica. Sed haec somnia sunt!
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