Calabria: i Consiglieri regionali vogliono il vitalizio, ma andrebbero licenziati

 Ecco i nomi dei consiglieri regionali calabresi i quali hanno chiesto una superpensione anticipata, con reversibilità agli eredi: Giovanni Aruzzolo, Mimmo Battaglia, Giuseppe Aieta, Domenico Bevacqua, Arturo Bova, Francesco Cannizzaro, Francesco D'Agostino, Mauro D'Acri, Baldo Esposito, Giuseppe Giudiceandrea , Giuseppe Graziano, Orlandino Greco, Michele Mirabello, Ennio Morrone, Sebi Romeo, Giuseppe Neri, Giovanni Nucera, Vincenzo Pasqua.

 Dichiaro che alcuni di loro mi sono noti sono attraverso tale atto di autobeneficienza, e altrimenti non li avrei mai nemmeno sentiti nominare.

 Dichiaro altresì che sto aspettando se è vero che Oliverio stroncherà la manovra; e voglio anche sapere se l’opposizione si opporrà, o farà come al solito il pesce in barile.

 Dichiaro che mi viene il voltastomaco.

 Ciò premesso, è ora di una lezioncina di storia. Tutti i sistemi politici di tutti i popoli hanno sempre pagato i loro dirigenti, o di volta in volta con uno stipendio, o in anticipo con un feudo.

 I feudatari ricevevano un “beneficium” terriero per potersi mantenere, ed essere pronti alla guerra. Quando, imborghesiti, smisero di essere utili, al loro posto combatterono i “soldati”, i quali si chiamavano così perché ricevevano un compenso in denaro. Bastano, come esempi?

 Pagare i politici apparve un’esigenza democratica in senso finanziario, cioè una condizione per permettere a tutti di esercitare una carica pubblica anche senza essere ricchi di famiglia. Ovvio e banale.

 Non mi scandalizzo dunque che i politici vengano retribuiti; e ritengo ciò necessario perché si mantengano senza far morire di fame la famiglia (e senza subirne i condizionamenti!); e perché affrontino le spese di esercizio della loro funzione.

 Dirò di più: se la loro funzione fosse davvero esercitata, se veramente governassero, se veramente facessero qualcosa, li pagherei molto di più, e anche con qualche titolo nobiliare. Così facevano nell’antica Gran Bretagna feudale (vi ricordo che i feudatari siedono ancora nella Camera dei lord), in cui intanto duchi e conti partivano per la guerra e vi morivano; ma anche il figlio di umile clavicembalista poté divenire lord Nelson. E già, ma Nelson annientò Napoleone per mare prima che il nobilissimo Wellington per terra. Il problema nostro è che i sopraelencati, e lo stesso per tutti gli altri, non dico che debbano annientare manco una barchetta di carta, o compiere chissà quali gesta; dico che non valgono un fico secco dello stipendio che portano a casa non nell’epica ma nell’ordinario: altro che vitalizio.

 Non sono buoni per l’ordinario, per amministrare quattro gatti di Calabresi, per spendere i fondi europei, per presentare leggi che non siano a comodo loro! Altro che vitalizio: andrebbero su due piedi licenziati.

 Se non sono d’accordo, rispondano dimostrando che abbiano fatto una qualsiasi cosa per amministrare; e, quelli di opposizione, per opporsi.

 Per concludere, vi racconto un fatto. Si narra che Curio Dentato, onestissimo romano dei tempi antichi, in tempo di guerra e candidandosi al consolato alcuni onesti incapaci e un veterano in odore di tangenti, appoggiò questo e non uno di quelli, con questa evidente motivazione: “Meno peggio essere derubato da un concittadino che saccheggiato dal nemico”. Non so se è chiaro. Prima che presunti disonesti, i politicanti in genere, e quelli calabresi tanto più, sono degli incapaci: e ciò li rende molto pericolosi.

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