Ulisse e David Gnomo
- Written by Ulderico Nisticò
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Torna la storiella che Ulisse sia sbarcato – davvero, in corpo! – verso Lamezia, e che i Feaci, noto popolo di marinai, vivessero a Tiriolo, noto posto di montagna. Torna nel senso che ci credono davvero, e con ciò dimostrano, da bravi Calabrotti, di sconoscere il concetto stesso di mito; di non aver letto il Vico; di ritenere che “vico” sia una strada stretta, detta anche “ruga”. Invece è un sommo filosofo, e c’insegna… Ma siccome leggerlo direttamente è difficile quasi quanto leggere l’Odissea in greco per chi non sa il greco, ovvero il 95%, vi faccio un esempio terra terra.
Verso il 1986 imperversava in tv un cartone animato con tale David Gnomo. Io, padre affettuoso, non solo spiegai alle mie allora bimbe il cartone, ma, postele sopra la bici, le condusse in certo angolo di Soverato, e rivelai loro che lì, proprio lì, abitava la simpatica creatura. Siccome le bambinelle, malfidate, chiedevano di poter dialogare con David in persona, io ogni volta m’inventavo qualche credibile fandonia, come che fosse andato a fare la spesa o a visitare parenti quali Pinocchio e altri. Oggi, una è archeologa, e come tale abituata a far parlare le pietre con metodo rigorosamente scientifico; l’altra è medico veterinario: entrambe però, in un momento di quiete familiare, mi hanno chiesto, l’anno scorso, qualche notizia di David, proponendomi di andarlo a trovare; e prima o poi lo faremo, e io m’inventerò un’altra bufala, questa volta di genere sanitario o storiografico; e loro fingeranno di crederci.
Ecco cos’è la mitopoiesi, ovvero formazione di un mito, cui gli uomini credono non perché sia oggettivamente vero ma perché hanno bisogno di crederci; o si rende utile. Infiniti altri esempi potrei addurre, e mi contento di uno, forse il più importante, che “viene Quirino da sì vil padre, che si rende a Marte”; ovvero, Romolo e Remo sono due illegittimi gettati nel Tevere e salvati da una “lupa”: e aprite il vocabolario latino per i due significati di lupa, a quattro o a due zampe; donde lupanare. Man mano che Roma diventava grande e potente, pareva brutto questo inizio pecoreccio e poveraccio; e il senato provvide a dare ai due una mamma nobile – zuzzurellona, ma nobile – e un padre divino. Ciliegina sulla torta, la divertaiola Silvia discende da Enea; dal quale discende anche, guarda caso, Ottaviano: ed ecco l’Eneide. Non so se sono stato chiaro.
Sì, chiarissimo. Ma quando Ottaviano invitava a cena il suo antico compagno di studi e provvisorio nemico a Filippi e forse rivale in amore, Orazio, e questi gli leggeva che era, Ottaviano, “praesens divus”, benefico dio in terra, credo si sganasciassero di risate assieme a Lidia. Con Virgilio no, troppo serioso!
Perciò, cari intellettuali calabri, non c’è niente di male a inventarsi qualcosa su Ulisse. Io ho portato a Torino, concorso nazionale dramma classico, “Tu mi salvasti, fanciulla”, secondo premio nazionale ex aequo. Omero o chi per esso, poi i tragici, poi Virgilio, poi Dante, poi Joyce, d’Annunzio eccetera hanno ispirato versi al figlio di Laerte. Benissimo: ma questo non significa che veramente, nel senso di alla lettera, Ulisse sia nato a Itaca e abbia cavato un, no, l’occhio a Polifemo. Tanto meno che sia sbarcato in uno qualsiasi dei circa 120 posti dove finora l’hanno fatto sbarcare.
Posti 120 dove nessuno ci crede, tranne che in Calabria, dove i cervelli degli intellettuali funzionano come quelli dei computer: 0/1; vero – non vero.
Se poi a dirlo è un forestiero, Vangelo! Tutti, proprio tutti, ripeteranno che lo sbarco di Ulisse a Lamezia e i Feaci montani “si trovano nei versi di Omero”; e tutti, proprio tutti, non saprebbero leggere nemmeno l’alfa; però hanno profondamente approfondito il VI dell’Odissea parola per parola.
La mitopoiesi non sanno cosa sia, e pensano seriamente che Dante all’Inferno etc sia andato davvero, davvero, con “esso i piè”. Cervelli binari; e, a scuola, prof che non hanno spiegato loro la chiave di lettura di un lavoro letterario.
In Calabria abbiamo quattromila anni di storia da valorizzare: ma loro, i binari 0/1, non li hanno mai sentiti nominare. Figuratevi la Regione!