Utilizzo privato soldi pubblici: indagato ex presidente Museo della 'ndrangheta
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Truffa aggravata ai danni dello Stato, ancora una volta una struttura sorta con il dichiarato intento di contribuire a fare da argine alla 'ndrangheta desta sospetti sufficientemente solidi da indurre la magistratura ad avviare un'inchiesta finalizzata a fare chiarezza sui conti. Scrive "Il Fatto Quotidiano" che Claudio La Camera, in passato responsabile del Museo della 'ndrangheta, risulterebbe iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria I reati ipotizzati a suo carico vanno dall'appropriazione indebita alla falsità ideologica, passando, appunto, per la truffa aggravata ai danni dello Stato. L'inchiesta condotta sul campo dai militari della Guardia di Finanza avrebbe permesso di accertare una conduzione irregolare delle risorse pubbliche destinate alle attività del Museo, ma in realtà adoperate per le utilità private più disparate: dall'acquisto di un i-pad, a quello di bo per animali. Dal conto pagato per riparare il guasto di un'autovettura, alle spese per viaggiare in giro per il mondo. Con i soldi provenienti dalle casse pubbliche sarebbero stati, inoltre, comprati oggetti vari che nulla hanno a che fare con le esigenze di un ente nato per sensibilizzare alla lotta contro la criminalità organizzata: articoli di modellismo, pinze per fare il bucato, un pollo di gomma con cui far divertire un cane. Contestualmente gli investigatori hanno deciso di segnalare all'Autorità Giudiziaria i membri della Giunta regionale guidata all'epoca da Giuseppe Scopelliti e che firmò i provvedimenti aventi ad oggetto il Museo della ‘ndrangheta. Secondo quanto riporta "Il Fatto Quotidiano" si tratta, oltre all'ex presidente di: Mario Caligiuri, Luigi Fedele, Pino Gentile, Giacomo Mancini, Franco Pugliano, Antonella Stasi, Francescantonio Stillitani, Mimmo Tallini, Michele Trematerra.