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Lo Stato “scommette” sui nostri vizi: messi a bando 22mila nuovi “punti d’azzardo”

La ludopatia è una malattia per cui chi ne è colpito non riesce a smettere di giocare. E a perdere i propri soldi in un vortice nel quale gli sfugge il controllo di se stesso. E continua a sedere vicino a quelle macchinette che gli svuotano le tasche e ne influenzano il comportamento. Lo attraggono, lo “legano”, gli mangiano – moneta dopo moneta – tutto quello che ha, mentre a casa c’è chi lo aspetta con la speranza che non sia attaccato con lo sguardo allo schermo. E confida in un cambiamento che non arriva, perchè quelle luci, quei suoi e quelle emozioni inebriano la mente e la offuscano. Dunque, quello che si configura come un vero e proprio gioco d’azzardo costituisce un rischio per la tenuta delle famiglie e, di conseguenza, per la società. È un problema che le Istituzioni dovrebbero risolvere, ponendo fine agli incubi dei parenti di chi non ce la fa a frenare quell’impulso. All’apparenza lo Stato combatte questa battaglia e premia, ad esempio, il sociologo Maurizio Fiasco nominandolo Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con la seguente motivazione: “Per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il gioco d’azzardo e l’usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale”. Sarebbe la prova che la gravità del fenomeno è stata compresa e che ci si attrezza per affrontare la questione. E, invece, nemmeno dopo qualche giorno ecco che qualche manina inserisce nella Legge di Stabilità la messa a bando di 22mila nuovi “punti d’azzardo”. Di quante stanze da gioco ci siano in Italia non si ha esatta contezza. Gian Antonio Stella, sulla base del lavoro di Fiasco, riporta, sul Corriere della Sera, una stima: ci sono già oltre 90mila angoli da gioco (ai quali vanno sommati questi 22mila) nei quali sono poste circa 380mila slot machine. Non solo: esistono 3mila sale giochi con altre 40mila macchinette. Ma, appunto, si tratta di stime e i numeri potrebbero essere decisamente maggiori. In questo sistema c’è chi ci guadagna e chi ci perde: fra i primi ci sono i proprietari delle slot, quelli dei locali e lo Stato che incassano sulle spalle dei secondi che, spesso, sono quei cittadini che affogano le delusioni quotidiane e la voglia di rivalsa sulle puntate e sul movimento di quella leva che fa girare i simboli. In pratica, lo Stato che dovrebbe avere il compito di proteggere e tutelare i suoi cittadini li induce all’errore per far quadrare i conti. “Scommette” sui loro vizi, addirittura li stimola moltiplicando le tentazioni. Detto brutalmente: fa i soldi con chi è più debole e non resiste. Non si comporta da “buon padre di famiglia”, come ripete spesso nell’impianto normativo, ma al contrario seduce e inganna allo stesso modo di quei soggetti che, a parole, vuole punire.

 

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