Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Caso Quattrone. L'assessore si presenti in Aula e spieghi: carte in mano

No, non è il modo migliore per difendere il proprio operato, non è la via d'uscita più onorevole per lasciarsi alle spalle i sentiero stretto in cui è stata cacciata dai rilievi circostanziati mossi da Azione Nazionale e, in un secondo momento, dai consiglieri comunali della minoranza di Palazzo San Giorgio, prima del secondo affondo, quello odierno, della stessa AN. L'assessore Agata Quattrone, a cui il sindaco Giuseppe Falcomatà ha assegnato le deleghe alla Pianificazione dello sviluppo urbano sostenibile, a Mobilità e Trasporti ed alla Smart City (?), dopo un primo anno in cui il suo nome era sulla bocca dei tanti che, anche sussurrandolo, lamentavano la sua assenza da Reggio sostenendo, a buon motivo, l'impossibilità di gestire da Roma un incarico del genere, è finita all'improvviso nel vortice delle polemiche per una consulenza che merita più di una parola di chiarezza e non una semplice, offensiva, scrollata di spalle. Alzare il sopracciglio immaginando di liquidare la questione tacciandola di "polverone sollevato dalla destra  per coprire le malefatte che essa ha compiuto quando essa governava la città" non le fa onore né entra nel merito della vicenda. Il che, ad essere sinceri, desta più di un sospetto. Perché alzare una generica ed inconsistente cortina fumogena senza illustrare, tecnicamente e nel dettaglio, le proprie ragioni, è il certificato della debolezza di una tesi. Proprio in virtù dell'obbligo di mantenere un approccio "laico" rispetto alle cose della politica, non ha senso in questa sede prendere una posizione preconcetta, sposando una tesi, ma un amministratore pubblico ha il dovere, etico e morale, prima ancora che politico, di rendere conto, con dovizia di particolari e nell'aula solenne del Consiglio Comunale, di ogni singolo atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni. A maggior ragione se al centro dell'attenzione è finita una consulenza che vale poco meno di 200 mila euro, una enormità in un'epoca in cui la città è stremata da una disoccupazione galoppante e da un pessimismo disincantato cresciuto nel buio dell'attuale disperazione. Sarebbe offensivo rimanere ancorati ad un comunicato, poco efficace nella forma e con una sostanza da "pasdaran" che non corrisponde, a quanto pare, al suo profilo umano e professionale. Coloro i quali hanno denunciato il caso, nel frattempo, si sono preoccupati di annunciare il coinvolgimento diretto dell'Autorità Anticorruzione. Chiunque, anche chi come l'assessore Quattrone è ancora alle prime armi con la scivolosa materia della politica, sa che già solo questa mossa sarà in grado di tenerla sulla graticola per un periodo di tempo sufficientemente lungo per creare problemi. Altrettanto evidente è che il Primo Cittadino dovrà, per forza di cose, dire una parola cacciandosi dall'angolo nascosto in cui in questi giorni si è infilato dalle accuse mosse dalle forza dell'opposizione. Sarà costretto a farlo perché il ritiro delle delibere in oggetto è una delle richieste avanzate dalla minoranza. Tacere non è più possibile e farlo nella sede deputata, l'aula del Consiglio Comunale, è un obbligo di fronte all'opinione pubblica, prima ancora che davanti alle rimostranze degli avversari. Nella vita, privata come in quella pubblica, quando si è corazzati con lo scudo della propria buona coscienza, quando è forte la convinzione di essere dalla parte giusta della storia, le procedure formali non prevedono nulla di meglio rispetto ad un chiarimento ufficiale nel cuore di un'assemblea rappresentativa, di qualsiasi livello essa sia. L'ipotesi che, addirittura, possa essere stato taroccato il curriculum per celare un rapporto in essere con un'azienda beneficiaria di denaro pubblico erogato tramite un provvedimento che si provvede personalmente a stendere non meriterebbe commenti ulteriori in quanto sarebbero superati dall'unico passo possibile: le dimissioni immediate, irrevocabili ed accompagnate da scuse. E allora, di fronte alle accuse, gravissime, pronunciate in queste ore e in questi giorni e tali da aver fatto scoppiare, giustamente, un pandemonio mediatico, perché non sfruttare questa circostanza per inaugurare il question time, tanto pomposamente, quanto avventatamente voluto da Demetrio Martino, presidente della Commissione Statuto e Regolamenti? A proposito di sedicente trasparenza e presunti palazzi di vetro...

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.