Processo "'Ndrangheta banking": otto condanne per usura ai danni di imprenditori

Al termine del processo celebrato con rito abbreviato e derivante dall'inchiesta denominata "Ndrangheta banking", otto imputati a pene comprese tra i 4 ed i 17 anni. All'epoca, era il giugno del 2014, 17 furono gli arresti eseguiti nell'ambito di un'indagine che, secondo gli inquirenti, aveva smascherato  un "sistema creditizio parallelo" la cui gestione era in capo ai vertici della 'ndrangheta di Reggio Calabria e della Piana di Gioia Tauro. Ad essere vittime dei tassi usurai erano imprenditori locali e di Milano. Davide Lauro, giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, ha inflitto le seguenti condanne: 17 anni e 4 mesi a Gianluca Favara; 12 anni e 4 mesi a Danilo Fortunato Paonessa;  11 anni a Francesco Buda e Giuseppe Codispoti; 9 anni a Francesco Foti;  8 anni ad Antonio Cotroneo; 6 anni e 4 mesi a Carlo Avallone; 4 anni a Vincenzo Pesce. Nei loro confronti è stata, inoltre, disposta l'interdizione dai pubblici uffici per un periodo pari a quello delle rispettive pene. Dagli elementi raccolti durante la fase investigativa, la conduzione dei prestiti era affidata a Favara, imprenditore turistico implicato nell'operazione "Meta" ed in quella ribattezzata "Mentore". La sua rete di conoscenze, è emerso in fase d'indagine, gli permetteva di essere informato circa i disagi economici patiti da altri imprenditori cui si rivolgeva proponendo il credito a tasso d'usura. Quando i malcapitati piombavano nell'impossibilità di rispettare le scadenze subivano intimidazioni per indurli a cedere automobili, immobili o altri beni. In alcune circostanze, peraltro, avrebbero subito vere e proprie aggressioni da parte dei componenti del gruppo criminale. 

 

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