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Case ad 1 euro, il progetto per ripopolare il centro storico di un Comune Calabrese

L'obiettivo è recuperare e ripopolare il centro storico. Lo strumento è la vendita di vecchie case al prezzo simbolico di 1 euro. 

Questa l'idea messa in cantiere a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria. .

"Il bando - si legge in una nota dell'amministrazione comunale - pubblicato oggi, mira a recuperare e restaurare gli immobili ubicati nel centro storico, con il fine di valorizzarlo e ripopolarlo. Il comune svolgerà un ruolo di intermediario tra chi vuole disfarsi di un vecchio immobile e chi è interessato all'acquisto, garantendo la celerità nel perfezionamento della vendita e nel rilascio dei titoli abitativi per la ristrutturazione dello stesso. L'acquisto della proprietà avverrà attraverso la corresponsione della cifra simbolica di € 1,00.

Si tratta di un progetto ambizioso quanto rivoluzionario che ha richiesto studi ed approfondimenti, ma che potrà rilanciare il 'cuore' della nostra cittadina.

Il progetto - conclude la nota - aiuterà gli attuali proprietari che, per vari problemi, hanno abbandonato gli immobili, ma continuano a pagare tributi ed imposte e ad essere responsabili della sicurezza e dall'altro chi, con una cifra simbolica, vorrà investire per avere una casa nel centro della città o creare attività ricettive, turistiche ed artigianali".

L'intero bando potrà essere visualizzato e scaricato dal sito istituzionale del comune.

  • Published in Politica

Centri storici calabresi: i valori dell’UNESCO e la proposta di legge “prima che tutto crolli” a Tropea

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Giuseppe Maria Romano, presidente Club per  l'Unesco di Tropea.

"Il recupero e la valorizzazione dei centri storici calabresi, patrimonio strategico della Regione, saranno al centro di un convegno organizzato presso l’ex Chiesa di S. Chiara a Tropea dal Club per l’UNESCO di Tropea, dalla “FICLU – Federazione Italiana dei Club e Centri per l’UNESCO” e da “Prima che tutto crolli – Associazioni Insieme per la Tutela dei Centri Storici”: “I valori dell’UNESCO per lo sviluppo sostenibile del Patrimonio Storico – Proposta di legge regionale di rivitalizzazione dei Centri Storici”.

Nel corso dell’iniziativa, che si terrà alle ore 16,30 di mercoledì 5 aprile p.v., sarà illustrata la proposta di legge di iniziativa popolare “Norme in materia di valorizzazione dei Centri Storici Calabresi nonché in materia ambientale”, portata avanti dal gruppo di Associazioni “Prima che tutto crolli” e si dibatterà sulle città del futuro e sul futuro dei centri storici urbani.

L’UNESCO vede nella cultura e nello sviluppo sostenibile il futuro urbano, e nei centri storici luoghi di scambio culturale e di valorizzazione del patrimonio, per promuovere confronto, espressione creativa e interazione sociale.

“Prima che tutto crolli” ritiene che i centri storici siano prodotti culturali, ma anche ambiti urbani che, al pari degli altri ambiti urbani, sono costruiti per essere vissuti e fruiti dai cittadini che li abitano.

Tutto ciò richiede politiche innovative ed integrate per realizzare le città di domani progettate sulle persone, con la cultura e il cittadino al centro della programmazione urbana.

E’ l’ambizioso obiettivo della proposta di legge regionale al centro del dibattito, moderato da Emilio Minasi, che vedrà le relazioni di Teresa Gualtieri, Vicepresidente dei Club FICLU, e di Domenico Gimigliano, tra i promotori della proposta di legge. Sono previsti interventi dell’Associazione dei Borghi più Belli in Calabria con il suo coordinatore Bruno Cortese, degli Ordini Professionali di Vibo Valentia, nonché dell’area interna “Reventino – Savuto”, selezionata come Area Pilota delle Strategie Aree Interne in Calabria. Le conclusioni saranno tratte da Paolo Palma, portavoce di “Prima che tutto crolli”

La proposta di legge, che con l’occasione viene presentata ai comuni della Provincia di Vibo Valentia, sta ottenendo largo successo presso le Amministrazioni Comunali, titolari dell’iniziativa legislativa, tanto che sono, al momento, oltre venti i Consigli Comunali che ne hanno deliberato l’approvazione, quasi tutti all’unanimità".

  • Published in Cultura

Il centro storico di Serra e l'identità perduta

Scivolare lungo il dedalo di viuzze di Serra San Bruno sprigiona emozioni che arrestano il corso naturale del tempo permettendogli di fare retromarcia e imboccare i percorsi lontani della storia. Ad ogni passo corrisponde una sana ubriacatura di ricordi, gli odori sembrano essere stati sempre lì, sospesi nell'aria frizzante, protetti da pareti esterne scrostate dall'inesorabilità di un trapasso nell'aldilà della memoria. Rinunciare alla custodia gelosa di quei tesori che scorrono uno dopo l'altro, stretti e vicini come fossero un corpo unico indistinguibile e non unità immobiliari distinte e separate, si è tradotto nell'abbandono del carattere più intimo della comunità serrese. E' la prova, sbattuta in faccia, della bandiera bianca alzata di fronte ad un mal interpretato progresso che ha contribuito a tagliare, fino a ridurlo in minuscoli pezzettini, quel destino comune un tempo inseguito in modo naturale, senza sforzi. Le lingue di  pietra che scorrono tuttora sotto i passi sempre meno frequenti dell'uomo circoscrivevano, in un passato che appare remoto, i confini di un enorme cortile: nessun limite a fissarne i margini, nessuna rivendicazione di proprietà privata perché, si sa, la strada è di tutti. Il dramma, vero, è che nel terzo millennio quei medesimi ciottoli, quelle medesime stradine incastonate in un labirinto di arte umile e preziosa, sono diventate di nessuno. Il vociare che dettava il ticchettio della quotidianità è stato strozzato dalla modernità che ha sprangato le porte e svuotato il presepe vivente 365 giorni l'anno. Non è nostalgia, è consapevolezza. Non è rimpianto a buon mercato, è coscienza collettiva che si affievolisce fino a morire. L'errore capitale non è di oggi, ma fu quello di non rendersene conto quando sarebbe stato possibile, quando sarebbe stato indispensabile. E' come se, di fronte ad un male che lentamente si affaccia in una parte vitale del corpo, si preferisca fingere che non esista: non vedere, non sentire, non parlare. Ma è un male che non lascia scampo se non arrestato immediatamente. Un incubo che avanza attaccandosi ovunque fino a bruciare l'anima. Questo è successo qualche decennio fa. E' lì, a qual bivio dell'urbanistica e, di conseguenza, della vita sociale, che Serra si è smarrita. Ha fatto e permesso ciò che non avrebbe dovuto, non ha fatto e non ha impedito ciò che avrebbe dovuto. Inseguendo uno sviluppo urbanistico che ha occupato oasi incontaminate,  stuprando ciascuna di esse, si è lasciata invadere dalla folle corsa a costruire ed ingoiare ogni centimetro di paradiso terrestre. A ridosso della gloriosa Certosa, lì dove comincia la ristoratrice passeggiata sotto la verde maestosità di alberi e foglie, fu addirittura edificata la sede della Compagnia Carabinieri. Ovunque, gli amministratori dell'epoca, avrebbero potuto concedere la licenza per costruire un edificio così imponente, ma non lì. E' stato un messaggio devastante, il segnale che la cittadina cara a San Brunone di Colonia rinunciava, da allora e per sempre, alla sua più intima vocazione turistica, in realtà mai coltivata con perseverante intelligenza e lucidità. Quel che ne è scaturito nel corso degli anni è stato il peggiore degli esiti: il centro storico ridotto ad una sbiadita e poco colorata cartolina raffigurante altre epoche e zone, un tempo consacrate alla natura incontaminata, ridotte a terreni buoni per alzare palazzi e palazzine, ville e villette. Il conto aperto, sul piano paesaggistico e sociale, non potrà mai più essere saldato, ma ingegnarsi per provare a restituire vita pulsante al cuore di Serra San Bruno è un'impresa che vale la pena perseguire. Consegnare al futuro l'identità di epoche intrise di maestria artigianale e solidarietà umana, recuperare, anche così, rapporti umani risvegliati dal torpore dell'insano egoismo sarebbe il modo migliore per rialzare la testa e riappropriarsi dell'identità perduta. Trovando forme, realistiche e concrete, per ripopolare case disabitate e voracemente consumate dall'usura dello scorrere delle stagioni permetterebbe all'anima serrese di sottrarsi alle maledette grinfie dell'oblio. 

  • Published in Diorama
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