"Cemetery boss", operazione contro la 'ndrangheta: dieci misure cautelari
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È stata denominata "Cemetery boss", l'operazioni avviata all'alba di oggi dalla polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare - 9 in carcere e 1 agli arresti domiciliari - emesse nei confronti di altrettante persone, ritenute affiliate alle cosche Rosmini e Zindato della città dello Stretto.
I destinatari dei provvedimenti sono considerati responsabili, a vario titolo e con ruoli diversi, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa.
L’inchiesta ha consentito di fare luce sugli interessi economici dei Rosmini nel settore delle attività edilizie sul territorio di influenza e in particolare nei lavori all’interno del cimitero del rione Modena dove avrebbero gestito, in condizioni di monopolio, le attività relative alla tumulazione e estumulazione delle salme, all’edificazione e ristrutturazione delle cappelle funerarie, con l’esclusione di qualsiasi altra ditta che non fosse da loro autorizzata.
Le indagini sono state condotte dagli investigatori della polizia di Stato con l’irrinunciabile supporto delle intercettazioni e con l’apporto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie ai quali è stato possibile portare alla luce il pericoloso ed articolato intreccio imprenditoriale - mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca della ‘ndrangheta unitaria.
Su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, gli investigatori della Squadra mobile hanno arrestato alcune persone ritenute elementi di vertice e componenti della cosca Rosmini e Zindato, nonché il dirigente responsabile pro tempore dei servizi cimiteriali del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Manglaviti, ritenuto responsabile di aver favorito la cosca Rosmini nei processi di imposizione del monopolio sui lavori edili all’interno del cimitero del quartiere Modena, assurgendo ad uomo chiave nello scacchiere del sodalizio criminale.
Il funzionario comunale è accusato di aver permesso al presunto referente imprenditoriale della cosca, Francesco Giordano e agli altri presunti sodali, Salvatore Claudio Crisalli inteso “Peppe” e Massimo Costante, di operare indisturbati - senza essere titolari di alcuna ditta - nella realizzazione di ogni lavoro edile all'interno del cimitero consegnando sostanzialmente agli uomini della cosca Rosmini l’intero complesso cimiteriale, mettendo a loro disposizione i suoi sottoposti e la sede degli uffici comunali, all'interno del cimitero, che di fatto era diventata la base amministrativa degli uomini della cosca.
L’inchiesta, inoltre, ha permesso di dimostrare come alcune persone, in ragione della loro appartenenza alle cosche Rosmini e Zindato e della consapevolezza di potere essere destinatarie di provvedimenti di custodia cautelare o di misure di prevenzione personale e patrimoniale, deliberatamente abbiano posto in essere un’accurata attività di fittizia attribuzione della titolarità di attività imprenditoriali al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in tema di sequestro e confisca di beni.
Per questa ragione, su ordine della Dda di Reggio Calabria, la Squadra mobile ha eseguito il sequestro preventivo - disposto dal gip - di due bar e un’impresa di pulizia riconducibili a presunti esponenti delle cosche Rosmini e Zindato.