Tra i beni sequestrati a imprenditore calabrese oltre 2 milioni di euro nascosti in due valigie
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I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale reggino che dispone il sequestro di beni - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - riconducibili ad un imprenditore reggino, operante nel settore del commercio carburanti.
La figura del destinatario della misura era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, eseguita dalla guardia di finanza in un'attività di contrasto all’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale, che avrebbe permesso di scoprire l’esistenza di una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, dotata di un meccanismo ben collaudato con lo scopo principale di evadere le imposte, attraverso l’emissione e l’improprio utilizzo delle “dichiarazioni di Intento”. In particolare, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la comprovata compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali ubicati in Calabria e Puglia, le organizzazioni criminali avrebbero realizzato il controllo dell’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.
In tale ambito, l'imprenditore interessato dal provvedimento di sequestro è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, nonché per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Labate, attiva a Reggio Calabria.
In tale ambito, la Direzione distrettuale antimafia ha delegato il Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) delle fiamme gialle a svolgere un'indagine a carattere economico-patrimoniale finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.
Al riguardo, l’attività di indagine è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali effettuate tra il 2000 e il 2020, verificando - attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale - il patrimonio nella disponibilità dell'imprenditore, direttamente o indirettamente, il cui valore, secondo gli inquirenti, risultava sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale.
Alla luce di tali evidenze, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all'imprenditore e al suo nucleo familiare - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - costituito da tre società di capitali e quote di un’ulteriore società, un fabbricato, due terreni, beni mobili, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità. Peraltro, nell’ambito del sequestro figura denaro contante per 2.101.580 di euro, rinvenuto dai finanzieri, suddiviso in mazzette avvolte nel cellophane, occultate in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dell’imprenditore.
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