L’ok di Oliverio al percorso di Renzi sul Mezzogiorno
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Il presidente della giunta regionale Mario Oliverio è intervenuto alla direzione straordinaria del Pd dedicata al Mezzogiorno. Di seguito, il testo completo del suo discorso:
Mi convince molto il percorso indicato da Matteo Renzi per approfondire un’iniziativa che assuma il Mezzogiorno, come qui è stato detto, come risorsa. Nel percorso che Renzi ha indicato, c’è una risposta chiara a quanti pensavano che la riunione di oggi fosse solo un fatto meramente mediatico o un fuoco di paglia. Credo, invece, che il percorso indicato, ci farà approdare a settembre, prima dell’approvazione della Legge di Stabilità, ad una assunzione di proposte, di misure che contribuiranno a rendere concreta questa discussione. È chiaro che tutto quello che viene “squadernato” dalla Svimez è una novità solo per quanti non conoscono il Mezzogiorno o che, in questi anni, nel lungo periodo che abbiamo alle spalle, sono stati con la testa tra le nuvole. Il Mezzogiorno, qui è stato ricordato, da almeno un quindicennio è stato cancellato dall’attenzione del Paese. E, nel corso di questi anni, c’è stato un progressivo aggravamento della condizione economica e sociale e un progressivo allargamento del “gap” tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese. Vorrei ricordare che nel 2008, l’anno dell’inizio della crisi più acuta che hanno vissuto l’Europa ed il nostro Paese, c’ è stata un’ulteriore linea di demarcazione che ha accelerato questo aggravamento e questo “gap”. Io potrei dire che, per quanto riguarda alcune realtà, perché i “Sud” si esprimono in modo variegato ed esprimono anche contraddizioni diverse, ci sono le luci e le ombre in questa articolazione. Ci sono grandi eccellenze che vengono occultate e travolte da stereotipi che proiettano un’immagine sempre e solo negativa del Mezzogiorno, ci sono punti anche di maggiore sofferenza. A proposito dei dati che ci offre la Svimez, ce ne sono alcuni che sono addirittura edulcoranti della realtà. E mi riferisco, per esempio, al dato della disoccupazione giovanile. La Svimez ci dice che solo un giovane su quattro lavora nel Mezzogiorno. Ci sono alcune realtà come la mia, come la Calabria, in cui le condizioni di disoccupazione sono largamente più gravi. E’ stato questo un processo che nel corso degli anni ha determinato progressivamente questa condizione. Per non parlare della povertà. In Calabria, nel solo triennio 2011-2013, centosettantamila persone hanno abbandonato la Calabria e sono, in grande parte, giovani e ragazze. Nel solo 2013, quattordicimila giovani sono andati fuori mantenendo la residenza in Calabria. Questo è il viatico di un fenomeno che tende ad allargarsi e a determinare una condizione di desertificazione. Altro che ribellismo! Il vero problema con cui dobbiamo fare i conti non è la protesta sociale, ma il fenomeno della desertificazione sociale. Il secondo punto su cui sono molto d’accordo con la relazione di Renzi riguarda la necessità di riflettere sul perché nel corso di questi venti anni c’è stata una caduta di attenzione sul Mezzogiorno. Nel fenomeno del leghismo c’è stata, a mio parere, una concentrazione di egoismi territoriali che ha proposto una “questione settentrionale” che c’è, esiste e sarebbe sbagliato rimuoverla. Tale “questione”, però, è stata assunta con un approccio sbagliato nel corso degli anni perchè ha riproposto una visione dualistica della crescita e dello sviluppo del Paese. E, allora, dare una risposta a tale questione significa assumere un’ impostazione che guardi alla crescita complessiva del Paese ed al Mezzogiorno come risorsa, come grande potenzialità. Dico questo non in modo astratto, ma perché sono modificate le condizioni di contesto. Oggi parlare del Mezzogiorno non significa riproporre la vecchia “questione meridionale”, per come è stata affrontata nell’immediato dopoguerra. Oggi parlare del Mezzogiorno, come risorsa per il Paese, significa proiettarsi verso il Mediterraneo, verso la riva Sud del Mediterraneo, la nuova frontiera dello sviluppo. In questo quadro dobbiamo guardare al Mezzogiorno come risorsa ed essere consequenziali, assumendo nelle strategie nazionali il Mezzogiorno come punto da cui partire. Non per riproporre, ammesso che ce ne fossero le condizioni economiche ed i margini, vecchie e fallimentari ricette. Il Mezzogiorno non ha bisogno di assistenzialismo. L’assistenzialismo è stato il primo nemico del Mezzogiorno, perché ne ha ripiegato e mortificato le potenzialità. Noi abbiamo bisogno di un grande progetto innovativo da mettere in campo. In questo senso dobbiamo articolare questo seminario, da te proposto per il mese di settembre, in direzione delle infrastrutture e della logistica. Non è possibile pensare ad un Paese che cresce insieme, se da Reggio Calabria a Roma s’impiega ancora il doppio del tempo che si impiega da Roma e Milano. Non è più concepibile questo stato di cose e mi ha fatto molto piacere che tu abbia posto questa questione. Nella legge di stabilità noi dovremo assumere la TAV fino a Reggio Calabria per la Sicilia. Dobbiamo assumerla come l’infrastruttura che dovrà consentire la ricomposizione del Paese e anche la sua proiezione verso il Mediterraneo. Bisogna puntare, poi sulle reti, sull’ultrabanda larga su cui noi stiamo già lavorando e su cui bisogna investire. E ancora: su Gioia Tauro che è la infrastruttura portuale di transhipment più importante della riva europea del Mediterraneo. Ieri c’è stata l’ inaugurazione del raddoppio del Canale di Suez, un punto su cui non possiamo non fare una riflessione. Nell’arco di tre anni saranno triplicati i traffici. Chi li intercetterà? Come saranno intercettati? Gioia Tauro è un’ infrastruttura pronta. La portualità italiana deve porsi come punto di intercettazione di questi traffici. Per fare questo è necessario assumere iniziative che possano anche valorizzare l’entroterra. Penso, per esempio, alla Zona Economica Speciale. E ancora: bisogna porre mano ad un grande progetto per la sistemazione idrogeologica. La mia è la regione più sofferente da questo punto di vista. Penso, infine, che noi dobbiamo definire strumenti per offrire un quadro di convenienza agli investitori e agli investimenti. Dobbiamo agire sulla fiscalità, su forme di automatismo come, per esempio, il Credito d’Imposta, che sgancino sempre di più il rapporto con l’economia dalla mediazione politica. Si fa presto a dire che occorre bonificare. La bonifica deve passare attraverso strumenti che riducano ai minimi termini la mediazione della politica. E in questo quadro bisogna pensare ai grandi attrattori. Penso per esempio ad un grande progetto per i Beni Culturali e per l’Ambiente, ai grandi servizi e ad una maggiore presenza dello Stato per garantire legalità e contrasto alla criminalità. Credo che le risorse comunitarie disponibili per il Mezzogiorno e per il nostro Paese devono essere utilizzate al meglio, facendo in modo che dentro il Mezzogiorno ci sia la necessaria rottura con un passato che ha macinato risorse, determinando degrado e sacche di assistenzialismo e marginalità. E perciò ritengo che dobbiamo pensare ad una “task force” che, presso la Presidenza del Consiglio, coordini la parte dell’intervento strategico nazionale con gli strumenti operativi delle Regioni per quanto riguarda la utilizzazione delle risorse della Unione Europea in direzione di un grande progetto di formazione per i giovani e per creare le condizioni di uno sviluppo auto propulsivo. Rigore e competitività. Hai fatto bene a ricordare che noi abbiamo, come Pd, una grande responsabilità. Abbiamo la responsabilità del governo del Paese e di tutte le regioni del Mezzogiorno Su questo terreno ci giocheremo grande parte della prospettiva e del futuro. Sul terreno della capacità di rimettere in moto, di accendere un nuovo sviluppo autopropulsivo del Mezzogiorno noi ci giochiamo molto. Credo che anche le scadenze che abbiamo davanti devono essere al centro della nostra attenzione e credo che il confronto, spostato su questo terreno, di per sé libererà il campo dal politicismo, dalle strumentalizzazioni strumentali e da una discussione interna che, invece di liberare le potenzialità dell’iniziativa del Pd, rischia di comprimerle e di farle implodere. Il Mezzogiorno c’è. Ci sono amministratori del Pd che vogliono, attraverso nuove pratiche di governo e discontinuità rispetto al passato, contribuire a fare crescere la terra e le comunità che amministrano e dare un contributo alla crescita di tutto il Paese perché il Mezzogiorno da problema possa diventare risorsa. E’ una sfida grande, una sfida per la quale vale la pena impegnarsi. Grazie.
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