Accolto in toto il ricorso al Tar: riaprono i gazebo a Reggio
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Come era facilmente prevedibile fin dai giorni immediatamente successivi all'adozione dell'ordinanza, la nota vicenda del sequestro dei cinque gazebo di Reggio Calabria prende una piega contraria rispetto alle mosse compiute dell'Amministrazione Falcomatà. I legali degli esercenti comunicano, infatti, l'accoglimento del ricorso al Tar, nello specifico, della richiesta di sospensiva che era stata presentata con urgenza dagli avvocati degli imprenditori. Con una nota pervenuta in redazione a firma degli avvocati Marcello Morace e Marco Tullio Martino, i legali fanno presente che questa mattina è stata accolta in toto la richiesta di sospensiva di tutti i provvedimenti in oggetto emessi dal Comune di Reggio Calabria. Il ricorso, così come tiene a precisare l'avvocato Marcello Morace, abbracciava tutta una serie di questioni, quali "l'illegittimità di un diniego di accesso agli atti (mai potuto operare dalla difesa), ma soprattutto la richiesta di revoca della rimozione dei sigilli apposti - come è ormai noto - una decina di giorni fa" ai famosi locali situati sul Lungomare. L'ordinanza, molto discussa per la tempistica e le modalità di esecuzione, aveva comportato in data 11 agosto la chiusura immediata dei gazebo, con turisti fatti alzare dai tavolini e costretti ad allontanarsi dalla Polizia Municipale che stava dando fedele esecuzione ai provvedimenti emessi dalla Amministrazione Falcomatà. Il testo dell'ordinanza di accoglimento - fanno sapere i legali - rivela in modo palese che la sospensione dell'esecutività certifica in modo inequivocabile il riconoscimento della fondatezza delle ragioni difensive. Dalla lettura del decreto uscito fuori dalle aule dal Tar si evince la presa d'atto dell'assoluta gravità dei provvedimenti che erano stati attuati da Palazzo San Giorgio. In particolare, fa riflettere il peso dell'importanza enorme che assume la decisione dei giudici prima ancora che si celebri l'udienza di sospensiva fissata per il prossimo 23 settembre. La portata, rispetto a tutto quanto era stato chiesto in sede di ricorso, è tale che non si può non rimarcare come il verdetto indichi all'Amministrazione di non aver agito in autotutela. Una lettura che scaturisce dall'attenzione riservata dal Tribunale all'"indifferibilità della sollecitata cautela che consegue al pregiudizio riveniente dalla disposta chiusura dell’esercizio commerciale; il quale pur dimostrando consistenza prevalentemente economica nondimeno rivela la presenza di ricadute anche di carattere occupazionale; e, comunque, evidenzia perplessi profili di eventuale ristorabilità per equivalente".
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