Indottrinamento mafioso, proposta di legge per “evitare altre tragedie come quella del piccolo Cocò”
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“Nel corso del convegno tenutosi oggi presso il Senato della Repubblica sul tema ‘Indottrinamento mafioso e responsabilità genitoriale’ ho annunciato la presentazione di una importante proposta di legge che, attraverso la modifica dei artt. 387, 292 e 656 del c.p. introduce l’obbligo di avviso ai Tribunali per i minori in caso di arresto, fermo, custodia cautelare o esecuzione di pena per condanna definitiva disposti nei confronti di soggetti maggiorenni che abbiano figli di età inferiore ai diciotto anni” è quanto afferma la parlamentare Enza Bruno Bossio che spiega: “questa proposta di legge è il frutto delle audizioni svoltesi durante la visita della Commissione antimafia in Calabria lo scorso 26 e 27 ottobre. In quella occasione – precisa l’esponente del PD - riflettendo sulla tragedia del piccolo Cocò, assassinato a Cassano Ionio insieme al nonno in un agguato di mafia, è stato denunciato un grave vuoto normativo. Allo stato attuale, infatti, qualora uno dei due genitori di figli minori d’età sia detenuto, nessun obbligo di informazione è previsto all’autorità giudiziaria minorile e ciò impedisce alla stessa di poter intervenire tempestivamente a tutela di minori i quali si trovano a correre un duplice rischio: o essere allontanati dal contesto familiare in via d’urgenza dagli operatori dei servizi senza il vaglio della magistratura, oppure essere lasciati senza alcun intervento utile in contesti potenzialmente pregiudizievoli per la loro incolumità psico-fisica. Nello stesso tempo nessun obbligo è fissato ai servizi sociali dei comuni che sono chiamati a gestire i minori che si trovino in queste condizioni. Quanto è accaduto al piccolo Cocò – sottolinea Bruno Bossio - affidato al nonno affiliato ad una organizzazione criminale e che lo ha esposto al rischio che ne ha causato la morte, costituisce un caso emblematico. Quella morte probabilmente si sarebbe potuta evitare se il Tribunale dei minori fosse stato messo in condizione di intervenire. Questa proposta è il frutto dello straordinario lavoro di magistrati come il Presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria dottor Roberto Di Bella e del dottor Giuseppe Creazzo che, quando era a Palmi, per primo adottò protocolli d’intesa che mettessero in comunicazione i vari uffici giudiziari di fronte a situazioni che vedevano la presenza di minori in contesti mafiosi. Anzi, la forza di questa proposta risiede proprio nell’introduzione di un nuovo metodo di lavoro in rete, che trova proprio nei protocolli d’intesa già adottati dal Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria un modello da assumere a livello nazionale. La tutela dei minori che si trovano a vivere in contesti criminali e mafiosi, se questa proposta diventerà legge, potrà essere resa più efficace e, soprattutto – é la conclusione - consentirà di supportare i provvedimenti giudiziali con iniziative sinergiche da portare avanti insieme a diversi soggetti che, finora, hanno troppo spesso lavorato separatamente”.
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