Riforma costituzionale, “i rischi per i Comuni e per il sociale”

Il presidente della I Commissione consiliare della Regione Calabria, Franco Sergio, interviene sulle ipotesi di Riforma costituzionale e sul Referendum. Di seguito, le sue riflessioni che proponiamo nella sua stesura integrale. 

<<Sulla Riforma costituzionale va aperta una fase di riflessione per approfondire le ragioni del Si o del No al Referendum, informare i cittadini e metterli in condizione di effettuare scelte consapevoli una volta acquisite coscienza sociale e politica dei temi. Concordo con chi sostiene che il premier Renzi ha commesso un grave errore “personalizzando” il Referendum, fornendo un assist eccezionale a chi nel fronte del No, interno ed esterno alla maggioranza, asserisce che progetto e contenuto riformatore siano frutto eccessivo di alchimia parlamentare, di “fusione a freddo” destinato al sicuro fallimento nel concreto. I critici ritengono inaccettabile la richiesta “fideistica” di consenso al  piglio riformatore, addirittura rottamatore, del Premier che, per questione di stile e coerenza etica e politica – con la vittoria del No - dovrebbe dimettersi. Chi scrive, che per estrazione culturale, sociale, e politica si definisce un democratico moderato e cattolico, sta maturando l’orientamento a votare No, perché non d’accordo su punti nodali della riforma: il rapporto Stato-Regioni, la definizione di riforma delle Autonomie locali, il rischio della cancellazione del ruolo partecipativo dei Corpi Intermedi della società, l’improvvida correlazione tra riforma e Legge elettorale. Taluni, come Renzi, strumentalmente ripetono che i guasti istituzionali del Paese sono da addebitarsi ai costi della politica ed all’eccessivo potere esercitato da Regioni …e Consiglieri regionali. Allora, anziché le Province, punti di coordinamento e riferimento importante per comuni e cittadini, non si sono cancellate le Regioni, mutilate di importanti funzioni riassorbite dallo Stato? Perché mantenerle, dopo circa 50 anni di esperimento fallimentare, specie al Sud, dacchè autorevoli voci sostengono - supportando l’analisi con lo studio dettagliato dello Svimez uscito nei mesi scorsi - che la Cassa del Mezzogiorno ha fatto meglio delle Regioni?! Solo un dato: nel 2014 il reddito medio pro capite del Sud era il 56,3% del Centro Nord, e anche nel 2016 è simile”. Quanto ai corpi intermedi, assolutamente “negletti” nella Riforma, qualificano le società occidentali rendendole più evolute rispetto a quelle in cui vigono regimi totalitari di ogni colore e latitudine. Tali corpi costituiscono l’ossatura della società, articolazione naturale tra persone e Stato. Precede tutti la Famiglia, poi le aggregazioni promosse per differenti obiettivi sociali, economici, politici e culturali: sindacati, ordini professionali e associazioni di categoria, partiti. Il solo fatto che spesso tali corpi ed i loro organismi partecipativi si siano comportati, e siano potuti apparire come dediti solo all’autoalimentazione, non deve far dimenticarne od addirittura cancellarne la legittima, indispensabile, funzione di mediazione, diffusione e coinvolgimento della società nell’esercizio del potere, secondo il principio di sussidiarietà derivato dalla Dottrina Sociale cristiana. Con essi sono in via di demolizione tutti i luoghi e le forme partecipative alle scelte politiche, in nome di un decisionismo “tecnico” e “cronologico” esasperato e della cultura “dell’uomo solo al comando”.  “Abolizione del Senato e legge elettorale con largo premio di maggioranza al primo partito, di fatto limiteranno a zero il ruolo delle opposizioni, e taciamo dell’elezione sicura di capilista ed altri: viva la Democrazia partecipativa! Uno Stato democratico compiuto, dovrebbe avere poteri equilibrati e diffusi sul territorio, con contrappesi nella società civile”. “Scomparso il federalismo, lo Stato centrale si riprende poteri e funzioni che aveva decentrato e i Comuni, con meno risorse, potranno fare poco o nulla, salvo unirsi o fondersi. Lo Stato diverrà sempre più accentratore, senza che ciò comporti maggior efficienza/efficacia, dacchè è acclarato nell’esperienza pregressa, che i problemi reali non sono, così, celermente e concretamente affrontati ma, piuttosto, si realizzi il vecchio adagio di “trasferirne” la soluzione al Centro. Non mi farò incantare dalle suggestioni delle sirene che recitano: “modernizzare il Paese”, “semplificare le procedure legislative”, “privatizzare strutture ed assetti societari del nostro patrimonio, Poste, Anas, FF.SS. Tanto, vieppiù, se è solo per far “cassa”, fregandosene delle esigenze sociali dei cittadini, privati dei servizi minimi essenziali, solo per ridurre, di qualche “milionesimo” di punto il debito pubblico o tentare il riallineamento al parametro UE (1,8%) svendendo i gioielli di famiglia; decretando la definitiva prevalenza del Capitale finanziario sul sociale, negando in radice i principi fondamentali costituenti di solidarietà e sussidiarietà. Sono convinto che, cosi come “nessuno si salva da solo”, nessuno può risolvere i problemi complessi e strutturali del Paese da solo e, perché la barca non affondi, bisogna che tutti collaborino e partecipino a rimetterla in rotta, sia chi guida che chi rema. Tale esigenza la considero metodo necessario anche per la nostra Regione, prima che sia troppo tardi>>.

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