“Cura Italia, il grande inganno del governo"
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I giorni passano e anche i mesi ed è ormai sempre più evidente che ciò che è stato presentato in pompa magna, cosa a cui ci hanno abituato in questa emergenza, il decreto “Cura Italia” si sta rivelando un grande bluff. E come Italia del Meridione lo affermiamo con forza. Ci chiediamo e a loro ci rivolgiamo, come i 450 “esperti” di cui si avvale il Presidente del Consiglio abbiano potuto partorire una cosa del genere, probabilmente non hanno contezza della realtà economica del nostro Paese e non ne conoscono la situazione reale. Per comprendere meglio quello che può essere considerato un inganno nei confronti degli italiani, basta esaminare soltanto alcune delle misure che hanno dello sbalorditivo. Partiamo dal principio. Nel primo decreto di marzo, appare il “bonus” del 60% sui canoni di locazione. Bene, detta così fa intendere che il commerciante avrebbe pagato un importo ridotto del 60% o che, paradossalmente, avrebbe ricevuto un bonus pari al 60% del canone di locazione. Invece no! In realtà è un credito d’imposta pari al 60% del canone di locazione solo su locali C1 e da utilizzare in compensazione in fase di pagamento dei tributi. I quali, altra nota dolente, sono sì sospesi ma poi dovranno essere pagati entro il 30 giugno in un’unica soluzione. E con quali soldi ci chiediamo, visto l’inattività obbligata? Proseguendo. È stato prospettato il “sogno” di un bonus erogato dall’Inps di importo pari a 600,00 euro ma destinato a chi, ancora non è chiaro a molti? E confusione su confusione, perché scrivere sul sito dell’Ente tra l’elenco dei beneficiari il termine AGO (gestione artigiani e commercianti) che solo gli esperti sanno cosa voglia dire?! Forse è stato un modo meschino di mettere in difficoltà i contribuenti che, seppur non nella totalità, hanno sbagliato nella compilazione della domanda e che, ovviamente, non hanno percepito nulla. Un sito Inps che tra l’altro è andato in tilt per il massiccio numeri di utenti collegati e che all’improvviso ha deciso di aprire le pagine di alcuni utenti condividendo i dati personali in barba alla privacy. Ma andiamo avanti. L’erogazione del Bonus era previsto per il 6 aprile, ad oggi lo aspettano ancora in molti. Su 900 mila domande inoltrate, la metà ha avuto riscontro e l’altra non avrà nulla perché è ancora in fase di valutazione. Ma stiamo scherzando? Lavoratori licenziati da oltre un mese, messi in cassa integrazione e che, se tutto va come dicono loro, potrebbero avere qualcosa per fine mese. Eppure Conte spalleggiato dal ministro Gualtieri, avevano dato come termine ultimo il 15 aprile! Continuando con il ministro Gualtieri, con un fare da reclame pubblicitaria, aveva assicurato di poter accedere ad un finanziamento bancario di 25 mila euro sulla base di un paio di moduli da compilare e senza istruttoria. Frasi come: “nel giro di un paio di giorni si erogherà il finanziamento”, “nessuna analisi sulla solvibilità del richiedente”. Perfetto, una situazione pseudo idilliaca per chi a stento riesce a fare la spesa. Ma di nuovo le cose non stanno proprio così! Innanzitutto non sono 25 mila euro ma il 25% del fatturato che compare nell’ultima dichiarazione fiscale e/o ultimo bilancio presentato. Perché allora si parla di fatturato 2019? Il Governo proroga gli adempimenti a data da destinarsi e chiedono documenti che ad oggi non esistono? Come IDM ci chiediamo allora quali siano esattamente le competenze accertate di questi “famosi esperti”? Di sicuro non in ambito fiscale. A seguire, ultimo e ignobile azione nei confronti del cittadino speranzoso e in estrema difficoltà economica. Le banche, non avendo direttive dal Governo, chiedono una miriade di documentazione reddituale e ognuna agisce come ritiene opportuno e, per chiudere questo penoso cerchio, a distanza di due giorni dall’apertura dei canali per la richiesta, rispondono di aver terminato il fondo a disposizione. Il dado è tratto si potrebbe dire ma il peggio ancora certamente deve venire. Tanta gente era in sofferenza già prima della pandemia e proclami buttati lì e senza una base solida e certa non aiuteranno ad alzare la saracinesca! Ma probabilmente l’esatto contrario. Riceviamo, infatti, giornalmente come Movimento richieste di aiuto e di ascolto da tante famiglie e imprenditori, alcuni dei quali hanno gettato la spugna e deciso di non aprire neanche dopo la fine del lockdown. Le banche non saranno pronte prima del 15 maggio e diciamo pure agli Italiani, in modo schietto e sincero, che le direttive devono ancora arrivare dalla Banca d’Italia e che si tratta di prestiti, con relativi costi di finanziamento. Spiegate bene che di gratuito vi è solo la garanzia, non i soldi che erogheranno. La gente non può più aspettare. Ascoltate gli operatori che hanno a che fare con l’economia reale: commercialisti, consulenti del lavoro, imprenditori. I giochi di potere, i proclami basati su promesse che non si possono mantenere con l’unico intento di accattivarsi il favore del popolo si adattano poco e male ad una situazione di recessione economica come quella odierna, aggravata dall’emergenze sanitaria. Abbiate il coraggio di assumervi le vostre responsabilità di fronte soprattutto alle false speranze che quotidianamente propinate con l’avallo di dubbie task force. Unica proposta d’aiuto che ad oggi riteniamo sia stata attuata è “indebitiamoci tutti con le banche!". Di nuovo! Ma il tempo degli inganni è finito, come partito non staremo a guardare, osserveremo e giudicheremo ogni azione o decreto che si voglia e a tempo debito ne chiederemo il conto".
E' quanto si legge in un nota della commercilista Rossana Gallo di "Italia del meridione"