Balneari vibonesi in agitazione per la riforma delle concessioni
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“Escludere le concessioni demaniali dalla direttiva servizi, per la semplice ragione che la sua applicazione non è scritta da nessuna parte. E’ frutto solo di una interpretazione estensiva”. E’ quanto sostengono o balneari della provincia di Vibo Valentia che, come i loro colleghi in tutta Italia, stanno protestando contro le recenti sentenze ed alcuni emendamenti governativi ai disegni di legge di riordino del settore, i cui effetti rischiano di bloccare la continuità aziendale degli stabilimenti al 31 dicembre 2023. Una sentenza del Consiglio di Stato stabilisce, infatti, che tutte le concessioni debbano esser annullate e che dal primo gennaio 2024 gli stabilimenti dovranno essere affidati tramite evidenza pubblica. A rischio sono migliaia di piccole e medie imprese che da un giorno all'altro possono vedere vanificati anni di sacrifici e di investimenti.
“Non possiamo e non dobbiamo mollare – spiega Mino De Pinto, presidente del Sindacato balneari vibonese – è tempo di esserci, è tempo della mobilitazione collettiva e di supportare un patrimonio fatto di uomini, donne e famiglie che lavorano, onestamente, producendo fonte di reddito, occupazione, benessere e tutelando chilometri di costa. Il serio rischio è che nell’estate del 2024, conoscendo bene come si muove la macchina amministrativa pubblica, i litorali, sottratti alle nostre micro e piccole imprese familiari, restino senza strutture e senza servizi”.
Per questi motivi il Sib - Sindacato balneari di Vibo Valentia sarà presente, assieme alle altre associazioni di categoria, alla manifestazione nazionale in programma il 10 marzo in piazza Santi Apostoli a Roma.
“Quello che chiedono le aziende balneari – prosegue De Pinto – è che venga riconosciuto il legittimo affidamento ai concessionari che hanno avuto l'unico torto di credere nelle leggi dello Stato, la validità delle proroghe rilasciate in applicazione della legge Madia, una disciplina transitoria che preveda un adeguato diritto di prelazione al concessionario uscente e, infine, riconoscere un valore aziendale a chi eventualmente dovesse prendere la concessione”.
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