A Reggio i fermenti dell'opposizione germogliano all'esterno del Palazzo
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Nelle ultime settimane è capitato, con una frequenza maggiore rispetto al recente passato, di imbattersi in cittadini di Reggio Calabria che, pur avendo affidato nell'ottobre scorso le loro speranze di rinascita di una comunità, sfilacciata ed in preda ad uno storico disincanto, all'ardore giovanile di Giuseppe Falcomatà, non hanno avuto remore nel manifestare dubbi sull'operato del sindaco ed insofferenza rispetto all'inadeguatezza fin qui manifestata anche dalla Giunta al suo fianco e dalla squadra "informale" che lo circonda nella quotidianità. Con uno dei paradossi tipici che circondano la narrazione delle vicende della città dello Stretto, la questione sul tavolo, prescindendo dal merito delle riflessioni esternate da una parte di elettorato convintamente orientato verso il centrosinistra, apre uno squarcio profondo sulla qualità tecnica e sul livello di preparazione dell'opposizione. Perché, come è facile intuire tendendo le orecchie ed aprendo gli occhi, il malcontento nei confronti degli inquilini di Palazzo San Giorgio trova mille rivoli, all'esterno, ma fatica ad individuare il terminale naturale nei rappresentanti indicati dal popolo per fare le pulci ai "padroni del vapore". Al contrario di quanto sarebbe ovvio, istanze, contestazioni e sarcastiche reprimende riempiono tutti gli altri spazi in cui si forma l'opinione pubblica, dai social network ai giornali cui arrivano quotidianamente note ed immagini che condannano senza appello l'azione del sindaco. Si tratta, tuttavia, di materiale, connesso a denunce civili e segnalazioni di disservizi, che proviene quasi esclusivamente da liberi cittadini o da movimenti politici ed organizzazioni che, in gran parte dei casi, non sono presenti, con loro esponenti, sugli scranni del Civico Consesso. Ne sono fedeli testimonianze la vivacità di Alleanza Calabrese, la passione civile dimostrata a più riprese dalle donne riunite attorno al movimento Reggio Futura, la rinnovata voglia di partecipazione resa pubblica da singoli ed associazioni che sorgono o sono prossime a farlo, avendo come punto di riferimento il senso di un bene comune smarritosi e giudicato, a buon motivo, tesoro di indicibile valore da preservare per restituire un destino collettivo ad una comunità che anela un futuro migliore. L'elaborazione di cultura politica che, tramite iniziative pubbliche ed incontri affollati sulla Terrazza Futurista, costituisce la stella polare del Comitato di Ricostruzione del Centrodestra, o ancora l'opera costante di scuotimento delle coscienze realizzata da alcuni organi di informazione on line sono tutti tasselli di un puzzle che, se ricomposto, avrebbe la forza d'urto necessaria per proporre una visione strategica organica e funzionale alle esigenze della città. Un'ambizione, che fatta salva la leadership messa in capo da Lucio Dattola, il quale ha conteso a Falcomatà la carica di sindaco, pare difettare agli esponenti della minoranza istituzionale: è questo, almeno, il giudizio che scaturisce dalle conversazioni con elettori e militanti della base del centrodestra, insoddisfatti dalle modalità morbide e ritenute inefficaci perseguite dai consiglieri deputati ad incalzare la maggioranza. In molti individuano in questo approccio la concretizzazione della teoria racchiusa nell'espressione "Non disturbare il manovratore", altri, invece, rintracciano nella loro debolezza, politica e culturale, un naturale contrappeso a quella che scorgono nei membri del governo di Palazzo San Giorgio. L'impressione, corroborata dai continui smarcamenti e dal desiderio ormai acclarato di mettersi in gioco alzando il tiro, è che in un breve arco breve temporale questa condizione di fluidità in fermento e di rinnovata consapevolezza produrranno novità di rilievo nel vasto, ma al momento frammentato, pianeta del centrodestra locale.