Mangialavori: "Discutere dell'inibizione di Oliverio in Consiglio regionale"

“Non è possibile che il Consiglio regionale, dopo avere annunciato il suo piano anticorruzione non discuta, nella prossima seduta, della sanzione irrogata dall’Anticorruzione al Presidente della Regione e dei risvolti che continuano a rendere opaca l’intera delicatissima materia”. Lo afferma il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori che sottolinea che “è proprio nell’Aula più rappresentativa della Calabria che questioni così importanti vanni affrontate e discusse, se non si vuole che la politica si riduca a lotta intestina e collaterale incentrata soltanto sul potere fine a se stesso.  Discutere della Zes, va bene, benché si tratti solo di approvarla nuovamente; insediare le due commissioni speciali, va bene: dopo un anno, era ora che la maggioranza si decidesse. E speriamo che si rispetti l’impegno di affidare la Commissione di Vigilanza all’opposizione. Discutere del referendum contro lo scempio del mare, va bene. Ma davvero - aggiunge Mangialavori - si vuol tenere in disparte il Consiglio regionale rispetto ad una situazione allarmante per i segnali che si inviano all’opinione pubblica nazionale come la sanzione per aver violato una legge finalizzata a contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione? Davvero si vuol far credere che la trasparenza sia pubblicare, com’è obbligatorio, i redditi dei consiglieri, ma evitare sistematicamente dibattiti come quello dal sottoscritto più volte chiesto sulla sanità, ormai ridotta a brandelli a causa di polemiche tra il Commissario ed il Presidente? Io credo - prosegue il consigliere regionale - che così facendo il Consiglio perda non solo di prestigio ma anche di significato e di forza d’urto. Si vanifica così una delle sue funzioni centrali, il controllo effettivo sull’Esecutivo e sul programma della maggioranza illustrato in Aula e che, dopo un anno, non ha avuto alcun esito. Una Regione paralizzata, Dipartimenti bloccati, politici eletti dal popolo cacciati dalla Giunta e sostituiti da tecnici e politici non votati ma indicati quali consulenti, non per merito ma per accordi di potere, in materie assai delicate. E ora la rivolta dei consiglieri del Pd, che, giustamente, dopo aver superato il vaglio elettorale chiedono di poter esercitare le funzioni connesse al loro status. Ce n’è di tutti i gusti e c’è una grande confusione. La soluzione, ormai si è capito, sarebbe il ritorno alle urne.  Ma nel frattempo – è la conclusione - il Consiglio regionali si svegli, eserciti le proprie prerogative e non si limiti esclusivamente a fare da cassa di risonanza dei voleri del Presidente della Giunta o da passacarte”.   

 

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