Scudisciata di Guccione in Consiglio Regionale: "La Calabria è su una montagna di debiti"
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Dopo le schermaglie che hanno reso arroventate le ultime settimane nell'edificio, instabile, costruito a fatica dalla maggioranza di centrosinistra che regge le sorti della Regione, atteso è arrivato l'affondo di Carlo Guccione, il consigliere regionale del Partito Democratico che, mettendo al bando la prudenza, abito tipicamente sempre in voga negli armadi dei politici, ha utilizzato la sede deputata, l'aula di Palazzo Campanella, per rendere manifesta la sua posizione e dare una sferzante scudisciata all'arrancante cammino della Giunta presieduta da Mario Oliverio. La proposta di legge sul "Differimento dei termini di conclusione delle procedure di liquidazione o di accorpamento di persone giuridiche o private previsti da disposizioni di leggi regionali", è stato lo spunto che ha acceso l'esponente del PD. In modo diretto, ha puntato l'indice contro ritardi e lentezze che stanno facendo segnare il passo all'azione dell'Esecutivo calabrese. L'incipit dell'analisi è da far tremare i polsi: "La Calabria è su una montagna di debiti, 1 miliardo e 500 milioni di debiti più 500 milioni di contenzioso". Un fardello che impone un cambio di passo perché, ha avvertito l'ex assessore, "sarebbe un suicidio politico non ammettere che non siamo riusciti ad attuare il cambiamento". All'orizzonte si profila un'unica via d'uscita, quella di "intraprendere la strada delle riforme". Niente più traccheggiamenti: "Abbiamo bisogno di un patto per le riforme con cronoprogramma e procedure certe". Per sgombrare il campo dagli equivoci, Guccione puntualizza alcuni concetti che servono a respingere le obiezioni: "Non ho risentimenti perché qualcuno mi ha cacciato dalla Giunta Forse è stato meglio così". Il prologo necessario per rivendicare la bontà degli ultimi passaggi di cui si è reso protagonista: "Ho parlato chiaro, senza infingimenti e senza ipocrisie Gli elettori non fanno di tutta l'erba un fascio. Io rispondo solo a chi mi ha votato per un mandato. L'unico impegno è con gli elettori a cui ho detto di voler portare avanti il cambiamento". Concetti che il consigliere regionale cosentino esterna con ancora maggiore precisione: "Non faccio opposizione a questo governo regionale. Ma lo incalzerò quando non percorrerà la strada del cambiamento. Plauderò nelle occasioni in cui invece sarà perseguito". Quel che è assolutamente indispensabile, alla luce delle drammatiche emergenze che investono la Calabria, è "evitare di perdere altro tempo". Tornando sulle cifre che, nella loro oggettività, costituiscono una camicia di forza di cui liberarsi, così si è espresso: "I commissariamenti di Arssa e Afor - ha ricordato - sono costati dal 2007 al 2013 1 miliardo e mezzo di euro e ancora si parla di rinvii", facendo riferimento ad una stagione commissariale che non ha prodotto i benefici auspicati e, di conseguenza, merita di essere interrotta. "Ad un anno dalle elezioni regionali, quando la stragrande maggioranza dei cittadini ha scelto chi doveva governare con una forte domanda di cambiamento, registriamo - è stato il suo grido d'allarme - una situazione di evidente difficoltà ad attuare e rendere concreto questo cambiamento. La modifica dello statuto ha comportato lunghi mesi di impegno che hanno rallentato l’attività e l’operatività della Regione. Con oltre due anni di ritardo l’Europa ha approvato il Piano dei fondi strutturali Por Calabria. Oggi anche nelle parole dell’assessore Viscomi emergono con chiarezza le profonde criticità di un assestamento che, sostanzialmente, va a coprire debiti, pignoramenti e mancate coperture di spesa obbligatorie con 80 milioni di euro, con oltre 40 milioni di entrate regionali che non vanno a coprire il disavanzo sanitario relativo all’anno 2013 rendendosi disponibili per l’assestamento di bilancio. Una situazione che richiede una radicale riforma dell’istituzione regionale in direzione della modernizzazione, della trasparenza e della certezza delle risorse. Una riforma radicale degli enti strumentali, delle società in house, delle partecipate e delle fondazioni che hanno visto una proliferazione negli anni passati, che hanno sprecato risorse ed erogato clientele e che rappresentano la vera zavorra che impedisce alla nostra terra di camminare e di rialzarsi. Questa impostazione ha garantito privilegi per pochi e sprecato ingenti risorse. Anche questo assestamento di bilancio è gravato da milioni di euro destinati alla perdita di esercizio di società e aziende regionali. Una miriade di enti del sottobosco regionale come Fondazione etica, Field, Agenzia Calabria lavoro, Fincalabra, Arssa, Afor, Comac srl, Sial servizi spa, Somesa, Ara, Consorzio per le aree di sviluppo industriale, fondazione Terina, fondazione Calabresi nel mondo che, oggi, senza un processo di riforma e in un clima di indeterminatezza provocato da continui rinvii, appesantiranno ulteriormente la situazione debitoria della Regione. Oggi non c’è più tempo da perdere. La riuscita di questa esperienza di governo si giocherà sul terreno del cambiamento e delle riforme radicali. Dobbiamo abbandonare definitivamente il vecchio regionalismo per creare un nuovo assetto capace di interpretare e ridare slancio alle attività di programmazione, legislazione e controllo introducendo in tempi rapidi le riforme necessarie per evitare che la nuova programmazione europea faccia la fine di quella passata". "Occorre - è il pensiero di Carlo Guccione - ridurre drasticamente il numero di società partecipate, enti e fondazioni in house e creare poche agenzie specializzate al servizio dell’agroalimentare, della forestazione, del lavoro, della formazione, del turismo e dei servizi alle persone. E’ necessario fare pulizia anche delle tante leggi e regolamenti diventati inutili e anzi utili solo ad ostacolare le novità introdotte a livello nazionale ed europeo. Il rischio è di non riuscire a spezzare la catena dei debiti che paralizzano di fatto l’operatività del bilancio regionale costretto ogni anno a farsi carico di una parte dei debiti maturati negli anni precedenti. C’è bisogno di coraggio. Il tempo degli annunci e dei faremo è finito".
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