Ariola di Gerocarne: terra di lavoro, sudore e piombo
La comunità che vive ad Ariola di Gerocarne sa bene cosa significa la parola lavoro. Quasi ogni famiglia dispone di un fazzoletto di terra dal quale ricava un apprezzabile contributo per condurre la propria esistenza. Gli amici migliori per gli anziani sono zappa, rastrello e forcone, utensili tenuti sempre a portata di mano: fra quei solchi grondanti di sudore c’è la passione per le proprie origini, il senso del rispetto e la cura della famiglia. Tutti valori dimenticati in un’epoca in cui la solitudine egoista di ragazzi abituati ad avere e non a conquistare si dispiega attraverso mezzi tecnologici che rubano l’anima ed impediscono di sviluppare un autonomo pensiero. In questo borgo non c’è la soffocante pressione dei tempi moderni: c’è invece il lento passare delle stagioni che segnano il cambio delle coltivazioni, ci sono gli odori e i sapori della natura, c’è l’abitudine ad alzarsi presto la mattina ed a coricarsi altrettanto presto la sera perché i ritmi sono ancora quelli di una volta. C’è poco spazio per i giovani che, anche grazie ai sacrifici dei genitori, riescono a laurearsi: tornare al paesello d’origine dopo la tesi non ha troppo senso per chi vuole crescere professionalmente ed aprirsi una nuova strada nel mondo della competizione globale. Ecco perché a comporre la popolazione sono soprattutto uomini e donne dediti a lavori umili ma, di certo, non meno dignitosi. In questo contesto, in cui la ricchezza spirituale prevale di gran lunga su quella materiale, c’è però anche chi ha una sua “originale” interpretazione della vita. C’è chi vuole prevalere, chi impone la sua “legge”, chi si fa giustizia da solo, chi ritiene che il proprio benessere sia imprescindibile rispetto all’eliminazione fisica dell’avversario. Il silenzio del paesaggio deve così fare i conti con il frastuono dei colpi esplosi all’imbrunire, la pace si spezza e lascia il posto al terrore. Entrano in gioco bossoli e pistole fumanti, storie di sangue irrompono nella quotidianità. Faide e guerre dilaniano corpi, distruggono famiglie, seminano il panico. Ad Ariola di Gerocarne c’è chi scappa, ma non chi arriva. Il rischio è che adesso diventi la terra di nessuno.