FOCUS REGIONE / Alfonso Grillo: "Scopelliti sbagliò a dimettersi, con Oliverio siamo tornati al 2009"
Consigliere regionale nella passata legislatura, esponente di spicco del Ncd calabrese (oltre che coordinatore provinciale della compagine di Angelino Alfano) Alfonso Grillo è un politico che dispiega la sua azione a partire dal Vibonese. La sua esperienza a Palazzo Campanella gli ha consentito di approfondire tematiche complesse che incidono sullo sviluppo della nostra Regione. Già sindaco di Gerocarne, è attualmente impegnato nel dibattito concernente le vicende relative alla città capoluogo di provincia. Nelle risposte alle nostre domande c’è la sua visione della Calabria di oggi.
1) L’alternanza politica sembra essere una regola calabrese. Perchè nessuno riesce a governare per due legislature consecutive?
Premetto che l'alternanza politica, in linea di principio, non è un male, anzi, è ritenuta un caposaldo della democrazia compiuta. Tuttavia, dubito che, in Calabria, l'alternanza sia ascrivibile al sistema di governo citato. È più facile immaginare al risultato di un malessere reale e percepito, rappresentato dalle scarse azioni e dall'assenza di risultati tangibili in termini di sviluppo e di crescita. I cittadini, in sostanza, credono di volta in volta che cambiare schema politico possa migliorare la vivibilità e il tenore di vita. Salvo poi ricredersi, come nel caso dell'attuale governo, ad un anno dal voto.
2) Abbiamo vissuto l’epoca Scopelliti ed ora è in corso quella di Oliverio. Ci offra un confronto fra i due modi di amministrare e di fare politica.
Ecco, entrando nello specifico, ritengo che l'epoca Scopelliti, con tutti i suoi limiti e con tanti errori, aveva ridato speranza al popolo calabrese. La classe dirigente chiamata a governare la Regione, per la prima volta, era riuscita a superare il pantano delle lotte tra fazioni nei partiti e nella coalizione. In tutti vi era la consapevolezza che la litigiosità della classe dirigente, più che il rendimento, era il valico da superare per rendere credibile ogni azione. Sentivamo il dovere di abilitare nei confronti del Paese la nostra Regione, che ingiustamente subiva, per responsabilità della politica, un danno d'immagine e un limite negli investimenti. Così nei primi tre anni ci siamo mossi all'unisono convinti e determinati a cambiare la Calabria, aggredendo tutte le questioni, la sanità, le riforme degli enti, la riduzione dei costi della politica, il dissesto idrogeologico, la cultura. Temi che venivano affrontati in una visione globale del territorio regionale. La percezione dei cittadini, rispetto al lavoro messo in campo, era assolutamente positiva, e, a giudicare dai successi elettorali che il centrodestra ha riscosso nei primi tre anni, ritengo anche molto apprezzato. Il sogno si è infranto con le dimissioni di Scopelliti, a seguito della sospensione per mezzo della legge Severino, comprensibili sul piano personale ed umano, ma assolutamente ingiustificabili sul piano politico. La gente infatti ha percepito questo gesto come il gettare la spugna. Ciò ha ridato fiato e speranza al centrosinistra che fino ad allora si era limitato a svolgere il ruolo di comparsa. Oliverio ha riportato la Calabria alle stesse condizioni del 2009, uno stato di incertezza e di malessere generale, figlio del vecchio schema politico dove la guerra tra correnti, addirittura tra fazioni, viene privilegiata rispetto agli interessi collettivi. La Calabria divisa in cantoni, con le tre vecchie province (Cosenza, Catanzaro e Reggio) nel ruolo di contendenti e con Vibo e Crotone relegate al ruolo di spettatrici passive. L'attuale legislatura, a differenza della precedente, già dopo un anno perde credibilità e gradimento tra i cittadini calabresi.
3) Il principale problema, negli ultimi anni, è stato quello di riorganizzare la Sanità. C’è l’esigenza di far quadrare i conti, ma anche quella di garantire un diritto essenziale per i cittadini. Il primo aspetto è prevalso sul secondo: davvero, nel 2015, c’è così poco spazio per la tutela della salute?
È una situazione del tutto anomala, quella della Sanità in Calabria. Noi ci siamo battuti per rendere normale il servizio sanitario, lottando contro tutto e tutti e con un piano di rientro, imposto dalla precedente legislatura, che non dava spazi di manovra, che imponeva la chiusura degli ospedali e i tagli alla spesa pubblica, limitava i servizi e impediva le assunzioni nel comparto. Un piano di rientro approvato senza avere contezza dell'ammontare dello sforamento di bilancio. Davanti a tutto questo ci siamo rimboccate le maniche e, dribblando l'impopolarità, abbiamo messo in campo una serie di azioni che, grazie soprattutto alla comprensione dei cittadini calabresi, hanno portato alla riduzione del debito. A Scopelliti va riconosciuta la determinazione nell'inseguire l'obiettivo e se oggi si parla di turnover e assunzioni nella Sanità pubblica il merito è da ascrivere al governo regionale di centrodestra. Ne consegue che gli spazi per tutelare la salute pubblica oggi sarebbero assolutamente molto più ampi rispetto al 2010. Dico sarebbero, perché lo scontro istituzionale in atto tra il commissario Scura e il governatore Oliverio genera un immobilismo preoccupante che pregiudica il lavoro finora svolto e priva il cittadino di un'assistenza sanitaria efficiente.
4) Il Vibonese sembra essere considerato, indipendentemente da chi si trova al governo della Regione, un territorio marginale. È vero che qui vive meno del 10% della popolazione calabrese, eppure ci sarebbero enormi potenzialità. Cosa ne pensa.
Finché si continuerà a ragionare per superfici territoriali, per numeri e percentuali di densità abitativa, la Calabria non avrà alcuna speranza. Lo sforzo che c'eravamo imposti nella passata legislatura consisteva nel valorizzare in modo organico le peculiarità della Calabria con un approccio globale e non campanilistico. Ricordo il momento in cui bisognava distribuire sul territorio calabrese i fondi della depurazione: alla proposta dei consiglieri del territorio di Vibo Valentia di attenzionare l'area a maggior densità di presenze turistiche, la Costa degli Dei nello specifico, nessun eccepì, e venne attribuito al territorio di Vibo il 40% dell'intera somma disponibile. Così come nessuno eccepì quando abbiamo individuato a Nicotera la sede della Fondazione sulla Dieta Mediterranea, o quando si è pensato alla metanizzazione dell'Alto Mesima o ancora quando proposi l'inserimento nel POR Calabria del porto di Vibo Marina. Non registro oggi alcun intervento tangibile a favore della provincia di Vibo, anzi noto, con una certa sorpresa, un continuo e preoccupante impoverimento del territorio: chiusura di uffici regionali, ridimensionamento di personale, perfino tentativi di appropriazione di specificità, storicamente e globalmente riconosciute, come nel caso della Dieta Mediterranea, tutto in un clima di accondiscendenza dei rappresentanti della maggioranza. Io credo che il cittadino di Cosenza, piuttosto che quello di Reggio Calabria, se avrà benefici, diretti o indiretti, dovuti all'aumento del PIL regionale a seguito della valorizzazione delle eccellenze turistiche ed enogastronomiche del Vibonese non si lamenterà del fatto che si incentivino quelle specificità e che si valorizzi quell'area, così come nessun vibonese si lamenterà se si privilegia l'area grecanica quando si parlerà di enoteca regionale, Sila per il turismo invernale o Reggio per il bergamotto. Le barriere più pericolose e spesso quelle meno facili da superare sono quelle mentali.
5) Ncd è un partito che collabora con Renzi a Roma e con Oliverio a Catanzaro. Ma i valori di riferimento sono diversi rispetto a quelli del Pd e la distanza dalle altre compagini di centrodestra pare sempre maggiore. Quale è la rotta giusta allora?
Io credo sia necessario sin da subito fare dei distinguo. La collaborazione di tipo governativo, quella romana, appunto, vede l'Ncd impegnato con propri ministri e rappresentanti al governo del Paese con l'unico obiettivo di fornire un apporto su una piattaforma programmatica, ben definita, con il fine primario di far uscire l'Italia dall'emergenza. Altro impegno sono le riforme della Pubblica amministrazione, sui quali personalmente, anche se ritengo siano necessarie per far correre il pane, rispetto a ciò che sta avvenendo, nutro, nel merito, molte perplessità. Sulla legge elettorale, ad esempio, la mia posizione si specchia in quella del coordinatore nazionale del partito Quagliariello: non si può approvare una legge elettorale che di fatto esclude la rappresentanza in parlamento di quei partiti che raggiungono un dignitoso consenso elettorale; per le Province, invece, si è intervenuto troppo frettolosamente, liquidandole senza verificarne i risultati; al Senato, a fronte di una giusta e doverosa rivisitazione delle competenze, ad una obbligata riduzione del numero di senatori, alla condivisibile idea di eliminare il sistema bicamerale, ritengo sbagliato togliere ai cittadini il diritto di scelta dei propri rappresentanti. Nessun accordo mi risulta essere mai stato siglato tra Ncd ed Oliverio, non capisco cosa ci possa unire, viste le insopprimibili differenze storico-culturali e quale convenienza politica potremmo mai trarne da un eventuale accordo con chi, già dopo sei mesi, ha svelato i limiti ed il fallimento del progetto politico. Se ogni tanto ci spingiamo a dare qualche suggerimento di tipo programmatico è solo per senso del dovere e per responsabilità nei confronti dei cittadini calabresi. Le sorti della nostra terra ci interessano a prescindere dal ruolo e dall'appartenenza. Continueremo, quindi, ad avanzare le nostre proposte, nell'auspicio che, ogni tanto, Oliverio ci ascolti. Ciò gli consentirebbe di rimediare qualche brutta figura in meno e di raccogliere qualche risultato in più a beneficio della collettività. Sul fronte del centrodestra, c'è ancora tanto che non ci piace. La rotta è ripartire dai temi del rinnovo della classe dirigente: la proposta di un nuovo schema politico che guardi maggiormente all'area moderata del paese e meno alla politica radicale, spesso estremista, della Lega può essere la base da cui partire per riportare al voto gli italiani. Noto che alcuni amici di FI stentano a comprenderlo, nonostante il crollo di consensi nel centrodestra in generale, e in Fi in particolare. Il mio auspicio è che le forze del centrodestra, trascorso questo momento di confusione, ripartano dallo schema che già ha funzionato alle passate competizioni elettorali in alcune regioni importanti.