Canone Rai in bolletta: la giustizia dell’equità, l’accanimento della tassazione
Partiamo da un concetto: l’evasione va punita per una questione di giustizia. Non ci può essere chi paga e chi fa il furbo, magari deridendo chi agisce secondo legge. Quindi, in linea di principio, la decisione del Governo di inserire il canone Rai nella bolletta può essere considerata corretta, in quanto potrebbe consentire di far pagare tutti e meno. Il problema nasce da uno spirito insistente che qualcuno potrebbe interpretare come accanimento. Ma veniamo ai dettagli. Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi emetterà un decreto che dovrebbe stabilire il pagamento a rate (ogni bimestre) di uno dei più odiati pagamenti cui sono tenuti gli italiani. L’importo complessivo sarà di 100 euro, chi non lo eseguirà si vedrà comminata una sanzione del quintuplo dell’importo, oltre al distacco dell’energia elettrica. Detto con parole più brutali: se non paghi, ti staccano la luce. E non basterà dire di non possedere una TV, perché anche uno smartphone o un tablet sono considerati strumenti idonei a ricevere il segnale. Dunque, potenziali mezzi per vedere la Rai. Ergo, colpiti dal canone. In pratica, è quasi impossibile scappare. Come è normale che sia. Non si può e non si deve evadere, però i cittadini non devono essere intesi, per partito preso, come limoni da spremere ad ogni costo. Riprova “dell’attenzione” dello Stato è la previsione, contenuta nella bozza della legge di stabilità, secondo cui “sarà multato anche il gestore del servizio di fornitura di energia elettrica se non informerà con cadenza bimestrale l’Agenzia delle Entrate delle morosità e dei mancati pagamenti del canone Rai. La multa sarà di 300 euro per ciascun moroso”. In pratica, non ci possono essere quelli che, utilizzando un vecchio termine, potremmo definire con una forzatura dei “collaborazionisti”. Perché di multe ce ne stanno per tutti. Insomma, chi sbaglia paga. Nel vero senso della parola.