Le due scosse di terremoto, di magnitudo 3.2 e 3.4 (epicentro rispettivamente a Francica e Gimigliano), che negli ultimi giorni hanno interessato la Calabria e che si vanno a sommare a quelle di minore intensità che quotidianamente si verificano sul territorio regionale, hanno risvegliato l’attenzione su un tema di grande rilevanza, tornato d’attualità dopo i fatti di Amatrice. Le immagini delle persone che si riversano per strada e degli studenti che abbandonavano le aule hanno dato l’impressione di una certa approssimazione nell’affrontare il problema. Gli effetti di un terremoto potrebbero essere devastanti per le realtà calabresi, costituite da centri antichi e da costruzioni realizzate spesso senza considerare nel dettaglio le indicazioni delle norme o addirittura abusive. Per rendersi conto delle potenzialità distruttive di una scossa nella nostra regione è sufficiente osservare da un lato l’assetto architettonico dei diversi paesi e dall’altro la mappa di pericolosità sismica. Appare opportuno, in questo senso, analizzare quanto elaborato dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “Con pericolosità sismica – viene innanzitutto spiegato - si intende lo scuotimento del suolo atteso in un sito a causa di un terremoto. Essendo prevalentemente un’analisi di tipo probabilistico, si può definire un certo scuotimento solo associato alla probabilità di accadimento nel prossimo futuro. Non si tratta pertanto di previsione deterministica dei terremoti, obiettivo lungi dal poter essere raggiunto ancora in tutto il mondo, né del massimo terremoto possibile in un’area, in quanto il terremoto massimo ha comunque probabilità di verificarsi molto basse. Nel 2004 – viene precisato - è stata rilasciata la mappa della pericolosità sismica che fornisce un quadro delle aree più pericolose in Italia. La mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale è espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s; cat. A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005). L’ordinanza PCM n. 3519/2006 ha reso tale mappa uno strumento ufficiale di riferimento per il territorio nazionale. Nel 2008 sono state aggiornate le Norme Tecniche per le Costruzioni: per ogni luogo del territorio nazionale l’azione sismica da considerare nella progettazione si basa su questa stima di pericolosità opportunamente corretta per tenere conto delle effettive caratteristiche del suolo a livello locale. I colori indicano i diversi valori di accelerazione del terreno che hanno una probabilità del 10% di essere superati in 50 anni. Indicativamente i colori associati ad accelerazioni più basse indicano zone meno pericolose, dove la frequenza di terremoti più forti è minore rispetto a quelle più pericolose, ma questo non significa che non possano verificarsi. Gli scuotimenti più forti – è la preoccupante deduzione - con valori delle accelerazioni del suolo superiori a 0.225 g (g = 9,81 m/s2, accelerazione di gravità), sono attesi in Calabria, Sicilia sud-orientale, Friuli-Venezia Giulia e lungo tutto l’Appennino centro-meridionale. Valori medi sono riferiti alla Penisola salentina, lungo la costa tirrenica tra Toscana e Lazio, in Liguria, in gran parte della Pianura Padana e lungo l’intero Arco Alpino. La Sardegna è la regione meno pericolosa con valori di scuotimento atteso moderati”. Dunque, senza creare allarmismi, vanno tenuti presenti i rischi e poste in essere le migliori azioni di prevenzione.