Con decenni di ritardo ed un cammino di crescita culturale, sociale ed economica compromesso, si sta materializzando, passo dopo passo, quell’opera indicata come strumento decisivo per “spezzare l’isolamento” delle aree montane e collegare l’area jonica con quella tirrenica. L’accelerazione degli ultimi mesi, oltre a risvegliare la speranza e l’entusiasmo dei cittadini, ha generato accese polemiche fra il Comitato appositamente costituito e la classe politica, con particolare riferimento al deputato del PD Bruno Censore. Dall’esterno, è stata percepita quasi la sensazione di un’autoattribuzione dei meriti, da ambo le parti, che non ha stimolato simpatia. Di chi è la Trasversale delle Serre? Di tutti e di nessuno in particolare; dei calabresi che la percorreranno nei prossimi anni e anche dei turisti che la utilizzeranno quest’estate. Di sicuro, la Trasversale non è “solo” di qualcuno. Non è solo dei politici e non è solo del Comitato. Intendiamoci: forse entrambe le parti in causa avranno contribuito a velocizzare gli ultimi movimenti, ma nessuno può affermare in maniera perentoria che questa arteria è frutto unicamente della propria azione. E nessuno può “allontanare” gli altri dalla Trasversale, invitando magari a non avvicinarsi in occasione di specifici eventi. I cittadini non hanno bisogno di essere indirizzati: sapranno valutare, senza essere tirati – di qua o di là – per la giacca, il comportamento di ognuno. Va poi detto che qualcosa nella tempistica di Anas è cambiato: probabilmente il periodo storico ha influito e, d’altronde, non può essere ignorato ciò che è stato fatto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ora c’è l’ennesima chance per i calabresi: dopo gli errori del passato – già, perché anche i cittadini, con il loro approccio alla comunità ed al futuro della stessa, hanno le loro responsabilità – sprecarla equivarrebbe a scavare un solco, ancor più profondo, fra una terra ferita e le realtà che viaggiano spedite verso nuovi orizzonti.