E’ un vero e proprio tesoro quello su cui hanno messo le mani i rapinatori che, domenica notte, hanno assaltato il caveau della Sicurtransport a Caraffa, in provincia di Catanzaro.
Secondo quanto comunicato dai responsabili dell’azienda agli uomini della Questura, i malviventi sarebbero riusciti a mettere le mani su un bottino di ben 8 milioni e 170 mila euro.
Obiettivo dei banditi era l’intero contenuto del caveau, ovvero una cifra che, al momento dell’assalto, si aggirava intorno ai 50 milioni di euro.
A mettere a segno il colpo è stata una banda di professionisti che non ha lasciato nulla al caso. L’azione è stata pianificata nei più minimi particolari. Nel volgere di poco più di dieci minuti, i rapinatori hanno letteralmente isolato l’area e sono entrati in azioni. Con un mezzo cingolato dotato di martello pneumatico hanno, quindi, sventrato la camera blindata che custodiva il denaro e si sono introdotti al suo interno.
Caricato tutto ciò che hanno potuto a bordo di fuoristrada, si sono quindi dileguati. Le auto sono state rinvenute sulle sponde del fiume Corace, non lontano dal luogo in cui è stata compiuta la rapina.
Le vetture, incendiate per ritardare l’afflusso di polizia e carabinieri, erano state rubate a Cosenza e provincia, mentre il mezzo cingolato impiegato per l’assalto è stato portato via da un cantiere in cui opera un’azienda di proprietà di imprenditore di Catanzaro.
Intanto, le indagini condotte dagli uomini della Squadra mobile del capoluogo di regione, stanno battendo tutte le piste. Allo stato, i poliziotti starebbero vagliando alcuni indizi, non da ultimo un proiettile sparato da un kalashnikov e rinvenuto nelle vicinanze del cave.
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Riceviamo e pubblichiamo
"Non sono serviti i soliti giochetti sull'orientamento dei sondaggi, le promesse di elargizione, le minacce all’inverso. Non è bastato il servilismo dei potentati, gli endorsements giornalistici esteri, i tentativi di corruzione morale degli italiani all'estero, le facce falsamente preoccupate di chi ha paura dell'espressione della volontà popolare.
È quest'ultima ad avere vinto!
Renzi adesso può solo prendere atto di un fallimento ormai acclarato della sua azione politica, certificato da numeri in doppia cifra, espressi a caratteri cubitali sulle schede referendarie degli italiani, i quali hanno detto un secco No alle riforme partisan e fatto sentire la propria voce come non si registrava da tanto tempo.
Il dato più significativo è infatti quello dell’affluenza alle urne di un elettorato che ha fortemente voluto questa bocciatura, destando finalmente la propria coscienza di fronte all’ennesima opera di messa in discussione della sovranità popolare.
E se le percentuali sono severissime a livello nazionale, il dato registrato a Reggio è mortificante ed emblematico di un malcontento fin troppo evidente, aggravato da un matrimonio di intenti rivelatosi fallimentare per il nostro Sindaco e la sua Giunta.
Avere sposato la causa referendaria così visceralmente per Falcomatà e soci adesso significa presa di responsabilità in tal senso. Significa che la umiliazione che il popolo reggino ha tributato a questi signori, attraverso numeri e percentuali largamente superiori alla media nazionale, assume il carattere di una sconfitta dal sapore assolutamente politico.
Ci chiediamo se lo stesso Falcomatà adesso pretenderà che le promesse verso Reggio vengano mantenute.
Ci domandiamo in che modo questa enorme sconfitta del renzismo influirà sul rimpasto della sua giunta di fronte alla delegittimazione tributata dalla gente, che sa tanto di dissenso espresso verso il modo palesemente deficitario di amministrazione della nostra città. Una città che si è espressa chiaramente in senso contrario, dimostrando di non cadere nelle trappole demagogiche di chi mostra giorno dopo giorno inadeguatezza e incapacità.
Prenderanno esempio dal loro leader e si cospargeranno il capo di cenere, ammettendo la sonora bastonatura ricevuta o manterranno l’arrogante e poco istituzionale mutismo di convenienza che in questi due anni ha caratterizzato il loro agire e proseguiranno incuranti nella disastrosa azione politica?"
Coordinamento reggino Azione nazionale
L'assemblea dei soci del Rotary club Vibo Valentia, riunitasi venerdì 2 dicembre, all'unanimità dei presenti ha eletto Mario Di Fede presidente dell’anno sociale 2019/2020.
"Ci tengo a ringraziare tutti i soci - ha commentato il neopresidente - l’elezione unanime mi ha riempito d’orgoglio e rappresenta il successo del club intero. Avviene infatti in piena continuità con il lavoro svolto fin ora ed in linea con la programmazione triennale voluta dai protocolli rotariani. La mia attività sarà improntata a rispetto dello spirito e dei principi fondamentali fortemente voluti dal fondatore Paul Harris, principi che hanno reso il Rotary International il più prestigioso club service di tutto il mondo, e che hanno consentito di raggiungere obiettivi altrimenti impensabili come la definitiva debellazione della poliomielite”.