De Raffele (Fi): "L'ospedale di Serra sarà smantellato. Verso la chiusura del laboratorio analisi"

 “Quello che sta per accadere all’ospedale di Serra San Bruno è una cosa inaudita, Il laboratorio analisi sta per essere chiuso, stando a quanto previsto dal decreto 9 (così come chiaramente precisato e sancito a pag. 11 riga 9, il laboratorio verrà smantellato, le provette verranno trasportate entro 2/4 ore all’ospedale di Vibo Valentia, quindi nel caso di un attacco cardiaco entro cinque ore conosceremo il valore degli enzimi ed entro sei sapremo, eventualmente, a quale pompa funebre rivolgerci oppure, per i Serresi, sistemare eventuali rette arretrate con le congreghe”. A lanciare l’allarme, in una nota, il presidente del consiglio comunale di Serra San Bruno, Giuseppe De Raffele, per il quale “sempre nello stesso decreto, si legge nell’allegata Tabella n. 42 a pag. 34, che appena pronto il nuovo presidio sanitario vibonese i posti letto della struttura Serrese saranno azzerati per essere definitivamente trasferiti nel nosocomio del Capoluogo”. Provvedimenti che, qualora dovessero trovare attuazione, minerebbero, definitivamente la funzionalità di un ospedale, le cui attività sono già state fortemente ridimensionate negli anni passati. Insieme alla denuncia, De Raffele scaglia un duro atto d’accusa all’indirizzo  della “ nuova gestione sanitaria targata Massimo Scura” ed al “management regionale che, nei giorni scorsi, in seguito alla riunione catanzarese svoltasi alla presenza del commissario ad acta, aveva espresso parole confortanti in relazione alla sopravvivenza e al potenziamento degli ospedali di montagna, forse qualcuno, ma poi vedremo”. Ad entrare nel mirino dell’esponente di Forza Italia anche i “ responsabili zonali del PD che si preoccupano di rassicurare la popolazione comunicando sui social network che il decreto sarà modificato”. “La rassicurazione – scrive ironicamente De Raffele – nasce dal fatto che sanno già che il decreto sarà modificato perché magari sono in stretto contatto con Urbani che per adesso ha abbozzato il decreto per finta”. Se il documento dovesse essere “rettificato - spiega - il presidente del consiglio comunale - sarò felicissimo di essere smentito”. Come se non bastasse però , secondo l’esponente azzurro, ci sarebbe  un’evidente disparità con quanto previsto per il nosocomio di San Giovanni in Fiore, accomunato a quello serrese dall’essere entrambi ospedali di montagna. In particolare,  aggiunge “ ai Serresi ed agli abitanti del circondario glielo dice l’onorevole Censore che a San Giovanni in Fiore la nuova programmazione del decreto prevede che in Chirurgia Generale i posti letto saranno dieci e prima erano zero ? E che in Lungodegenza da dieci passano a quindici ?  E che, sempre a San Giovanni in Fiore, saranno previsti la Farmacia Ospedaliera, la Radiologia e la Direzione Sanitaria che prima non c’erano ?”. Le attenzioni verso la cittadina silana sarebbero il frutto di “coincidenze strane”. A questo punto De Raffele si chiede se sia “un caso che San Giovanni in Fiore sia la cittadina del Presidente Oliviero ? Ed è anche un caso che a San Giovanni in Fiore ci siano il 31 Maggio le amministrative ? Come diceva Andreotti – è la chiosa finale - 'A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca'".

Serra, storia di un ospedale “in frigorifero”

Era il 23 marzo 1976 quando dalle colonne del settimanale regionale “Calabria settegiorni”, il giornalista serrese Franco Gambino, con un articolo dal titolo “Un ospedale in frigorifero”, ammoniva la classe politica dell’epoca sui ritardi dell’apertura dell’ospedale di Serra San Bruno. L’articolista dimostrava come se il nuovo nosocomio fosse stato aperto e il reparto di Chirurgia funzionante, avrebbe nei giro di pochi mesi, salvato delle vite umane, vittime tra gli altri, di fatti di cronaca assai cruenti. Quegli stessi fatti di cronaca, imputabili alla criminalità fisiologica o organizzata, che ancora oggi scuotono l’entroterra montano del comprensorio serrese e che, continuano a mietere vittime della lupara. Un decennio  prima, precisamente nel 1965, era stato il socialista Giacomo Mancini, allora ministro dei Lavori pubblici, durante una visita a Serra San Bruno a destinare per il costruendo ospedale 400 milioni di lire. I ritardi dell’apertura furono accompagnati da notevoli proteste popolari che incalzando la classe politica dirigente, accusandola d’irresponsabilità politica e morale, diedero quell’impulso necessario per l’apertura del nosocomio. Poi il presidio nacque e, pur tra mille contraddizioni e carenze infrastrutturali, divenne un punto di riferimento per la popolazione. Fin qui un po’ di storia che ci riporta ai giorni nostri. Con il piano sanitario della Regione Calabria ed in particolare con la delibera N. 940/CS, del 28 luglio 2011, della commissione straordinaria che reggeva l’Asp di Vibo Valentia, di fatto, per i cittadini del comprensorio serrese, c’è stata una involuzione di 35 anni. La delibera in questione e prima ancora il Piano di rientro richiesto dal Tavolo Massicci, sopprimono in un sol colpo, non soltanto i reparti di Cardiologia e Chirurgia, ma tutta una serie di conquiste sociali che un popolo di operosi cittadini dal grande senso dell’umiltà ha conquistato nel corso dei decenni. Proprio contro le delibere 940/Cs e 941/Cs del 2011 della commissione straordinaria che attuano il decreto 18/2010 del Commissario ad acta per la Sanità calabrese che ha classificato il nosocomio cittadino come ospedale di montagna, il primo cittadino serrese Bruno Rosi aveva subito deciso di proporre ricorso al Tar avverso tali atti amministrativi, giudicati lesivi dei livelli essenziali di assistenza che devono essere assicurati in ogni territorio. Il sindaco di Serra San Bruno aveva quindi dato mandato al legale dell’ente, di impugnare innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro le delibere della commissione straordinaria. Impugnazione che, però, si è conclusa con un nulla di fatto. Ma com’era strutturato il nosocomio prima del Piano di rientro? L’ospedale serrese era costituito dai reparti di: Cardiologia (10 posti letto e 3 medici), Chirurgia (14 posti letto e 5 medici),  Medicina (20 posti letto e 5 medici). L’Ostetricia era stata smantellata nel 2007, e ciò ha creato gravi disagi alle donne delle Serre costrette ad andare a partorire in strutture molto distanti da casa. La soppressione sarebbe stata determinata dal fatto che il reparto non raggiungesse i numeri di parti necessari che ne consentissero il mantenimento. La Radiologia era operativa h24 e contava su 4 medici più il rimanente personale sanitario. Poi c’era il reparto Analisi che è rimasto invariato e il Pronto soccorso che, come prima, continua a fare i salti mortali per garantire gli interventi tempestivi in caso di urgenza. C’era e c’è il reparto Dialisi. Dopo il Piano di rientro: della Chirurgia rimane un day hospital con Chirurgia elettiva ridotta e 3 medici; la Medicina conta 18 posti letto + 2 di day hospital a cui appoggiare eventualmente i pazienti della Chirurgia; il reparto di Cardiologia è stato soppresso; la Radiologia conta su 2 medici che garantiscono unicamente la turnazione diurna, mentre di notte è in servizio la Telemedicina in collegamento telematico con la Radiologia di Vibo Valentia. A questi reparti notevolmente ridimensionati si aggiunge un reparto di Lungodegenza con 10 posti letto. La Medicina e la Lungodegenza insieme avrebbero dovuto contare su un organico medico di 9 unità ed invece ne contano soltanto 4. Tutti i medici menzionati devono comunque garantire anche le attività ambulatoriali. Come si vede, è facilmente riscontrabile un organico medico sottodimensionato con la conseguenza che l’offerta sanitaria è ben poca cosa rispetto a quella di cui necessita il comprensorio montano, costituito da un bacino di utenza di quasi 40mila persone. Problemi a parte sono quelli dell’unica ambulanza in dotazione al nosocomio e delle sale operatorie. Situazione che sembra destinata a non mutare con l’avvento del nuovo Commissario regionale alla Sanità Scura che avrebbe in mente, si fa per dire, una “scure” che tagli definitivamente gli ospedali periferici. Da ultimo si sta verificando una situazione terrificante, con riferimento ad alcune patologie e a causa della mancanza di tempestività determinata dalla carenza di organico, l’ospedale rischia di diventare un mostro pericoloso dove si perde soltanto del tempo prezioso. O lo si mantiene per come si deve, o lo si chiuda definitivamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Published in Cronaca

Ospedale e Parco, le Serre sono al bivio

È un momento storico chiave per il comprensorio montano. Perché nei prossimi mesi potrebbe determinarsi il futuro di un’intera area per il tramite di poche decisioni alla cui base sembra esserci lo stesso comune denominatore: l’aspetto finanziario. Due importanti presidi che contribuiscono al mantenimento della qualità della vita rischiano di seguire la strada di altri uffici istituzionali, scomparsi sotto la scure dei risparmi di spesa. È un frangente temporale estremamente delicato per il nosocomio ed il Parco delle Serre: il primo, già fortemente depotenziato, è messo a repentaglio da strane postille inserite fra le pieghe dei documenti relativi alla riorganizzazione della rete ospedaliera, il secondo vede in pericolo le sue attività a causa delle previsioni della legge di stabilità regionale. Non si tratta, dunque, di problemi potenziali o di strisciante scetticismo, ma di una visione della realtà corroborata dal contenuto di atti ufficiali. A preoccupare è il silenzio, se non lo spirito di rassegnazione, della popolazione: quasi non ci s’indigna più di fronte alle privazioni che si concretizzano, come se ci si attendesse solo la materializzazione di un disegno ineluttabile. Dal Centro per l’impiego all’ufficio del Giudice di Pace, tutto è terribilmente in bilico. I numeri sono diventati un’ossessione: gli sprechi, le truffe, le percezioni indebite, gli errori strategici e progettuali dei decenni passati non consentono minimamente segni in rosso e le scelte sono spesso dettate dagli equilibri nel breve periodo. Non si effettuano più investimenti nella prospettiva di una resa (sociale ancor prima che economica) futura, persino i presidi di legalità non sono al sicuro rispetto a tagli e chiusure. Gli amministratori locali e regionali sono trasformati in esecutori delle indicazioni romane, la discrezionalità (intesa come facoltà di scelta nella programmazione) è ridotta al minimo. Dopo tanti sigilli di chiusura di strutture, finalmente dovrebbe essere arrivata l’ora dell’apertura di importanti tratti della Trasversale delle Serre: l’impressione è che questa arteria più che per far giungere lo sviluppo, sia utile per agevolare la fuga di troppi giovani in cerca di un domani meno angusto.

  • Published in Diorama

Ospedale “San Bruno”, la promessa di Mirabello: “Questo territorio non rimarrà scoperto”

La “ricognizione” effettuata dal presidente della commissione Sanità Michele Mirabello presso il nosocomio serrese conferma le valutazioni del centrosinistra sul commissario ad acta Massimo Scura ma non elimina i dubbi su un futuro sempre più nebuloso. Perché il Pd ha “tante cose da ridire sulla rete ospedaliera” in quanto non si riscontrano “grandi differenze rispetto al quadro precedente”. Ad avviso di Mirabello, Scura è animato dalle “stesse logiche” in riferimento agli assetti della rete ospedaliera, ma non “ha ancora affrontato in maniera forte la questione della rete territoriale”. Le preoccupazioni principali per la popolazione sono proprio quelle che Mirabello approfondisce concentrandosi sulla “clausola secondo cui i 350 posti letto del nuovo ospedale di Vibo andranno ad esaurire l’intera offerta”. La presa di posizione su questo è decisa: “questo territorio – puntualizza Mirabello - non rimarrà scoperto” e questa via “non è né consentita né praticabile” anche perché “è fuori dalla logica del disegno complessivo”. La battaglia a salvaguardia della struttura va dunque condotta non con spirito “campanilistico”, ma con “gli argomenti” che effettivamente esistono. Durante la visita Mirabello si è confrontato con il personale e ha raccolto informazioni utili da esporre al governatore Mario Oliverio. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di un’azione convincente per dare certezze al comprensorio montano. Sempre che ci siano gli strumenti adeguati e la concreta possibilità per portare a termine la missione.

  • Published in Cronaca

Ospedale "San Bruno", venerdì il sopralluogo di Mirabello

Arriverà venerdì mattina il presidente della commissione Sanità, Michele Mirabello, per verificare da vicino le condizioni dell’ospedale “San Bruno”. La visita rientra nel programma di sopralluoghi delle strutture ospedaliere che sta portando avanti l’esponente del Pd.  “La riorganizzazione della rete ospedaliera varata da Scura – spiega Mirabello - conferma, per gli ospedali montani,  quanto stabilito dalla giunta di centrodestra e da Scopelliti. Ospedali di confine che hanno subito in questi anni uno smantellamento vero e proprio, non garantendo nemmeno una gestione delle emergenze. Anche questa volta la riorganizzazione delle rete ospedaliera – critica il consigliere regionale -  non prende in considerazione le difficoltà, anche logistiche, in cui versano i territori delle aree interne come quello delle Serre. Il piano di rientro e la riorganizzazione della rete si abbattono in primis sulle strutture più piccole e periferiche. Nei territori di montagna – conclude - il ruolo dell’ospedale va oltre le classiche erogazioni sanitarie ma si configura come un riferimento per tutta la comunità e la vita stessa”. Resta da riscontrare l’incisività che le proposte, che saranno formulate da Mirabello  dopo la visita, avranno in termini di implementazione dei servizi.

 

  • Published in Cronaca

Intervista a Dalila Nesci (M5s): "L'ospedale di Serra è stato smantellato"

Pubblichiamo di seguito l'intervista rilascita al Redattore, dalla deputata del M5S, Dalila Nesci che in mattinata ha visitato l'ospedale di Serra San Bruno.

On. Nesci, Come ha trovato l’ospedale di Serra San Bruno, fortemente penalizzato dal piano di rientro?

E’ un ospedale che, come tanti altri in Calabria, è stato smantellato nel tempo. Oggi sono evidenti le difficoltà. Bisogna esprime un plauso al personale che riesce ad erogare servizi nonostante i turni massacranti cui è sottoposto in seguito al blocco del turn over che ha impedito rimpiazzare chi è andato in pensione e chi è stato trasferito.

Cosa pensa dei piccoli ospedali come quello serrese?

Ci deve essere un’attenzione speciale per gli ospedali di montagna. Il M5S è favorevole ad una sanità di prossimità capace di adattarsi alle esigenze del territorio, anche perché esiste un problema legato alla mobilità ed alla rete di trasporto che penalizza numerosi comuni calabresi. In tal senso, rileviamo l’irrazionalità della politica che, da un lato taglia i trasporti e dall’altro chiude gli ospedali. A breve incontrerò il commissario per il rientro dal debito sanitario Scura al quale chiederò notizie sulla rete d’assistenza ospedaliera. Bisogna mettere mano complessivamente alle strutture sanitarie su tutto il territorio calabrese, a partire dalla presenza di molti “imboscati” che non si capisce quale contributo diano.

Le sale operatorie dell’ospedale “San Bruno”, sono nuove ma sono state messe a "riposo". Come spiega questo paradosso?

Inspiegabilmente è stato speso quasi un milione di euro, ma oggi sono sottoutilizzate. Ne denunciamo lo spreco, perché non si capisce per quale motivo siano stati investiti soldi in un struttura, per poi smantellata ed andare a congestionare l’ospedale di Vibo Valentia. Non c’è alcuna logica nelle scelte della politica e di chi ha responsabilità in ambito sanitario.

Il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, ha dato parere favorevole affinché si possa sbloccare il turn over, qual è la posizione del M5s ?

Sono assunzioni spot. Bisogna procedere preliminarmente ad una ricognizione e successivamente procedere alle assunzioni. Si tratta di una una risposta, in ogni caso, parziale perché con il blocco del turn over tutto il personale andato in pensione o trasferito non è mai stato reintegrato, quindi, anche le poche assunzioni che si dovessero fare non saranno sufficienti a risollevare e migliorare i servizi erogati ai cittadini.

Dopo questa sua visita, il M5S cosa pensa di fare concretamente per l’ospedale di Serra?

Sto facendo il giro degli ospedali calabresi per tenera alta l’attenzione sulla sanità che è stata abbandonata da questo Governo e da quelli precedenti, i quali, evidentemente hanno pensato di risolve tutto con l’emigrazione. Visto che la gente va via, pensano non ci sia bisogno di sanità. C’è poi un problema più ampio perché, con il pareggio di bilancio inserito in Costituzione, il diritto alla salute non è più tutelato, se non nei limiti garantiti dal pareggio di bilancio, quindi se ci sono i soldi ci sono le cure, altrimenti no. Questo è inaccettabile in un paese che si dice civile. La battaglia del M5S consiste nel prendere in considerazione tutte le denunce che stanno arrivando dai medici e dagli operatori sanitari. A tal riguardo, recentemente, ho aperto un punto d’ascolto sul mio sito dalilanesci.it dove è possibile fare, anche, delle denunce anonime, questo perché chi lavora nelle aziende sanitarie è sottoposto a sanzione e addirittura a licenziamento. Riporterò le denunce e le situazioni rappresentate al Commissario Scura. Infine, credo che sia necessario ritornare a parlare di legalità ed etica, anche, all’interno della politica altrimenti le soluzioni giuste non si troveranno mai.

Serra, venerdì 27 "donazione straordinaria" dell'Avis

Vanno avanti a pieno regime le attività dall’Avis di Serra San Bruno che, per venerdì 27 marzo ha organizzato una giornata “straordinaria”, nel corso della quale sarà possibile donare il sangue. Come di consueto, i prelievi verranno effettuati presso la sede dell’associazione, ubicata al secondo piano dell’ospedale di Serra. La partecipazione alle campagne promosse dall’Avis rappresenta un gesto di solidarietà, ma anche un’utile opportunità per controllare il proprio stato di salute. Ad ogni donatore verranno, infatti, eseguite le analisi previste dalla legge 219/05 e nel caso dovesse essere riscontrata qualche anomalia, l’Avis procederà ad una tempestiva comunicazione, dopodiché l’interessato verrà sottoposto ad ulteriori controlli. Chi volesse offrire il proprio contributo potrà presentarsi, munito di un documento d’identità, presso il nosocomio serrese venerdì 27 marzo dalle 8 alle 12

Subscribe to this RSS feed