'Ndrangheta. Operazione "Kalanè": ricostruiti un assassinio e due tentati omicidi
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Al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, alle prime ore della mattinata odierna, la Squadra Mobile ha dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto emesso a carico di 4 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di un omicidio e due tentati omicidi premeditati, nonché di detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dalla circostanza di aver agevolato l’articolazione territoriale della 'ndrangheta operante a Calanna, in provincia di Reggio Calabria: Giuseppe Greco, 56 anni; Domenico Provenzano, 21 anni; Antonio Falcone, 45 anni; Giuseppe Falcone, 49 anni. Un quinto soggetto, Antonino Princi, 45 anni, accusato di omicidio e tentato omicidio premeditati – già irreperibile da alcuni mesi – è attivamente ricercato. Il provvedimento di fermo ricostruisce le dinamiche di due distinti e gravi fatti di sangue verificatisi nel piccolo comune di Calanna e la frazione di Sambatello di Reggio Calabria, ricadenti nella fascia pre-aspromontana compresa tra Gallico e le alture che conducono fino a Gambarie, dove, rispettivamente, il 9 febbraio è stato posto in essere il tentato omicidio in danno Antonino Princi, 45 anni, e, quasi due mesi dopo, il 3 aprile, l’omicidio di Domenico Polimeni, 48 anni, ed il tentato omicidio di Giuseppe Greco, 56 anni. Sulla scorta delle risultanze investigative acquisite dalla Polizia di Stato nel corso delle indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è possibile ritenere che sia scaturito un conflitto interno alla famiglia Greco, con l’ascesa al potere criminale di Antonino Princi, il quale, approfittando dell’assenza dalla Calabria di Giuseppe Greco e del periodo di collaborazione con la Giustizia che quest’ultimo aveva avviato dopo il suo arresto nell’ambito dell’Operazione "Meta", aveva accentrato su di sé, secondo gli inquirenti, il controllo delle attività illecite nella zona di Calanna e Sambatello, feudo storico ed incontrastato della famiglia Greco, alla quale Princi è legato anche da rapporti di parentela. In sostanza, si ritiene che l’ex collaboratore di giustizia Giuseppe Greco, avvertendo di essere stato esautorato dalle funzioni di vertice della consorteria criminale ricevute in eredità dal padre (don Ciccio, il vecchio boss di Calanna), nella prospettiva di riconquistare il potere, avesse deliberato ed eseguito l’omicidio di Antonino Princi, senza tuttavia riuscire nel suo intento. Come rappresaglia all’azione delittuosa ordita da Greco, l’emergente Antonino Princi, inteso "Sceriffo", avrebbe organizzato l’agguato di contrada Sotira di Sambatello, nel corso del quale - il 3 aprile scorso - ha perso la vita Domenico Polimeni ed ha riportato lesioni, Giuseppe Greco, vero obiettivo dei killer. In entrambe le azioni di fuoco, sono stati utilizzati fucili calibro 12 caricati a pallettoni e, nel caso del tentato omicidio di Princi, anche una pistola calibro 9. Circa la dinamica delle azioni delittuose, secondo la ricostruizione degli investigatori, il 9 febbraio 2016, pochi minuti dopo mezzogiorno, Antonino Princi, è riuscito a sottrarsi alla furia di killer armati di fucile e pistola che, dopo aver controllato le abitudini della vittima, si erano appostati, a bordo di una Mercedes classe A di colore nero, a distanza di qualche centinaia di metri dal cancello di ingresso dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Sambatello, attendendo il passaggio dell’autovettura Mercedes C220 di Princi, dipendente della società "Ecologia Oggi" che gestisce l’impianto. Dopo aver schivato i primi colpi che hanno attinto il parabrezza, il tetto e la fiancata della sua Mercedes, Princi, inseguito, per sfuggire all’agguato, ha sfondato, a forte velocità, il cancello dell’impianto di Sambatello, dove è riuscito a trovare riparo, sfruttando la conoscenza dei luoghi, dopo che i sicari avevano esploso - dalla loro autovettura in movimento - numerosi colpi d’arma da fuoco che hanno centrato sia l’autovettura di Princi che un’altra macchina lì parcheggiata. Al termine dell’azione delittuosa, gli assalitori sono usciti dall’impianto facendo perdere le loro tracce. Nella ricostruzione degli inquirenti è stato ritenuto che Giuseppe Greco abbia agito in prima persona - aiutato dal sodale Domenico Provenzano- nel porre in essere l’agguato contro Antonino Princi. Successivamente, il 3 aprile, intorno alle 22.00, in contrada Sotira di Sambatello di Reggio Calabria, presso l’abitazione ubicata lungo la Strada Provinciale 184 Gallico/Gambarie, è stato ferito mortalmente da alcuni colpi di fucile caricato a pallettoni Domenico Polimeni, mentre Giuseppe Greco è rimasto ferito in maniera non grave. Al momento dell’agguato, le vittime si trovavano all’interno di un’abitazione rurale condotta in locazione da Polimeni, ubicata di fronte al palazzo della famiglia mafiosa dei Greco di Calanna. Gli indizi raccolti nel corso delle indagini consentono di ritenere che ad organizzare l’agguato - posto in essere contro Greco e Polimeni – sia stato Antonino Princi (vittima del primo tentato omicidio) e gli esecutori materiali i fratelli Antonio e Giuseppe Falcone, di Pettogallico di Reggio Calabria. A seguito del verificarsi dei fatti, i fratelli Falcone erano stati condotti in Questura e sottoposti al prelievo finalizzato a rilevare l’eventuale presenza di tracce di polvere da sparo (cosiddetto "stub") che, all’esito degli esami di laboratorio, è risultato positivo sulle mani di entrambi. Alla base delle indagini che hanno portato alla individuazione dei mandanti ed esecutori materiali dei due gravissimi fatti di sangue, si pongono le risultanze di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché le immagini riprese - nel caso del tentato omicidio di Antonino Princi- dalle telecamere di video sorveglianza dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Sambatello che ha filmato le fasi dell’inseguimento effettuato dai killer fino all’interno dell’opificio.
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