Anas condannata a risarcire Giusy Versace, le riflessioni dell’atleta reggina
- Written by Nicola Martino
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Il verdetto del Tribunale di Roma non lascia alcuno spazio ad interpretazioni ambigue: l'Anas è stata condannare a risarcire Giusy Versace in seguito all'incidente stradale che le cambiò la vita il 22 agosto di dieci anni fa. Una decisione che l'atleta reggina, priva degli arti inferiori proprio a causa di quel drammatico episodio verificatosi sull'A3 Salerno-Reggio Calabria, ha oggi commentato con lucidità e realismo: "Non esiste alcun risarcimento che potrà mai restituirmi le gambe e cancellare questi ultimi 10 anni nei quali, con tanto dolore, ho cercato di reinventarmi una nuova vita, guardare avanti e superare tutte le difficoltà fisiche e psicologiche che questa nuova condizione mi ha posto. E' vero, sono diventata un simbolo di forza e coraggio, ma sono in pochi a sapere che dietro al mio sorriso si celano ferite profonde e indelebili". "Purtroppo quello che sono diventata, le vittorie che ho conquistato nell'atletica e l'atteggiamento positivo con cui mi rivolgo alla gente – ha affermato l'atleta" - mi è stato molto spesso rinfacciato da Anas in fase processuale. Come se io, dal 2005 ad oggi, avessi avuto solo il diritto di piangere e abbattermi. E invece, in questi anni ho capito che piangersi addosso non porta da nessuna parte, mentre aiutare gli altri e porsi nuovi traguardi mi ha dato la forza per rialzarmi. Oggi, posso solo ritenermi soddisfatta del fatto che finalmente è stata riconosciuta una colpa che spero possa, in futuro, evitare ad altri quello che è successo a me". La combattiva trentasettenne calabrese ha dimostrato nel corso del tempo grinta e determinazione, due caratteristiche che le hanno permesso di ottenere risultati eccellenti sulle piste d’atletica, sia a livello nazionale che internazionale. Nessuna donna italiana, prima di lei, aveva avuto, del resto, la capacità di gareggiare senza entrambe le gambe, amputatele a causa dei danni gravissimi provocati dal guard-rail che penetrò all'interno dell'autovettura a bordo della quale viaggiava. I magistrati, investiti del caso, hanno accolto l'istanza presentata da Giusy, rilevando che Anas "non poteva consentire la circolazione su un tratto di strada di cui aveva la custodia, senza adottare i presidi necessari ad eliminare i fattori di rischio". A questo si aggiunga che, il guard rail "era in pessime condizioni di manutenzione e presentava gravissime anomalie della messa in opera che rendevano la barriera estremamente pericolosa".
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