Conferenza stampa e video dell'arresto di stamani a carico di un padre e dei due figli
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Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Serra San Bruno, supportati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni di Soriano Calabro e Vazzano, hanno eseguito 3 provvedimenti cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di 3 soggetti, rispettivamente padre e figli, per il reato di estorsione aggravata continuata, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto abusivo di pistola.
Le indagini sono iniziate il 15 ottobre 2017 quando nella fraz. Sant’Angelo di Gerocarne, durante la nottata, è stato appiccato un incendio ad un capannone di un soggetto ivi residente.
Da lì sono subito scattate le indagini poste in essere mediante l’acquisizione dei filmati di videosorveglianza e grazie alle informazioni assunte sia nell’immediatezza dai militari della Stazione di Soriano Calabro sia in seguito dai militari del N.O.R.M.
Le indagini, infatti, hanno consentito di raccogliere utili risultanze investigative in capo a D. S. cl. 94 e D. P. cl. 98, due fratelli con precedenti di polizia, in relazione all’incendio del capannone del 15 ottobre 2017 in Sant’Angelo di Gerocarne. In quella circostanza fu incendiato l’intero capannone ove erano custoditi, oltre ad alcuni capi di bestiame, un trattore che era stato utilizzato il giorno stesso per lavorare all’interno di un fondo agricolo sito in Contrada Cerasara di Gerocarne. Ed è stato proprio questo l’elemento che ha indirizzato le indagini: di fatto gli inquirenti sono riusciti a ricostruire una vicenda che andava avanti già da tempo in relazione alla proprietà di questo fondo agricolo.
Il fondo in questione, di proprietà di un avvocato vibonese, era da tempo oggetto di attenzioni da parte della famiglia oggi arrestata, che cercava di impossessarsene con minacce e pressioni indirizzate al proprietario del fondo e a tutti i soggetti che si recavano nello stesso per lavorarlo.
I militari, quindi, hanno ricostruito le intimidazioni verso l’avvocato vibonese più volte minacciato di morte anche mediante l’utilizzo di una pistola indebitamente detenuta. Tali minacce, che sono iniziate nel 2015 e si sono protratte sino ad oggi, sono state indirizzate sia all’avvocato e sia a tutte le persone che di volta in volta venivano individuate dal legittimo possessore del fondo per recarsi nel terreno conteso. L’atteggiamento intimidatorio adottato dai due figli e dal padre, D. G., cl. 69, pregiudicato, era volto a far desistere, oltre al proprietario del fondo stesso, tutti i potenziali acquirenti del terreno e non in ultimo, il proprietario del capannone incendiato. Non è un caso, infatti, secondo gli inquirenti, che oggetto del danneggiamento seguito da incendio del 15 ottobre 2017 sia stato proprio il trattore utilizzato il giorno precedente per completare i lavori nel fondo agricolo dell’avvocato.
Da qui l’accusa per i tre, che si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistente nel possesso ed utilizzo del fondo ai fini del pascolo con conseguente danno per il legittimo proprietario che non avrebbe potuto esercitare liberamente il suo diritto di proprietà.
Tale vicenda trae origine, storicamente, già dai primi anni 2000 quando tale terreno era già oggetto di contesa tra il legittimo proprietario e la famiglia finita in manette. Tale diatriba è culminata il 23 giugno 2010 in un tentativo di omicidio posto in essere da D. G. cl.69 (reato per il quale è stato condannato con pena definitiva) nei confronti dell’avvocato vibonese, legittimo proprietario del terreno agricolo in argomento.
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