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Chiaravalle, De Leo: “Il tradimento è un’azione abietta”

Un attacco deciso, mosso da eventi traumatici e da scenari incerti. Giuseppe De Leo non perdona chi ha determinato la caduta dell’amministrazione guidata da Gregorio Tino e affonda i colpi senza tentennamenti. “In quest’ultimo periodo – premette il portavoce cittadino di Fratelli d’Italia - i rappresentanti di Ncd, presi da una febbre di presenzialismo televisivo, sembrano dominati da quell’impulso irrefrenabile a parlare, che oggi rappresenta il più implacabile dei vizi italiani, cercando di riappropriarsi di una verginità politica che sanno di non avere. Desolante è il ruolo dei vertici regionali di codesto partito, costretti a difendere una immagine indifendibile dei suoi rappresentanti chiaravallesi, i quali hanno contribuito in modo determinante al governo della città, approvando tutti gli atti che ora questi personaggi con vergognosi voltafaccia contestano, per giustificare il ‘tradimento’ perpetrato nei confronti dell’amministrazione e di tutta Chiaravalle”. È questo un concetto chiave per De Leo, che usa termini forti all’interno di un ragionamento carico di amarezza. “Il tradimento – asserisce - è sempre stato e sempre sarà un’azione abietta e infame. Non c’è storia, etica o morale che possa tollerarlo. Non c’è politica che possa legittimarlo. Certo – rammenta De Leo - io non sono stato tenero in seno all’amministrazione, anzi sono stato molto critico ma in senso propositivo, tant’è vero che in un primo momento per evidenziare e limitare lo strapotere del capogruppo di maggioranza su insistenza e proposta di Sergio Garieri, si è creato il gruppo autonomo ‘Partecipazione Attiva’, garantendo comunque leale sostegno all’azione amministrativa di tutta la maggioranza”. L’esponente della compagine di destra non si ferma e prosegue nel suo j’accuse: “la politica della coerenza che appartiene a molti, ma purtroppo non a tutti, nella nostra coalizione ha fatto sì che l’amministrazione fosse sfiduciata. I personaggi che l’hanno provocata, pensavano di assoggettare come loro camerlenghi i componenti della maggioranza e dimostrare ai vertici del loro partito che a Chiaravalle tutto restava sotto il loro controllo. Purtroppo così non è stato, poiché si sono trovati di fronte gente coerente e sincera nei confronti dei loro partiti. L’autoreferenzialità di questi personaggi hanno portato ad un anno di commissariamento della nostra cittadina che non sarà facile. La città – conclude - vuole essere liberata da questa cappa asfissiante, formata da questi e da qualche altro personaggio, e da una politica cupa ed assoggettata agli umori di qualche singolo”.

 

                                                               

 

Area Santa Maria, Federico: "Affidamento non conforme alla Legge di Stabilità"

“Tralasciando al momento ogni considerazione sull’opportunità della scelta politica adottata e sul contenuto della relativa convenzione, la delibera n. 44 dello scorso 19 maggio contenente la ‘direttiva per l’affidamento del servizio strumentale per la gestione delle aree Certosa e Santa Maria del Bosco’, con la quale la giunta ha ritenuto di assumere come atto di indirizzo l’affidamento, ‘direttamente’ a cooperative sociali di tipo ‘B’, del servizio predetto, non risulta conforme alle nuove disposizioni introdotte dalla Legge di Stabilità 2015”. Lo rileva il consigliere di minoranza Rosanna Federico che opera delle considerazioni tecnico-giuridiche in base alle quale l’iter intrapreso sarebbe da fermare. “Se la procedura dovesse andare avanti secondo le impostazioni date dall’esecutivo comunale e, in modo analogo a quanto verificatosi negli anni scorsi, con affidamento diretto della gestione dei parcheggi ad una cooperativa – fa notare l’esponente del Pd - si rischierebbe quindi di violare la normativa vigente e commettere un’illegittimità. Infatti, l’art. 5, co. 1 della Legge 381/91, citata in delibera, che prevedeva la possibilità per gli enti pubblici, anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione, di  stipulare convenzioni con le predette cooperative purché finalizzate a creare opportunità di lavoro per le persone svantaggiate, è stato recentemente modificato dall’art.1 co. 610 della legge n. 190/2014 che, al fine di evitare abusi, ha aggiunto che, le predette convenzioni ‘sono stipulate previo svolgimento di procedure di selezione idonee ad assicurare il rispetto dei principi di trasparenza, di non discriminazione e di efficienza’ ”. A conferma delle sue tesi Federico sostiene che “sulla base di queste nuove disposizioni ci sono già stati i primi ricorsi e le prime pronunce da parte dei Giudici Amministrativi tanto che lo stesso Tar Liguria, con la recentissima sentenza n. 520/2015 dello scorso 22 maggio, ‘rilevato che il riferimento ai principi di trasparenza, non discriminazione e efficienza è stato recentemente introdotto dall’art. 1, comma 610 l. 23 dicembre 2014, n. 190, con decorrenza dal 1° gennaio 2015’ ha infatti annullato una procedura di affidamento non rispettosa dei predetti principi”. Pertanto, in considerazione della legislazione vigente, “l’affidamento diretto della gestione dei parcheggi delle aree Certosa e Santa Maria del Bosco come indicato nella delibera di Giunta e come effettuato negli scorsi anni non è più consentito dovendosi ricorrere a procedure ad evidenza pubblica in grado di assicurare concorrenzialità e partecipazione”. “Onde evitare dunque di andare incontro ad eventuali impugnazioni che andrebbero a compromettere il regolare avvio del servizio con danni ingenti anche per le casse comunali e con esse per la cittadinanza tutta”, la rappresentante dell’opposizione invita “l’amministrazione comunale a prestare attenzione alle recenti modifiche normative e procedere all’affidamento, se non tramite un formale bando di gara, quanto meno, mediante pubblicazione di un avviso pubblico volto a garantire la trasparenza, pubblicità e partecipazione che, a prescindere da tutto, dovrebbero costituire elementi irrinunciabili dell’operare pubblico”.

 

Le Serre e i migranti: la dignità degli uomini e la superficialità dei perbenisti

Accogliamoli, aiutiamoli – se siamo in grado di farlo – ma preservando la loro dignità e anche la nostra. Diciamolo con molta franchezza, senza cercare di mentire a noi stessi e agli altri. Chi non ha provato strane sensazioni nel vedere molti migranti con il bicchiere di plastica, contenente qualche moneta, in mano fra le bancarelle del classico mercato del giovedì a Serra San Bruno? Chi, almeno per un attimo, non li ha osservati, ponendosi qualche domanda, nei pressi degli ingressi dei supermercati? Evitando di dare una qualsiasi considerazione alle frasi scioccamente razziste di qualche soggetto in cerca di spunti per sfogare sugli altri le sue delusioni sociali, pare opportuno riflettere sulle reali possibilità di integrazione di un numero sproporzionato di migranti che hanno “invaso” l’entroterra vibonese. In una fase storica in cui le difficoltà occupazionali si traducono in tensioni sociali e in aperto disprezzo verso la classe dirigente, sono in molti a credere che sia giusto offrire “solidarietà” a chi è in difficoltà. Il punto è che questo pensiero pone alcune egoistiche condizioni: prime fra tutte la priorità ai residenti (molti guardano soprattutto ad un possibile sostegno al proprio reddito) e la non previsione di nuovi sacrifici personali. La verità è che molti hanno paura dei migranti. In alcuni casi perchè visti con pregiudiziale sospetto, in altri in quanto fonte di potenziale concorrenza. Ma, aldilà delle ritrosie mentali di alcuni, occorre constatare situazioni oggettive: in un’area con un apparato produttivo fragile, arretrata e con le chances di sviluppo che vanno sbiadendo, non possiamo dare molto a chi arriva da lontano in cerca di fortuna. Per un motivo semplice: non abbiamo sufficienti speranze per noi stessi, come facciamo ad averne per gli altri? Che futuro può avere chi arriva in Calabria e si ritrova a chiedere qualche spicciolo ai passanti? Chi ci assicura che qualche migrante non finisca nella rete di persone poco raccomandabili? Se ci sono questi interrogativi, è evidente che qualcosa non funziona nel sistema di gestione dei flussi migratori e nel successivo inserimento nella società. E se il corrispettivo concesso agli enti gestori è di “complessivi euro 34,50 pro-capite/pro-die, oltre IVA se dovuta” per “i servizi di prima accoglienza ed assistenza in favore di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, temporaneamente presenti sul territorio della provincia di Vibo Valentia”, come mai si presentano scene come quelle che si ripetono con cadenza giornaliera davanti ai negozi? Sarebbe fin troppo ovvio che nel complesso processo di accoglienza di chi è costretto a fuggire dalla propria terra ci debba essere un valido contributo, sotto tutti i profili, a livello europeo e, invece, noi che siamo abituati ad essere definiti “gli ultimi” dobbiamo sostenere il peso di un’ondata che rischia di travolgerci. Perché in un contesto di malessere diventa sin troppo facile il sorgere di una scintilla pronta a trasformarsi in un fuoco senza fine. Come calabresi siano noti per il nostro calore e siamo pronti a fare la nostra parte, purché sia appunto una parte e non la quasi totalità dell’intervento. I perbenisti scendano dal piedistallo e prendano atto della realtà. Della nostra realtà. Della realtà serrese, spadolese,  simbariana. Di quella di Brognaturo, Vallelonga, Fabrizia, Mongiana e Nardodipace. Lascino da parte la filosofia e vadano nelle case dei boscaioli disoccupati, dei muratori che non fanno più una “giornata”, delle vedove con figli a carico che non trovano lavoro: lo dicano a loro di pagare quelle tasse e quelle imposte dai nomi sempre più antipatici, di stringere la cinghia, di fare altri sforzi. Perché ce li chiede la Merkel o Juncker. Forse la risposta non sarà la stessa di quella avuta nei salotti buoni, dove è agevole parlare perchè il futuro lo si detiene in cassaforte.

Danni alla salute, proposta una petizione per bloccare l’inquinamento dell’Allaro

“Fermare l’inquinamento dell’Allaro”. Non è un’estemporanea protesta, nè un mero invito, ma una petizione che può essere firmata al link http://firmiamo.it/fermare-l-inquinamento-dell-allaro. Destinatari di quanto messo nero su bianco dall’ex dirigente della Cgil Calabria Francesco Tuccio sono “le Procure della Repubblica di Locri e Vibo Valentia e i sindaci dei Comuni di Nardodipace, Fabrizia, Mongiana e Caulonia”. In particolare, Tuccio e gli altri sottoscrittori, nella consapevolezza “dell’immenso valore paesaggistico, naturalistico e per l’equilibrio dell’ecosistema e la biodiversità di tutta la vallata dell’Allaro, dalle sorgive alla foce nel mare Ionio”, denunciano “i versamenti di liquami fognari e probabilmente di altre sostanze nocive nelle acque del corso della fiumara”. “Tali attività inquinanti – specificano - sono state osservate e puntualmente denunciate dall’eremita Frederic Vermorel (insediato presso il convento di Sant’Ilario del comune di Caulonia)”. Gli occhi sono puntati sui danni che, con un fare spesso cieco e autolesionista, l’uomo arreca a se stesso e alla natura e su una situazione che si traduce in nocumento per “la salute dei cittadini che ricorrono nel periodo estivo alle escursioni nelle gole dell’Allaro e alla balneazione nella località detta delle ‘cascate’, sulla spiaggia di Caulonia Marina; per le attività agricole che usano le stesse acque a fini irrigui; per gli operatori turistici che dalle risorse naturali traggono l’unico reddito”. Le richieste sono chiare: “una verifica urgente sull’esistenza e sul corretto funzionamento dei depuratori nei comuni di Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, ed, altresì, un’indagine su eventuali altre fonti e attività inquinanti, ed un’analisi sulla salubrità attuale delle acque, perseguendone a norma di legge gli eventuali responsabili”. “La fonte dell’inquinamento da individuare con precisione è sicuramente nel triangolo dei comuni di Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, attraversati dalla fiumara” sostiene il promotore dell’iniziativa, che rileva il “grave paradosso” per cui “per combattere i delitti ambientali il Parlamento ha approvato una nuova legge (ddl 1345), mentre a livello locale c’è chi pone in essere delle azioni dannose con serie conseguenze anche per l’agricoltura e il turismo”. Considerate “l’inerzia” riscontrata finora e “la pervicacia dell’inquinamento”, Tuccio ha predisposto la petizione che, una volta sottoscritta da un numero consistente di cittadini, sarà inviata alla magistratura affinché siano adottati gli opportuni provvedimenti.

 

 

 

 

 

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