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Dieci modifiche per salvare l’ospedale: ecco il documento elaborato dall’assemblea distrettuale dei sindaci

È stato inviato via Pec al commissario ad acta Massimo Scura un documento unitario (mancano solo le firme del sindaco di Gerocarne Vitaliano Papillo e di quello di Acquaro Giuseppe Barilaro, appena rieletto) dai rappresentanti dell’assemblea dei sindaci del distretto socio-sanitario n. 2 nel quale vengono evidenziate una serie di richieste volte a migliorare le previsioni del decreto 9/2015 concernenti l’ospedale “San Bruno”. I sottoscrittori dell’elaborato hanno contestualizzato il ruolo del nosocomio serrese rilevando la sua strategicità in quanto presidio, posto in un’area disagiata economicamente e dal punto di vista infrastrutturale, essenziale per la tutela della salute. “Per il territorio – è scritto nel documento  - è irrinunciabile la presenza di un ospedale, dotato di adeguato personale medico e paramedico e delle idonee strumentazioni, in cui possano essere effettuati in sicurezza interventi per gestire le emergenze-urgenze e per realizzare, nei casi che lo richiedono, il tempestivo trasferimento presso le sedi specialistiche. Nello specifico, è essenziale l’efficienza di un Pronto Soccorso h24, con relative specialità in reperibilità e dotato di tutte le funzionalità a partire dalla Radiologia e dal Laboratorio analisi, di un valido Elisoccorso (attrezzato anche per il volo notturno), di un reparto di Medicina di qualità, della possibilità di effettuare interventi chirurgici di non trascendentale complessità, di un reparto di Lungodegenza e di uno di Riabilitazione. Il tutto deve essere integrato con una Rete territoriale forte. Resta intesa – viene rammentato dai capi degli esecutivi dell’area interessata - l’esigenza di un potenziamento dell’attuale postazione del 118 in quanto una sola autoambulanza è certamente insufficiente a sopperire contemporaneamente alle necessità derivanti dagli interventi di emergenza ed a quelle connesse al trasferimento dei pazienti verso altre strutture ospedaliere. Infatti i tempi di intervento e di trasferimento dei pazienti superano di gran lunga quelli previsti dalle linee guida nazionali, anche per effetto della precarietà dell’apparato infrastrutturale, e di tale aspetto nella riorganizzazione della rete sanitaria non si può non tenerne conto”. I fautori dell’iniziativa, ritenendo “inconcepibile e inaccettabile la dicitura inclusa nell’attuale formulazione del decreto 9/2015 per la quale una volta completato il nuovo ospedale di Vibo Valentia si provvederà alla cancellazione dei posti letto delle altre strutture ospedaliere del territorio” hanno rigettato l’atto a firma di Scura proponendo le seguenti 10 richieste:

1)   L’assoluta autonomia dell’ospedale di Serra San Bruno, in quanto ricadente in area montana e dunque disagiata, rispetto al nuovo ospedale Spoke di Vibo Valentia, e la cancellazione della dicitura prevista nel decreto 9/2015 secondo cui “il nuovo presidio è maggiore dei posti letto programmati e sostituisce totalmente l’attuale offerta pubblica dell’area interessata”. Infatti, se non verrà prevista in maniera chiara ed inequivocabile l’assoluta indipendenza dell’ospedale di Serra San Bruno (zona di montagna e disagiata) dal nuovo ospedale di Vibo Valentia, si creeranno le condizioni per la perdita dei posti letto previsti nell’allegato 1 del decreto n. 9/2015 e si sancirà, di fatto, la chiusura dell’ospedale di Serra San Bruno;

2)   Il potenziamento in termini di risorse umane e tecnologiche del Pronto soccorso, indispensabile per affrontare ogni tipo di emergenza anche pediatrica;

3)   Il mantenimento del Laboratorio analisi con conferimento di Struttura Semplice, in quanto è indispensabile in un ospedale dov’è prevista la presenza di un Pronto soccorso h24 e di reparti di degenza per acuti;

4)   Il potenziamento dell’Unità Operativa di Radiologia per i motivi di cui al punto precedente;

5)   La previsione nella Chirurgia generale di 5 posti letto in Day Surgery, coerentemente con quanto disposto per gli ospedali di montagna di Acri e San Giovanni in Fiore, oltre ai 5 posti letto già inseriti nell’area di supporto;

6)   Emodialisi: Struttura Semplice a carattere territoriale;

7)  L’aumento del numero di medici di Medicina generale da 4 previsti dal “Documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza e delle reti tempo-dipendenti” ad almeno 6 tenendo conto che il reparto è stato previsto come Struttura Complessa;

8)   La previsione del numero di medici per il reparto di Lungodegenza in quanto nel “Documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza e delle reti tempo-dipendenti” non è previsto nulla;

9)   La presenza di una seconda ambulanza debitamente dotata di equipaggio;

10) L’adeguamento ai voli notturni della piazzola dell’Elisoccorso. Nel merito ci rendiamo disponibili a contribuire economicamente ai costi di gestione della stessa.

 

È Elio Costa il nuovo sindaco di Vibo: superato il 50% dei voti al primo turno

Ce l’ha fatta senza passare dal ballottaggio portando avanti una linea di ferro, che per alcuni poteva essere un motivo di rischio ma che per lui era la chiave della vittoria. Elio Costa è il nuovo sindaco della città capoluogo di provincia: la sua immagine lo ha trascinato alla vittoria, gli avversari non sono stati considerati dagli elettori una valida alternativa. Ha da subito puntando su liste di matrice civica rifiutando gli schemi ed i ragionamenti dei partiti, forse con in mente la sua esperienza precedente conclusasi per effetto delle decisioni drastiche di Michele Ranieli e Franco Bevilacqua. Il risultato di quest’ultimo (2,79% quando le sezioni scrutinate sono 32 su 36) è peraltro da considerarsi marginale, tenendo anche conto del ruolo rivestito per anni. Incarnava una sorta di continuità con la vecchia amministrazione, evidentemente bocciata dalla popolazione. Non eccezionale l’esito degli scrutini (37,4%) per Antonio Lo Schiavo, uomo scelto dal deputato Bruno Censore e sostenuto, con impegno diretto, da esponenti di caratura nazionale del Pd. Ha avuto il coraggio di confrontarsi, non la forza per battere un avversario che ben conosce Vibo nelle sue diverse sfaccettature e nelle sue aspirazioni. Sotto 5% Cesare Pasqua e Antonio D’Agostino. Oggi la scena è tutta per l’ex magistrato, temuto da quelli che furono i suoi consiglieri per la sua rigidità organizzativa e soprattutto per il suo stile amministrativo ritenuto eccessivamente decisionista. A tutti è chiaro che la giunta sarà costruita secondo le sue determinate intenzioni e che chi sarà chiamato a svolgere il compito di assessore dovrà farlo senza distrazioni. E d’altronde Vibo ha bisogno di una scossa forte in un frangente temporale delicato per tutti gli Enti, specie per quelli del Mezzogiorno che quotidianamente devono confrontarsi con problemi aggravati dal ritardo di sviluppo e da una mentalità che tende più a far guardare agli sbagli del passato che non alle occasioni del futuro. Vibo ha creduto in Costa (i consensi dovrebbero attestarsi sul 50,5%), probabilmente perché lo considera colui che può cambiare le sorti di una terra dalle grandi potenzialità che ha l’esigenza impellente di una guida sicura.

Serra, ok alla rinegoziazione dei debiti del Comune con prescrizioni

Clima da campagna elettorale a palazzo Chimirri che con l’andare avanti della seduta scema e si trasforma in confronto costruttivo. Il consiglio comunale (assenti Carmine Franzè e Giuseppe Raffele) ripropone lo scontro, anche aspro dal punto di vista politico, fra opposte fazioni e prende atto, dopo un acceso dibattito, degli “errori materiali” commessi su 2 delibere del 6 maggio e, in particolare, su quella relativa all’elezione del presidente del consiglio. Superato lo scambio di accuse sul rispetto dovuto ai dipendenti, Rosanna Federico segnala che “non c’era l’urgenza per dichiarare l’immediata esecutività della delibera di elezione” del presidente del civico consesso e Mirko Tassone invita a “non fare confusione fra esecutività ed eseguibilità” per poi sostenere che Giuseppe De Raffele “non era legittimato a convocare la seduta di approvazione del rendiconto 2014”. Per Raffele  Lo Iacono, che specifica di “non avere intenzione di ricorrere al Tar ma che bisogna chiarire gli errori”,  è certo che “non c’è un falso” e che si tratta di incongruenze sulle presenze e sulle assenze. Il consigliere d’opposizione chiede però di “portare in consiglio la comunicazione sul riaccertamento sui residui” e definisce, di conseguenza, “monca” la seduta. Sulla questione interviene il capogruppo di Forza Italia Nazzareno Salerno che parla di “un errore di trascrizione che non ha sostanza tale da rendere l’atto inefficace” ribadendo che “se la minoranza ha dubbi deve ricorrere al Tar”. Il punto passa con 8 voti favorevoli e 3 contrari, come l’approvazione del verbale della seduta precedente. Il sindaco Bruno Rosi opera una breve relazione sulla rinegoziazione di “3 posizioni precedenti” di 331mila, 209mila e 896mila euro con la proroga della scadenza al 2044. Operazione che “consentirà di liberare 57mila euro per ogni anno”. Su questo aspetto si soffermano le riflessioni di Lo Iacono e di Tassone con quest’ultimo che sottolinea che, con la crescita complessiva degli interessi, il debito passerebbe da “1 milione e 400 mila euro a 2 milioni e 700 mila euro” e che quello della rinegoziazione è “un’operazione criminale fatta dal governo nazionale che getta il peso del debito sulle generazioni future”. Salerno riconosce che ci saranno dei costi da sostenere ma nota anche i benefici che “danno respiro” in un momento in cui “è difficile  per i Comuni contrarre mutui”. Passa, con i voti della maggioranza, la proposta dello stesso Salerno di “aderire alla rinegoziazione previa acquisizione della relazione tecnico-finanziaria del responsabile di Area e del Piano di ammortamento della Cassa Depositi e Prestiti dai quali dovrà evincersi la convenienza per l’Ente”.

È il serrese Michele Stingi l'Imprenditore Giovane dell'anno 2015

È un Premio, ideato poco meno di tre lustri fa dal promoter vibonese Franco Buccinà, per dare un giusto riconoscimento a coloro che riescono a “sfondare” nel loro settore portando in alto il nome della nostra regione. La 14^ edizione di “Calabria che lavora”, svoltasi ieri sera nello splendido scenario del Report Caposperone di Palmi, ha riservato una nuova soddisfazione al 22enne Michele Stingi, trionfatore come “Imprenditore giovane dell’anno 2015”. Il serrese è infatti un brillante imprenditore nel campo dell’industria alimentare avendo creato la “Stingi Group”, produttrice di pasta secca dai formati originali. Dopo la partecipazione ad Expo 2015, Stingi taglia dunque un altro traguardo: a consegnargli il Premio riconosciuto dalla Regione Calabria e da Giovani Confindustria è stata la bellissima showgirl Valeria Marini. Per lui, c’è già la fila di telecamere e microfoni, da Rai 3 a Sky, passando per le emittenti regionali. Dei 107 tipi di pasta secca, che a breve si troveranno negli scaffali dei supermercati di tutta Italia, Stingi preferisce soffermarsi sui 3 dedicati alle città di Soverato e Serra San Bruno. E dopo aver ringraziato la madrina della serata, l’inventore del Premio e Anna Patania dell’associazione “Europa Futura”, il ragazzo originario della cittadina della Certosa invita i suoi coetanei a “non abbandonare la propria terra”, perché con impegno e determinazione possono essere realizzati “sogni e progetti”. È lui, oggi, il lampante esempio della forza e del coraggio dei giovani calabresi che smettono di lamentarsi e aprono una strada che conduce ad un futuro più luminoso.

 

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