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Serra, gli scout mettono a nuovo l'aiuola di "Padre Pio"

Come ormai succede da 4 anni, il gruppo scout "Agesci - Serra San Bruno 2" ha provveduto alla potatura degli arbusti ed alla pulizia dell'aiuola di "Padre Pio" in via Catanzaro. I lavori rientrano nell'iniziativa "Adotta un'aiuola" promossa dall'amministrazione comunale. "Provvediamo a questi lavori 3 volte all'anno - hanno dichiarato alcuni componenti del gruppo - essendo ben contenti di contribuire a rendere questi luoghi più fruibili". Azione meritevole, da prendere come esempio per migliorare la vivibilità della cittadina della Certosa.

Call center, i commissari confermano il ‘tutti a casa’

SERRA SAN BRUNO - Adesso è praticamente ufficiale. Il call center di via Catanzaro chiuderà i battenti. A scrivere la parola ‘fine’ è un comunicato dei commissari straordinari con il quale vengono informati i lavoratori delle conseguenze del fallimento delle trattative. Nonostante “i numerosi incontri intercorsi fra questa gestione commissariale, la società Abramo e le organizzazioni sindacali – viene messo nero su bianco – non è stato ancora raggiunto un accordo per la cessione del ramo di azienda di Lamezia Terme. Questa gestione commissariale ha fatto di tutto e ha atteso il più a lungo possibile nella speranza di riuscire a trovare una soluzione che consentisse di salvaguardare il maggior numero possibile di posti di lavoro perché, come abbiamo più volte ricordato a tutti, la cessione di questo ramo rappresentava l’unica possibilità di prosecuzione delle attività produttive all’interno del sito. Senonché – viene ulteriormente specificato – il mancato, ad oggi, raggiungimento dell’accordo ex articolo 47 della Legge n. 428/1990 non ci consente di attendere oltre e ci costringe a prendere atto della futura cessazione dell’attività produttiva e ad aprire la conseguente ed inevitabile procedura di mobilità per tutto il perimetro occupazionale del sito. Resta l’amarezza per la controversa conclusione di una trattativa che avrebbe potuto avere un diverso esito”. Termina così l’esperienza di lavoratori, che si sentono trattati come una parentesi aperta e chiusa con eccessiva superficialità ed indifferenza.

La storia di Pasquale Andreacchi: il dramma di una comunità

SERRA SAN BRUNO – Sono passati circa 5 anni e mezzo da quando Pasquale Andreacchi ha lasciato questa terra. Un arco di tempo relativamente lungo, ma il ricordo quel ragazzone che amava cavalcare è più che vivo. Si attende – forse invano – che la giustizia batta un colpo e indichi la strada della verità. Di certo, non si sono arresi i suoi genitori, Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, che vogliono sradicare il rischio che le coscienze siano appannate dall’oblio e, anche per questo, puntano a far intitolare una via della cittadina della Certosa a Pasquale. Vogliono che quella triste vicenda non sia mai dimenticata, perché tutti sappiano e nessuno taccia.  Anche se quella di loro figlio è una di quelle storie che si vorrebbero cancellare perché rappresenta la personificazione del male che non si ferma neanche di fronte all’innocenza e all’incoscienza dell’adolescenza e, anzi, si manifesta nelle sue forme più efferate e riprovevoli. Di seguito, riproponiamo i passaggi salienti di quel dramma.

LA SCOMPARSA E’ la sera di domenica 11 ottobre 2009 quando si perde ogni traccia e ogni contatto con il diciottenne Pasquale Andreacchi. Pare che sia uscito per comprare il solito pacchetto di sigarette, ma sulla sua via trova il sicario che lo conduce nei luoghi tenebrosi dove la bruta violenza può sfogare la sua atrocità. Si mette in moto la macchina delle ricerche, gli inquirenti battono inizialmente diverse piste per poi concentrarsi sulle liti dovute alla compravendita di un cavallo. I boschi delle Serre vengono ripercorsi più volte con l’ausilio delle unità cinofile, anche a dispetto delle avverse condizioni meteorologiche, ma i risultati non arrivano.

“CHI L’HA VISTO?” Salvatore e Maria Rosa non trattengono il grido di dolore e provano a spezzare “l’indifferenza ed il silenzio”. Sono afflitti, ma non soli. Perché basta poco e Serra si scuote. La popolazione risponde presente: le fiaccolate, le manifestazioni di solidarietà e le preghiere in chiesa sono segni concreti di vicinanza e fanno breccia fra le pieghe della paura. Purtroppo, non servono a fare luce sul mistero, che s’infittisce con il passare delle settimane. Il 21 ottobre 2009, durante la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, viene trasmesso l’audio di una sinistra telefonata e una voce anonima spiega che “il giovane Pasquale è stato ucciso da un boss della zona”. Ma non ci sono conferme e non ci sono certezze sull’attendibilità del mittente.

I MACABRI RITROVAMENTI Il dicembre di quell’anno è il mese di crudeli messaggi, elaborati da una sorta di enigmista della tragedia, volti ad azzerare le speranze.  Il 9 in un cassonetto della spazzatura vengono ritrovati resti umani: si tratta di un teschio con un foro in testa ed un femore, la cui lunghezza fa pensare all’identità della vittima. Pasquale è alto 2 metri, tutto fa presumere il peggio. La Procura della Repubblica dispone gli accertamenti medico-legali e sulle indagini vige il più stretto riserbo. Il 27 un cacciatore ritrova in località “Timpone”, a poche centinaia di metri dal primo rinvenimento, altri resti umani. Stavolta ci sono anche indumenti e documenti del ragazzo scomparso e la famiglia cade nello sconforto. A gennaio 2010 l’esame del Dna emette la definitiva sentenza della scienza: quelle ossa sono di Pasquale, non c’è più spazio per le illusioni. I funerali, che registrano una vastissima partecipazione popolare, chiudono la cronaca della vicenda.

LA SETE DI GIUSTIZIA Ma la famiglia Andreacchi non si arrende. È consapevole che Pasquale non tornerà più a casa, né al maneggio dove aveva cura dei suoi amici a quattro zoccoli. Ma va avanti, non mollando minimamente la presa. Così, prende contatto con Penelope, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse e interpella il prefetto Michele Penta, commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Si mobilita l’associazione “Libera – Nomi e numeri contro le mafie” e si attiva la nota criminologa Roberta Bruzzone. Tutto il mondo dell’Antimafia è operativo.

Ma ancora oggi i risultati paiono lontani. Ciò non significa che la sete di verità sia cessata. Lo sarà solo quando tutti sapranno il nome ed il cognome dell’autore dell’origine dell’angoscia e delle lacrime.

L'eclissi nel cielo di Serra: fotosequenza di Raffaele Timpano

Conclusa l’eclissi solare, non resta che ammirare la sequenza fotografica che ricostruisce le diverse fasi dell’evento. Vi proponiamo gli scatti di Raffaele Timpano, che immortalano le evoluzioni dell’evento fra le 10.35 e le 11.47 nel cielo di Serra San Bruno.

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