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Successo per “l’esibizione di Natale” della “Let’s dance”: i valori della passione atletica

Ancora un successo per gli allievi della scuola “Let’s Dance”, guidata da Angelica Pelaggi, che ieri sera, hanno incantato il pubblico del Vibo Center con il “Christmas Night Show” (esibizione di Natale), che ha messo in evidenza la grazia e la tecnica dei giovani atleti. Varie le discipline praticate: ginnastica artistica, hip hop, breakdance, danza aerea, danza classica, danza moderna, tango, salsa, kick boxing e coreografico contemporaneo. Dopo i trionfi fuori dai confini regionali, lo spettacolo è così andato in scena “in casa”: cambia il palcoscenico, ma non l’apprezzamento per una “squadra” che fa dei valori sportivi il proprio punto di forza. Contagioso soprattutto l’entusiasmo dei genitori di ragazzi disposti a compiere sacrifici pur di seguire la propria passione.

 

 

 

 

Natale senza lavoro: dove la crisi morde le famiglie

Ci sono case, in Calabria, in cui il Natale quest’anno non sarà festeggiato con tappi di spumante volanti e panettoni disposti su tavole imbandite. Alcuni gli “eccessi culinari” dell’attesa festività non li hanno mai provati, altri a questa situazione non ci erano abituati. Stavolta le ristrettezze sono diffuse su larga scala, perchè gli effetti di una crisi lunga e acuta, che si è andata ad inserire in un contesto di atavico sottosviluppo, hanno inciso pesantemente anche sui vecchi risparmi. Persino la consuetudine tutta calabrese di ricorrere all’appoggio di nonni e genitori sembra inefficace: il sostegno dei parenti non è più agevole come una volta perchè le difficoltà riguardano tutti. Un pensiero è diventato un’ossessione per molti padri di famiglia: recuperare un lavoro che consenta di restituire un minimo di serenità, di dare finalmente una risposta positiva alle richieste dei propri figli, di poter alzare gli occhi e guardare avanti. Ogni angolo di questa regione è un focolaio di proteste: precari e disoccupati, cassaintegrati ed espulsi dal contesto lavorativo sono sul piede di guerra. A Serra sarà, ad esempio, un Natale di battaglia per i tirocinanti del progetto “Natura e turismo”, così come per i percettori di mobilità in deroga prima impiegati nelle politiche attive. Attendono una “sistemazione” che forse non arriverà mai, ma anche quelle spettanze arretrate che li hanno messi in ginocchio. Lo scenario è ovunque drammatico, ma c’è un aspetto che va comunque considerato: senza soldi, regali e pietanze ipercaloriche, si potrà pensare un po' di più al vero senso della Natività, ai valori dell’unità familiare ed agli insegnamenti che scaturiscono dai sacrifici. Sarà un Natale di problemi, ma anche un Natale di speranza. E forse l’occasione di ripensare se stessi.

 

Agenzia delle Entrate, Rosi: “Individuata la sede”. Ma il Comune deve reagire allo Stato

Sarebbe già rientrata l’emergenza scoppiata in relazione all’eventualità della chiusura dell’ufficio serrese dell’Agenzia delle Entrate. Il sindaco Bruno Rosi specifica, infatti, di aver individuato una nuova sede che si tradurrà nello spostamento di quella attuale di appena qualche metro. Il primo cittadino ha proposto il trasloco nell’ala destra del palazzo municipale (attualmente i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate operano in quella opposta): gli spazi, secondo le prime osservazioni, sarebbero idonei e consentirebbero di superare il problema. Una volta risolta questa questione il capo dell’esecutivo dovrà però cercare di proporre e spiegare alla popolazione un concetto essenziale, ovvero quello secondo cui il Comune non può accollarsi le spese di tutti Enti pubblici che garantiscono servizi. A lungo termine sarà insostenibile far fronte alle esigenze di chi pretende di ottenere una sede (i casi di distretto sanitario, giudice di pace e Inps devono insegnare qualcosa) minacciando la chiusura degli uffici. Gli amministratori chiariscano ciò che sta succedendo e cioè che lo Stato sta riequilibrando i suoi conti sulle spalle dei cittadini, soprattutto di coloro i quali vivono nelle periferie. Non si chiudano dietro quel consueto silenzio che lascia passare visioni della realtà quantomeno originali. Il presidente del consiglio comunale Giuseppe De Raffele convochi un consiglio comunale aperto alla presenza dei politici regionali e nazionali: solo ascoltando la voce di tutti potrà venire fuori qualcosa di vagamente somigliante alla verità. Si porti a Roma il messaggio che parte dalle Serre: si fermino questi tagli indiscriminati o la tensione sociale non sarà più controllabile.

 

Serra, la decadenza di Palazzo Chimirri: il senso civico dimenticato

È un’opera affascinante dal punto di vista architettonico che, contemporaneamente, rappresenta l’emblema della cultura serrese. Ricordando la memoria del poeta scalpellino Mastro Bruno Pelaggi e del compianto giornalista Enzo Vellone, Palazzo Chimirri doveva essere la patria di eventi capaci di far operare un salto intellettuale alla comunità dell’entroterra vibonese. E, invece, il combinato disposto della carenza di manutenzione con la scarsa attenzione degli ospiti hanno trasformato questa costruzione posta nel cuore della cittadina della Certosa nell’emblema della decadenza. La sala conferenze è ingrigita nella sua muratura interna, il pavimento è in alcuni punti cosparso di vecchie gomme da masticare calpestate e ormai quasi irremovibili, il cosiddetto tavolo della presidenza è rigato nella superficie superiore oltre che disarticolato, le sedie sono ridotte al minimo. Assistere ad un consiglio comunale (a proposito la sala consiliare è ancora inagibile) è un po' come partecipare ad una partita di calcio a porte chiuse: il pubblico non c’è e se ci fosse ci sarebbero problemi nel farlo accomodare. La biblioteca, che doveva essere posizionata nella parte inferiore, semplicemente non esiste. Spesso gli organizzatori delle manifestazioni richiedono il patrocinio comunale per non pagare l’importo previsto per l’utilizzo della sala: istanza generalmente accolta a cui però non viene abbinato il rispetto di un luogo che è un patrimonio comune. Forse, i criteri di concessione gratuita – se ci sono - andrebbero rivisti. Superficialità, assenza di senso civico, incapacità di avere il giusto approccio con ciò che è pubblico stanno avvelenando Serra. Ci si lamenta degli altri e di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica: critiche che sarebbero non solo accettabili ma sacrosante se ci si comportasse di conseguenza dando l’esempio di civiltà. Il punto è che, a queste latitudini, il cambiamento lo si pretende dagli altri ma non da se stessi.

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