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Sala piena ed applausi scroscianti per salutare l'approdo di Ripepi in Fratelli d'Italia

Non è un'adesione come le altre, né può essere derubricato ad una delle tante trasmigrazionii che, con frequente cadenza, amministratori ed esponenti politici sono soliti fare abbandonando i lidi frequentati per lungo tempo. Quello di Massimo Ripepi alla sponda di Fratelli d'Italia è un approdo che fa rumore: una sala della Provincia di Reggio Calabria stracolma come poche altre volte in passato e gli applausi che scrosciavano per salutare ogni singola frase degli intervenuti ne sono fedeli testimonianze. La sensazione, a pelle, è che non si trattasse della costruzione artificiosa di un consenso malamente contraffatto, ma, al contrario, di un convinto sostegno ai valori ed alle idee di cui si sono fatti portatori lo stesso consigliere comunale e gli esponenti di FdI-AN seduti dietro il tavolo. Negli intendimenti del movimento politico guidato da Giorgia Meloni, l'arrivo di Massimo Ripepi consentirà di rafforzare in Calabria il progetto politico di Fratelli d'Italia. Il medico reggino, peraltro, entra dalla porta principale: sarà, infatti lui, a guidare il dipartimento regionale Enti locali. Un incarico che sarà accompagnato anche da un ruolo di livello nazionale in quanto andrà ad occupare la casella di Responsabile delle Iniziative sociali: una posizione da cui potrà attivamente interessarsi di Terzo Settore, Volontariato e Welfare. Il consigliere comunale di Reggio Calabria e leader di Pace Italia, porta il movimento nazionale a confluire dentro il progetto politico di Fratelli d'Italia. "Le differenze nell'agone politico - secondo Ripepi che nel corso del suo discorso ha fatto costante riferimento ai valori cristiani -  sanno sempre più di biopolitica.  Le nostre battaglie sulla famiglia e la sua integrità ci hanno fatto ritrovare vicini a questo partito che valorizzeremo insieme ai giovani, agli uomini e donne che oggi si riconoscono in Fratelli d'Italia. Prima di lui, aveva parlato il Commissario calabrese del partito, senatore Domenico Kappler, il quale, manifestando tutta la sua soddisfazione per lo "sbarco" di Ripepi e del suo gruppo,  si è detto certo che "questa nuova linfa farà crescere il partito a Reggio ed in Calabria. L'ingresso di Massimo Ripepi ci inorgoglisce per la sua dimensione di uomo e di politico, siamo sicuri che farà bene per il nostro progetto e per quello della Calabria". Fidanza, da parte sua, ha esibito il proprio compiacimento, rivendicando la bontà dell'"operazione": "Noi conosciamo l'impegno e la qualità dell'azione politica di Massimo Ripepi, per questo, sin da subito abbiamo deciso anche con il placet di Giorgia Meloni di assegnare a Massimo Ripepi la responsabilità degli Enti Locali per la Calabria e il ruolo di Responsabile Nazionale dell'ufficio Iniziative Sociali di Fratelli d'Italia". La stessa Giorgia Meloni, è stato annunciato stamane, raggiungerà Reggio Calabria in occasione di una ulteriore iniziativa che sarà approntata per "bagnare" l'avvento di Ripepi. In prima fila, oggi, erano presenti, tra gli altri i consiglieri comunali Lucio Dattola ed Antonino Matalone entrambi destinatari di un invito, neanche troppo velato, di percorrere anch'essi il medesimo tragitto sotto le insegne di FdI-AN.

 

"Non ci sentiamo inferiori a Londra": Falcomatà fra propaganda e farneticazioni

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ieri è stato sentito dai componenti della Commissione regionale "Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento". Oggetto dell'audizione l'istituenda Città Metropolitana che Falcomatà, dopo aver sbeffeggiato per anni forse perché materializzazione di un'idea partorita da Giuseppe Scopeliti, sta vendendo come una pozione magica dagli effetti sorprendenti. Qualche conseguenza collaterale derivante dall'assunzione di questo intruglio, tuttavia, è già ben evidente. Basta ascoltare il brevissimo filmato postato sulla sua pagina Facebook per capire che, anche a piccole dosi, i malefici possono risultare devastanti. Sono appena centosei secondi estrapolati dal comizietto che il Primo Cittadino ha riservato ai consiglieri regionali presenti. Un discorso senza né capo né coda, servo di una propaganda di bassissima lega in cui ha tovato spazio un'immaginazione senza limiti. Prendere anche solo in considerazione l'ipotesi di accostare nella stessa frase Madrid, Bilbao, Manchester, Londra a Reggio Calabria è un insulto insopportabile all'intelligenza di chi in questo frangente ha avuto in sorte di permanere in riva allo Stretto. Persone in carne ed ossa abituate, loro malgrado, ad una dura battaglia di sopravvivenza, in una trincea scavata per evitare i colpi, al cuore ed al corpo, inferti da immondizia, buche, traffico automobilistico totalmente fuori controllo, parcheggi selvaggi, inciviltà galoppante, rifiuti ovunque, strade lerce, acqua che non scende dai rubinetti delle abitazione (e qui è bene fermarsi per rispetto nei confronti del lettore). Un inferno caotico e schiavo dell'anarchia. Eppure, in un crescendo fuori controllo, Falcomatà ha avuto la ventura di superarsi e, sprezzante del senso del ridicolo, è andato oltre farfugliando di "pianificazione e programmazione" che, neanche a dirlo, non sono state fatte in passato. Per fortuna che Giuseppe (non Peppe) c'è: è notorio, infatti, (ma solo agli adepti), che una volta insediatasi, l'Amministrazione Falcomatà, ventre a terra, ha lavorato alacremente per arrivare agghindata all'appuntamento con la Storia. Certo, lo hanno fatto con discrezione, perché nessuno ne ha avuto contezza, ma tant'è. "Se Londra presenta un piano di pianificazione strategica da qui al 2050, noi non ci sentiamo al di sotto di Londra", ipse dixit. E perché mai, in fondo, dovremmo avvertire un complesso di inferiorità nei confronti della capitale inglese? Scherziamo? Cosa ci manca ai blocchi di partenza, a parte tutto quello che fa di una città un'organizzazione ordinata e mediamente adatta alla vita degli esseri umani? L'ubriacatura parolaia, prima della provvidenziale interruzione del video, ha poi subito un ulteriore salto di qualità e, quasi con l'intento dichiarato di apparire completamente staccato dalla realtà, il sindaco della imminente Città Metropolitana di Reggio Calabria si è inerpicato fino a toccare la vetta di un ardito paragone tra l'attuale momento storico e quello segnato dall'Assemblea Costituente che disegnò l'Italia repubblicana. E per cortesia, se qualcuno, in merito all'avventato confronto con le vere città sopra elencate, avesse la voglia di prendere le difese di Falcomatà, lo faccia avendo almeno la decenza di non nascondersi dietro la foglia di fico degli "esempi migliori da imitare": sarebbe soltanto un altro inganno, niente di più e niente di meno.

 

Il centro storico di Serra e l'identità perduta

Scivolare lungo il dedalo di viuzze di Serra San Bruno sprigiona emozioni che arrestano il corso naturale del tempo permettendogli di fare retromarcia e imboccare i percorsi lontani della storia. Ad ogni passo corrisponde una sana ubriacatura di ricordi, gli odori sembrano essere stati sempre lì, sospesi nell'aria frizzante, protetti da pareti esterne scrostate dall'inesorabilità di un trapasso nell'aldilà della memoria. Rinunciare alla custodia gelosa di quei tesori che scorrono uno dopo l'altro, stretti e vicini come fossero un corpo unico indistinguibile e non unità immobiliari distinte e separate, si è tradotto nell'abbandono del carattere più intimo della comunità serrese. E' la prova, sbattuta in faccia, della bandiera bianca alzata di fronte ad un mal interpretato progresso che ha contribuito a tagliare, fino a ridurlo in minuscoli pezzettini, quel destino comune un tempo inseguito in modo naturale, senza sforzi. Le lingue di  pietra che scorrono tuttora sotto i passi sempre meno frequenti dell'uomo circoscrivevano, in un passato che appare remoto, i confini di un enorme cortile: nessun limite a fissarne i margini, nessuna rivendicazione di proprietà privata perché, si sa, la strada è di tutti. Il dramma, vero, è che nel terzo millennio quei medesimi ciottoli, quelle medesime stradine incastonate in un labirinto di arte umile e preziosa, sono diventate di nessuno. Il vociare che dettava il ticchettio della quotidianità è stato strozzato dalla modernità che ha sprangato le porte e svuotato il presepe vivente 365 giorni l'anno. Non è nostalgia, è consapevolezza. Non è rimpianto a buon mercato, è coscienza collettiva che si affievolisce fino a morire. L'errore capitale non è di oggi, ma fu quello di non rendersene conto quando sarebbe stato possibile, quando sarebbe stato indispensabile. E' come se, di fronte ad un male che lentamente si affaccia in una parte vitale del corpo, si preferisca fingere che non esista: non vedere, non sentire, non parlare. Ma è un male che non lascia scampo se non arrestato immediatamente. Un incubo che avanza attaccandosi ovunque fino a bruciare l'anima. Questo è successo qualche decennio fa. E' lì, a qual bivio dell'urbanistica e, di conseguenza, della vita sociale, che Serra si è smarrita. Ha fatto e permesso ciò che non avrebbe dovuto, non ha fatto e non ha impedito ciò che avrebbe dovuto. Inseguendo uno sviluppo urbanistico che ha occupato oasi incontaminate,  stuprando ciascuna di esse, si è lasciata invadere dalla folle corsa a costruire ed ingoiare ogni centimetro di paradiso terrestre. A ridosso della gloriosa Certosa, lì dove comincia la ristoratrice passeggiata sotto la verde maestosità di alberi e foglie, fu addirittura edificata la sede della Compagnia Carabinieri. Ovunque, gli amministratori dell'epoca, avrebbero potuto concedere la licenza per costruire un edificio così imponente, ma non lì. E' stato un messaggio devastante, il segnale che la cittadina cara a San Brunone di Colonia rinunciava, da allora e per sempre, alla sua più intima vocazione turistica, in realtà mai coltivata con perseverante intelligenza e lucidità. Quel che ne è scaturito nel corso degli anni è stato il peggiore degli esiti: il centro storico ridotto ad una sbiadita e poco colorata cartolina raffigurante altre epoche e zone, un tempo consacrate alla natura incontaminata, ridotte a terreni buoni per alzare palazzi e palazzine, ville e villette. Il conto aperto, sul piano paesaggistico e sociale, non potrà mai più essere saldato, ma ingegnarsi per provare a restituire vita pulsante al cuore di Serra San Bruno è un'impresa che vale la pena perseguire. Consegnare al futuro l'identità di epoche intrise di maestria artigianale e solidarietà umana, recuperare, anche così, rapporti umani risvegliati dal torpore dell'insano egoismo sarebbe il modo migliore per rialzare la testa e riappropriarsi dell'identità perduta. Trovando forme, realistiche e concrete, per ripopolare case disabitate e voracemente consumate dall'usura dello scorrere delle stagioni permetterebbe all'anima serrese di sottrarsi alle maledette grinfie dell'oblio. 

ilredattore.it conferma: ad oggi è Reitano il candidato a sindaco del centrosinistra

Facciamo chiarezza sull'apparente confusione di queste ore. E' un obbligo che ci viene imposto dall'onestà intellettuale che contraddistingue il nostro rapporto con i lettori, ogni giorno sempre più numerosi, fondato su un unico pilastro: il rispetto della verità dei fatti. La vicenda in oggetto è quella relativa alla scelta del candidato del centrosinistra alla carica di sindaco di Serra San Bruno. Ieri sera, dopo aver raccolto tutte le dovute conferme del caso, abbiamo dato la notizia che a correre per la poltrona di Primo Cittadino nelle elezioni amministrative della prossima primavera sarà Paolo Reitano. Questa è l'informazione di cui eravamo a conoscenza qualche ora fa, questa è l'informazione di cui continuiamo ad essere a conoscenza adesso, nel momento in cui scriviamo queste righe: ad oggi è il giovane avvocato ad essere stato designato. Se poi le reazioni assai poco entusiastiche da parte dell'entourage di colonnelli e soldati semplici di PD e cespugli vari dovessero domani, fra una settimana o fra un mese, indurre a trovare una soluzione diversa rispetto a quella attualmente in campo, è un'eventualità che attiene alla sfera interna al "cerchio magico" dei decisori e ne prenderemo atto, non prima. Fa riflettere, piuttosto,  la replica dell'interessato arrivata a stretto giro di posta. Parole piccate di cui subito abbiamo dato conto. Preso doverosamente atto della sua dichiarazione e concesso lo spazio che meritava la sua posizione, tuttavia, stamattina ilredattore.it ribadisce ancora una volta, anche dopo la deflagrazione del caso, di essere in possesso delle stesse medesime indicazioni rese note nella serata di martedì. Quale sia stata la ragione per cui Reitano si sia sentito investito dalla necessità di smentire, pubblicamente e alla velocità della luce, la sua candidatura a sindaco, è argomento che non ci interessa. Così come su questa testata nessun diritto di cittadinanza hanno, e avranno in futuro, i tempi della politica o le dinamiche interne ad un partito, qualunque esso sia. Se alle nostre orecchie arriva quella che reputiamo essere una notizia, la verifichiamo e, blindata da riprove ed assicurazioni, la rendiamo pubblica. Questo è e questo sarà: se ne facciano tutti una ragione. A casa nostra queste sono le regole e le chiavi della porta d'ingresso sono nelle nostra esclusiva disponibilità: doppioni non  ne consegniamo a nessuno.

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