In viaggio sulla strada che non c'é
BROGNATURO - L’Italia è un Paese bizzarro, la Calabria lo è, ancor, di più. Quante siano le nostre stranezze nessuno lo sa, perché nessuno potrebbe contarle. Ve ne sono alcune, però, che, più di altre, ci contraddistinguono, ci rendono unici, fanno si che gli altri ci guardino con ammirazione, talvolta; con disprezzo, sovente; con invidia, mai. Le stravaganze più incredibili, poi, quelle che sono diventate indigeste, anche, a noi stessi, sono quelle compiute dalla classe politica. Un mondo, quello della politica, che sembra essere popolato da una razza a sé stante. Un ceppo antropologico peculiare, dotato di caratteristiche sconosciute ai comuni mortali. Un ceppo formato, per la gran parte, d’arraffoni ed arruffoni protagonisti di scelte approssimative, prive del benché minimo principio di programmazione. Scelte di cui scontiamo le conseguenze, compiendo gesti, altrove, banali. Basta, ad esempio, uscire di casa, salire in macchina, accendere il motore e mettersi in movimento. Il calvario, inizierà, quasi subito. Un calvario fatto di buche, di strade dissestate, di carreggiate senza asfalto. Uno scenario, che soprattutto, nella zona delle Serre è così normale da essere diventato, addirittura, indifferente. Quasi non ci si fa più caso. Un po’ è la rassegnazione, un po’ lo sconforto, un po’ l’idea che sia normale così. Se qualcuno, poi, osa obiettare, la replica arriva immantinente: “non ci sono i soldi!”. Al cospetto di una tale risposta, vengono in mente le parole di Ezra Pound, per il quale «dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro, è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri». Una contraddizione in termini, che diventa ancor più stridente quando, nel percorrere una strada impraticabile, si assiste alla realizzazione di una strada interpoderale. Una di quelle stradine, il più delle volte, costruite, a luglio e diventate impraticabile con le prime piogge d’ottobre, con l’unico scopo di rendere accessibile il fondo di un assessore o di un cliente politico. Certo, la realizzazione delle strade di campagna viene motivata con il nobile intento di voler favorire lo sviluppo agricolo. Se non fosse che ti guardi intorno e vedi distese di terreni incolti sui quali non viene prodotta neppure una patata. Si, è vero ci sono i braccianti, ma, da noi, mica praticano l’agricoltura! E poi, se, anche, i terreni fossero ubertosi e feraci, viene da chiedersi come i prodotti della terra potrebbero raggiungere i mercati. A tal riguardo, l’obiezione non potrebbe che essere: “a questo servono le strade di campagna”. Potrebbe essere vero, se non fosse che, nel curare il particolare, i nostri politici, si sono dimenticati del generale. Così, nell’impiegare risorse pubbliche per realizzare strade, stradine e mulattiere che nessuno percorre, hanno tralasciato le vie di comunicazione primaria. Capita, quindi, d’imbattersi in strade principali diventate completamente impercorribili. Un esempio, su tutti, è quello rappresentato dalla provinciale 43 - S.S.110 - Brognaturo – “Acqua del sorcio”, che, attraversando i monti della “Lacina”, dovrebbe portare sulla costa jonica. Dovrebbe, perché la strada, praticamente non esiste più, è solo un ricordo. Su quel che rimane dell’asfalto le buche non si contano. In verità, però, il lemma rischia di rappresentare un eufemismo. Più che di buche, si tratta di veri e propri crateri nei quali il veicolo sprofonda per poi risalire, quasi fosse un battello alle prese con il mare in burrasca. E come il nocchiero, anche, l’automobilista ha il suo bel daffare per evitare l’abisso. Tra una buca e l’altra, il pensiero, almeno quello, corre, va alla ricerca di una spiegazione, di un perché. Poi ricorda: “non ci sono i soldi”. Ma qualcosa affiora dalla memoria, qualcosa come, ad esempio, i cinque milioni di euro di bollette telefoniche mai pagate dalla provincia di Vibo Valentia, negli anni in cui, prima del commissariamento, l’Ente era stato, si fa per dire, gestito dalla politica. Un episodio che dovrebbe indignare ma che, forse, ha una spiegazione. Come non pensarci prima! Chi usa il telefono non ha bisogno di strade. E poi, come amava ripetere Chatwin: «La vita stessa è un viaggio, da fare a piedi». Le strade, quindi, non servono!
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1 comment
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Maurizio Arena Venerdì, 20 Febbraio 2015 16:41 Comment Link
La strada descritta da Mirko Tassone è una via di comunicazione strategica è di una bellezza stravolgente dove percorrendola ho incontrato turisti provenienti dall'Olanda o dalla Francia.
Con le canoe sul tetto della macchina in cerca del Lago Lacinia .......
Il parco il lago la riserva di caccia l'acqua i funghi i ristoranti gli alberghi la neve la vegetazione la fauna e la flora le persone che vi abitano rappresentano una risorsa indescrivibile che viene sottovalutata ma soprattutto maltratta da politici ed istituzioni deputati al controllo allo sviluppo del territorio in mano ahimè ad ignoranti e malavitosi