Reggio, Nicolò: "Servono specifiche strutture socio-sanitarie per far fronte agli sbarchi"
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“I quotidiani arrivi di cittadini stranieri dal Medioriente e dal Continente africano nel porto di Reggio Calabria necessitano l’approntamento di specifiche strutture socio-sanitarie per evitare, come purtroppo sta già avvenendo, insostenibili carichi di lavoro per gli operatori ospedalieri della sanità pubblica”. Lo afferma in una dichiarazione il presidente del gruppo consiliare di Forza Italia, Alessandro Nicolò. “Il contributo finanziario della Comunità Europea per le operazioni di ‘Frontex’ – sostiene Nicolò – può essere un notevole aiuto per la nostra regione per realizzare ‘campus biomedici’ che assicurino, fin da subito dopo gli sbarchi, un’efficace ed approfondita risposta sanitaria a persone che sono afflitte, per le condizioni cui sono costrette a vivere, da problemi di salute. Vieppiù, che i loro ricoveri ospedalieri in osservazione breve intensiva, richiedono, proprio per il rischio di diffondersi di forme di epidemia, un altissimo livello di attenzione che in questo dato momento storico le strutture degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria non sono nelle condizioni di garantire. L’apporto di associazioni e volontari – prosegue ancora Alessandro Nicolò – sta già assicurando un aiuto notevole di così detto ‘primo impatto’, ma è ineludibile che una parte del numero imponente di immigrati sia dirottato negli ospedali anche per patologie altrimenti risolvibili con attrezzati servizi ambulatoriali. Ne risulterebbe – continua Alessandro Nicolò – un notevole risparmio di spesa per le aziende ospedaliere ed una maggiore attenzione e protezione per i ricoverati, molti dei quali, purtroppo, costretti ad essere letteralmente parcheggiati in corsia per mancanza di posti letto e per la ormai deficienza degli organici di medici, paramedici ed ausiliari. E’ a tutti noto, persino al Commissario Scura, che la nostra sanità pubblica è ai limiti del collasso per la carenza di personale e per la fatiscenza di strutture logistiche e tecnologie diagnostiche. Da qui, l’esigenza indifferibile di accelerare il piano della assunzioni, pena il drastico ridimensionamento o, addirittura, il blocco, di importanti servizi ospedalieri. Con i ‘campus biomedici’ di prima istanza – conclude - si potrebbero dare, quindi, risposte immediate a inermi cittadini immigrati, liberando le risorse ospedaliere per il prosieguo delle attività cui sono naturalmente destinate”.
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