Paziente morto all'ospedale di Locri, Nicolò presenta un'interrogazione
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“La triste quanto dolorosa vicenda del decesso di un paziente all’ospedale di Locri, richiamata anche dall’attenzione della cronaca, evidenzia peraltro macroscopicamente le strutturali carenze e disfunzioni delle strutture sanitarie e dei servizi nella nostra regione, ripetutamente rappresentate attraverso atti di sindacato ispettivo. La garanzia degli standard di sicurezza ed affidabilità e la dotazione dei servizi accessori sono condizione indefettibile soprattutto nelle infrastrutture deputate ad erogare prestazioni sanitarie ed assistenziali”.
È quanto afferma il consigliere regionale Alessandro Nicolò che in merito ha presentato in data 14 gennaio un’interrogazione con richiesta di risposta scritta al Presidente della Regione.
“In merito al ritardo - causato dall’incomprensibile disservizio - nel trasferimento del paziente dal reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Locri a quello di Rianimazione dello stesso Nosocomio sul cui decesso i carabinieri stanno svolgendo attività d’indagine e indipendentemente dagli esiti afferenti le risultanze investigative, occorre che siano immediatamente adottati i giusti provvedimenti atti a garantire il ripristino degli ascensori del presidio locrese. Dei cinque ascensori esistenti, i due destinati all’utenza sono da tempo guasti; mentre dei 3 riservati ai servizi ospedalieri, allo stato, solo uno è operativo ma difettoso. Situazione intollerabile…”.
“Sul punto, già nel 2015, una nota sigla sindacale del comparto aveva formalmente e in più circostanze inviato richiesta agli uffici competenti perché si provvedesse alla riattivazione degli ascensori, senza ottenere alcuna risposta. Peraltro - prosegue il consigliere regionale - nelle stesse istanze si evidenziava la condizione di precarietà in cui versava l’unico ascensore funzionante, non in grado di sopportare un carico di lavoro tale da poter servire ininterrottamente cinque reparti. A questo si aggiunga che, secondo fonti attendibili, l’unico ascensore operativo veniva da molto tempo utilizzato per scopi diversi: trasporto di alimenti, di materiale infetto, ma anche di visitatori, pazienti ambulatoriali e degenti con potenziale nocumento delle norme igieniche e della salute pubblica”.
“I medici del nosocomio Spoke - conclude Alessandro Nicolò - continuano tra mille difficoltà strutturali ed organizzative a fare il proprio lavoro assicurando comunque l’assistenza terapeutica ai pazienti ma il contesto in cui sono costretti ad operare non è dignitoso né garantisce l’incolumità e la sicurezza dei pazienti e degli stessi operatori. Si provveda pertanto tempestivamente a ripristinare la funzionalità dei servizi le cui criticità sono state evidenziate costantemente anche da più parti”.
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