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Rosanna Federico e il coraggio della ribellione

La politica – l’arte del calcolo e della strategia – da ieri è divenuta qualcosa di più “umano”. A ricordarci che non sempre basta la forza delle posizioni per imporre le idee è stato il lungo e sofferto comunicato stampa di Rosanna Federico con il quale sostanzialmente viene sancita una separazione. Forse animata dal ribelle spirito femminile, la già candidata a sindaco per la lista “Città degli abeti” ha trovato il coraggio di abbandonare le rive sicure di una compagine che governa a livello regionale e nazionale per lanciarsi in mare aperto. Senza certezze, senza destinazioni sicure, ma sulle ali della libertà intellettuale che le va riconosciuta, ha raccolto le energie per dire quello che alcuni pensano ma non dicono: non si può fare politica con entusiasmo se non ci si sente parte di un progetto, se non si dà il proprio contributo al processo democratico che porta ad una sintesi condivisa. Rosanna Federico non ha abbandonato le sue idee di centrosinistra nè ha cancellato la sua recente storia politica: ha semplicemente detto ció che pensa nei termini in cui lo pensa assumendosi fino in fondo la responsabilità delle sue parole e delle sue azioni. Perché già da oggi la sua vecchia casa non esiste e non ne esiste nemmeno una nuova. C’è un futuro carico di interrogativi, fatto di scommesse e di dubbi. Ma anche di concetti chiave finora rimasti inespressi: il peso elettorale è un conto, la convinzione di poter contribuire al miglioramento della propria comunità un altro. La sfida, però, è solo all’inizio. Perchè dopo aver guadagnato la scena con il rumore delle assenze, ora Rosanna Federico deve dimostrare di saper stare sullo scivoloso palco della politica con il suono delle proposte e delle azioni. Deve affrontare un mondo in cui non sempre bastano la preparazione e la correttezza per rimanere indenni. Deve saper sedere a tavoli in cui spesso non si gioca con un unico mazzo di carte. Deve saper lottare, saper perdere e saper vincere. Del coraggio tirato fuori ieri, insomma, ci sarà ancora (e tanto) bisogno.

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