Il Comune e i suoi debiti: l’allettante “trappola” della rinegoziazione
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È una di quelle operazioni ben presentate che usano l’esca del vantaggio immediato ma non fanno percepire la perdita, ben più consistente, che matura a lungo termine. È la maggioranza che regge le sorti del palazzo municipale di piazza Carmelo Tucci ci stava quasi cascando – complice una distrazione a cui ci si sta facendo l’abitudine – se non fosse stata l’insistenza del consigliere di minoranza Mirko Tassone a stimolare una riflessione più approfondita. Prorogare la scadenza dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti al 2044 avrebbe permesso di “liberare 57 mila euro all’anno”. Premessa vera quella del sindaco Bruno Rosi, ma carente sugli effetti successivi: dal 2029 al 2044 ci sarebbero state da pagare quote prima non dovute. Ecco come si spiega il passaggio dell’ammontare del debito “da 1 milione e 400 mila euro a 2 milioni e 700 mila euro” richiamato da Tassone. Cifre sproporzionate e che sembrano quasi sfidare le regole della matematica, eppure è così: si entra in un circuito perverso che fa lievitare il debito e costringe l’Ente a sborsare ancora, e ancora, e ancora. Lo facesse un privato si griderebbe allo scandalo, lo fa lo Stato e tutto è a posto. È una situazione che ha capito il capogruppo di Forza Italia Nazzareno Salerno che, per superare l’impasse (l’opposizione aveva richiesto una serie di documenti che avrebbe dovuto fornire, spiegandoli, il responsabile dell’Area finanziaria e la seduta era stata temporaneamente sospesa), ha “inventato” un diversivo: aderire alla rinegoziazione “previa acquisizione della relazione tecnico-finanziaria del responsabile di Area e del Piano di ammortamento della Cassa Depositi e Prestiti dai quali dovrà evincersi la convenienza per l’Ente”. Tradotto: i dirigenti si prendano la responsabilità e mettano nero su bianco se è un’operazione da fare o rigettare, poi la giunta agirà di conseguenza. Salerno non ha mancato di bacchettare, anche se con toni sdrammatizzanti – sta diventando una consuetudine – il primo cittadino, volendolo forse avvertire, sussurrandogli fra le righe di alzare l’asticella dell’attenzione. Morale della giornata: non fidarsi della banche è ormai un “valore” diffuso, non fidarsi dello Stato lo sta cominciando a diventare.