I giovani scappano dalle Serre: torna l’emigrazione di massa

Le valigie di cartone non sono più quelle di una volta. Ma i volti degli emigrati senza tempo e senza età, quelli sì. Sono le vittime dell’illusione permanente e di un pellegrinaggio che non si è mai arrestato, quello che porta alla ricerca di un lavoro. L’emigrazione, nel comprensorio montano delle Serre vibonesi, è molto più che una prospettiva, è tornata ad essere una scelta obbligata. Ad emigrare, in cerca di un lavoro, sono soprattutto giovani tra i 20 e i 40 anni. Ma c’è anche una emigrazione di ritorno, quella cioè, di chi negli anni scorsi aveva fatto rientro dall’estero e che ora è costretto a ripartire. Un esercito invisibile, come molti anni fa, torna ad abbandonare la propria terra e i propri affetti, alla ricerca di un futuro. Menti di oggi e braccia di ieri sono idealmente uniti da un minimo comune denominatore, quello della fuga da una terra disgraziata e dimenticata. Un fenomeno che è tornato ad essere ai livelli del dopoguerra e che certamente riguarda l’intero Sud d’Italia. Nel 2011 infatti, i cittadini meridionali trasferitisi oltre il confine sono stati circa 50mila, 10mila in più rispetto al 2010 e in decisa crescita rispetto a dieci anni fa, quando erano 34mila. Solo nel primo trimestre 2013 il Sud ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente scendendo sotto la soglia dei 6 milioni. Non accadeva dal 1977. Tuttavia, la Calabria, ed il vibonese in particolare, nelle stime degli istituti che studiano il fenomeno dell’emigrazione sembrano decisamente essere in testa. Nel 2013 e negli ultimi mesi del 2014 sono giunti in Svizzera e Germania molti cittadini dell’entroterra vibonese ed in particolare da Serra San Bruno, Fabrizia, Mongiana e Nardodipace. Ma i due paesi big dell’Europa, che pure vantano una economia solida non sono certo l’Eldorado. Infatti, mentre nel dopoguerra e negli anni ’70 gli emigrati erano necessari alla economia della Svizzera e a quella della Germania che erano nel pieno del loro sviluppo, ora tutto questo non vale più. In particolare per la Svizzera che attua una politica protezionista e che ha paura dell’apertura delle frontiere. Così, il sogno diventa illusione e il pellegrinaggio continua. Eterni figli di una terra che li ha scacciati e di un’altra che non li vuole.

 

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