Il centesimo vale solo se bucato
- Written by Ulderico Nisticò
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Vi racconto un fatto autentico, che parrebbe un apologo, se non fosse davvero accaduto. Alla cassa di un supermercato io chiacchierando, pagando, di quanto siano inutili e dannosi i centesimi; così, per dire due parole. Si aggiunge una persona che conosco più o meno, e mi racconta: “Professo’, io lavoro negli impianti. Mi servivano delle rondelline, e le chiedo a un rappresentante: 30 centesimi l’una, mi chiede. Tanti saluti, e che faccio? Prendo delle monetine da un centesimo, e le buco: ecco le rondelline”: ha risparmiato 20 centesimi a rondellina, pari a lire 551 l’una. Io, che invece lavoro nella cultura (urka!), gli racconto che anche i Romani dell’Impero raccoglievano le monetine di bronzo, e quando ne avevano a sufficienza, si facevano un pentolino. Ma il paragone non calza, perché il bronzo a qualcosa serve, i centesimi sono serviti solo a quel mio conoscente; se no, li buttiamo via, e sicuramente i tappetini delle auto e gli angoli sotto i mobili ne sono pieni; e non ci chiniamo a raccoglierli; e forse perdiamo del denaro ogni anno. Come mai? Un centesimo, stando ai numeri, è pari a 19 (diciannove) lire e rotti. Con dieci centesimi si arriva a 190 lire; con cento, a 1.900, cioè un euro. Un caffè costa 0,80, cioè ottanta monetine da 1 centesimo, quaranta da due. Voglio vedere se uno va al bar con una valigia di monetine, e si mette a contarle; senza dire che un barista ti manda al diavolo. Non c’è niente che si possa comprare con 0,80, a parte il caffè. Con un centesimo, cosa? Allora, o li eliminiamo – lo ha fatto la Finlandia, ma non so con quale esito – o troviamo una soluzione elettronica; resta però che i centesimi sono uno spreco.