Stanley Tucci, l’attore ‘calabrese’ con la passione per la cucina
- Written by Mirko Tassone
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Con oltre 80 film all’attivo è uno dei volti più noti di Hollywood. Ha vinto due Golden Globe e nel 2010 ha ricevuto la candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista per «Amabili resti». Nei panni del caratterista, ovvero dell’attore, che per usare la definizione del critico Ermanno Comuzio, “non ricopre parti da protagonista, ma è dotato di eccezionale forza interpretativa”, ha recitato con i più grandi registi: da Sam Mendes («Era mio padre»), a Steven Spielgerg («The Terminal») passando per Woody Allen («Harry a pezzi»).
Si tratta di Stanley Tucci, regista e attore di origini calabresi, famoso al grande pubblico per «Il diavolo veste Prada» e per le serie «Hunger Games» e «Transformers».
Nella famiglia Tucci, Stanley non è l’unico ad avere il pallino del cinema, anche la sorella Christine è attrice (ha recitato, tra gli altri, in «Chestnut - Un eroe a quattro zampe», «Annuncio d’amore» e «Poliziotto a quattro zampe 2»), mentre il cugino Joseph Tropiano fa lo sceneggiatore.
A differenza loro, Stanley ha anche un’altra passione: la cucina.
Da buon italiano con sangue calabro nelle vene, il nostro non è insensibile al fascino dei fornelli, al punto da aver ambientato in un ristorante, il suo primo film da regista, «Big night».
Al film è poi seguito il libro «The Tucci cookbook», nel quale sono state raccolte diverse ricette di famiglia. Proprio scorrendo le pagine iniziali del volume, si scopre l'ascendenza calabrese del celebre attore.
Dalla lettura di «The Tucci cookbook», emerge, infatti, che nel 1905, i bisnonni Domenico Pisani ed Apollonia Politi, “lasciarono il loro villaggio montano di Serra San Bruno in Calabria e si recarono a Napoli, dove intendevano imbarcarsi sulla nave Sicilia che li avrebbe portati in America. Erano accompagnati da un parente e dai loro cinque figli: Teresa, Raffaele, Domenico, Enrico e Candida”. Nella città partenopea qualcosa non andò per il verso giusto e poiché l’emigrazione in America era condizionata all’esito di una visita medica, Enrico, a causa di una malattia agli occhi dovette fare ritorno a Serra. Rimasto a casa dei nonni per i successivi due anni, poté raggiungere la famiglia solo nel 1907.
I Pisani nel frattempo si erano stabiliti a Northfield, dove avevano raggiunto il fratello di Apollonia, Emilio. A richiamare i Pisani ed i Politi nella cittadina del Vermont, era stata un’attività ampiamente praticata anche a Serra: la lavorazione del granito.
Proprio a Northfield, dove la comunità italiana era così numerosa da far denominare – per la pasta fresca essiccata su graticci all'aperto - un’intera zona “Piazza degli Spaghetti”, Teresa Pisani conosce il futuro marito: Stanislao Tucci.
Nato nel 1889 a Marzi, in provincia di Cosenza, da Francesco e Rosa, Stanislao, nel 1904 raggiunge il fratello Rosario negli Stati Uniti.
Dopo un breve soggiorno a New York City, si trasferisce nel Vermont per cercare lavoro come tagliapietre. Giunto a Northfield prende una stanza nella pensione gestita dai serresi Emilio e Maria Politi. Qui conosce Teresa, dal cui matrimonio, celebrato nel 1914, nasceranno Stan ( il padre dell’attore), Frank, Dora e Rosalinda. La famiglia Tucci-Pisani si stabilisce infine a Peekskill dove, dopo alcuni vicissitudini, Stanislao fonda la "Stanley Tucci and Son" che si occupa della vendita di monumenti in pietra.
Non molto dissimile la storia del ramo materno dell’attore.
Il nonno, Vincenzo Tropiano, nacque a Cittanova nel 1896. Arrivato negli Stati Uniti nel 1917, si stabilì a Verplanck, nei pressi di Peekskill dove, nel 1926, sposò Concetta Trimarchi, giunta negli States nel 1908, all’età di sei anni.
Dal matrimonio nacquero cinque figli: Grace, Joseph, Angelina, Giovanna (la madre dell’attore) e Vincent.
Nel 1958 la famiglia Tropiano-Trimarchi si trasferisce a Brodway, due anni dopo Giovanna sposerà Stan con il quale andrà a vivere a Peekskill. Dalla loro unione nasceranno i figli Stanley (1960), Gina (1964) e Christine (1967).
La storia familiare di Stanley Tucci è quindi caratterizzata dal solido legame con la Calabria.
Un legame di cui l’attore è sempre andato fiero, tanto che a proposito di «The Tucci cookbook», Lidia Bastianich sul New York Times, ha scritto: “è anche uno sguardo intimo sul retaggio italiano molto caro a Stanley, il quale ha voluto condividere ricordi e sapori della tavola di famiglia”.
Del resto, per apprezzare un distillato dell’identità culturale di Tucci basta guardare «Big Night».
Il film, la cui sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Tucci e dal cugino Joseph Tropiano, narra le peripezie dei fratelli Pileggi, due ristoratori calabresi (incomprensibilmente trasformati in abruzzesi nel doppiaggio italiano) i quali, in una delle scene più esilaranti, si cimentano nella preparazione del “timpano” di maccheroni (per vedele la scena clicca qui), ovvero un timballo preparato con un formato di pasta molto popolare a Serra San Bruno: li mpirrittati.
Il piatto portato sul grande schermo non è stato scelto a caso, si tratta infatti di uno dei manicaretti preparati dalla nonna di Tucci.
Un manicaretto che rimanda ad una ricetta ben nota alle massaie calabresi d’un tempo.
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