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Serra e i suoi tesori: ecco quali sono le risorse per avviare lo sviluppo

Il fascino di una storia millenaria, l’attrattività di paesaggi naturali incontaminati, il mistero della spiritualità bruniana, lo spettacolo di preziose gemme artistiche, la raffinatezza dell’arte culinaria locale, il calore di una comunità che mantiene il senso delle tradizioni e custodisce sapienti mestieri e maestranze. Sono molteplici i motivi che possono spingere la curiosità del visitatore a soffermarsi su Serra San Bruno, centro montano del Vibonese, visitato in poco più di un quarto di secolo da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI e legato all’eremitismo del Santo di Colonia che qui, nel 1091, trovò le condizioni essenziali per costruire il suo percorso di contatto con il Divino. In effetti, tutto ruota attorno all’eremo di Santa Maria del Bosco - luogo sacro dove San Bruno si dedicava al silenzio ed alla preghiera e dove, anche oggi, ogni cosa, dal Santuario, al Dormitorio, al Laghetto con la statua del Santo inginocchiato nelle acque, ricostruisce una vita dedicata alla contemplazione – e alla Certosa di Santo Stefano che, dopo la casa madre di Grenoble, è il monastero dell’ordine più antico del mondo, tuttora abitato dai uomini folgorati dalla vocazione della solitudine e distaccato dalla quotidianità terrena da una incantevole fortificazione e soprattutto da innumerevoli enigmi amplificati dal trascorrere del tempo. Il destino del fisico Ettore Majorana, del professor Federico Caffè, del cardinale Milingo o di colui che dall’Enola Gay sganciò la bomba atomica su Hiroshima ponendo termine al secondo conflitto mondiale si incrociano, infatti, con la pace certosina sbiadendo i confini fra leggenda e verità. Unico punto di comunicazione delle modalità di conduzione dell’esistenza certosina è l’apposito Museo, posto all’interno della cinta turrita, che ricompone fedelmente i momenti salienti della giornata del monaco e ripropone gli elementi fondamentali dell’area che accoglie i “solitari di Dio”. A congiungere il centro abitato con il monastero è invece un lungo viale alberato che ispira il rapporto con la natura offrendo purezza e riparo dall’afa estiva. Va precisato che la veste odierna della Certosa - ricostruita dopo il terremoto del 1793 al quale sono scampati solo resti della facciata della chiesa, sezioni delle mura perimetrali e delle torri angolari - è dal punto di vista architettonico una sintesi di stile gotico e conserva diverse sculture marmoree ottocentesche, un reliquiario d’argento del ‘500 e una raffigurazione di San Francesco di Paola, presumibilmente opera di Luca Giordano, oltre al celebre busto d’argento del Santo entro cui sono riposte le reliquie del fondatore dell’ordine. Altre stupende opere di derivazione certosina sono presenti nelle diverse chiese serresi e in special maniera nella chiesa di Maria de’ Sette Dolori, considerata fra le migliori realizzazioni che sono espressione dell’architettura tardo-barocca e che è stata dichiarata monumento nazionale. Questo patrimonio artistico di rara bellezza si coniuga perfettamente con l’integrità ambientale di boschi che rappresentano una risorsa ed una prospettiva, con un centro storico in cui rifioriscono l’artigianato e le conoscenze tecniche del passato (mirabili le fontane, i portoncini e le balconate d’epoca, i lavori in granito diffusi in ogni dove), il folclore, le tradizioni e la cultura (particolari sono i versi del poeta-scalpellino serrese Mastro Bruno Pelaggi o i più moderni volumi di Sharo Gambino), con i sapori ed i colori di un’area racchiusa nel Parco naturale regionale delle Serre. Farsi sorprendere dall’originalità dei rituali religiosi locali e dalla vivacità degli eventi estivi diventa un’esperienza completa soggiornando nelle strutture ricettive o negli agriturismi che ripropongono le tipicità, non solo culinarie, di una terra che rivive le sue radici giorno dopo giorno. Una terra che San Bruno, nella lettera a Rodolfo il Verde, ancora attuale, dipingeva così: “Che dirti della bellezza, del clima sano e mite, della vasta ed amena pianura che si stende tra le montagne, con i suoi prati verdi e i pascoli fioriti? Come descrivere esattamente il panorama delle colline che appaiono qua e là dolcemente, le zone più nascoste delle valli ombrose, il piacevole rigoglio di fiumi, ruscelli e sorgenti? Non mancano neppure campi coltivati e alberi d’ogni specie”.

Pino Masciari: "Basta con la mafia e con la passività delle Istituzioni"

Ancora un grido d’allarme, un richiamo, un tentativo di dare un scossa. Pino Masciari, l’imprenditore serrese sottoposto al programma speciale di protezione dopo le denunce che hanno svelato le manovre della ‘ndrangheta, interviene nuovamente per ribadire il suo rifiuto al torpore di una società inginocchiata. “E’ il momento di dire basta! Basta con il clan Mancuso – tuona il testimone di giustizia -  con gli Anello, i Fiare’, Oppedisano, Arena, Piromalli, De Stefano, Strangio, Grande Aracri, Iannazzo, con le istituzioni colluse, con i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose”. È grande la sua amarezza perché “la mia terra, la Calabria, Terra meravigliosa dalle mille bellezze, sta affondando sempre più e nessuno reagisce, nessuno riesce a far sentire la propria voce per denunciare una situazione divenuta insostenibile ed invivibile. Una terra – rileva Masciari – dove mancano le risorse per il territorio, per la sanità, per le infrastrutture, per il lavoro: è talmente inquinata che ormai ci si è abituati ad ammalarsi e a morire nel silenzio. I calabresi non sono liberi di scegliere, hanno paura di parlare, non riescono più a denunciare e i pochi che lo hanno fatto sono stati esclusi dal loro territorio ed isolati. Le mafie hanno invaso tutto il territorio e godono della debolezza e della passività delle Istituzioni e della rassegnazione sociale generale”. Quindi una segnalazione polemica, forse con qualche elemento retorico: “i loro ‘rappresentanti’ entrano ed escono dalle carceri con una certa facilità e continuano a proliferare e ad arricchirsi ovunque. Hanno ucciso le speranze ed i sogni dei giovani, il loro presente e il loro futuro. È necessario che la politica cambi e si impegni; è necessario che ritorni la fiducia e l’amore per il bene di questa terra”.

 

Serra, ufficio postale chiuso per 14 giorni. De Raffele: “Intervengano ministero e prefetto”

L’ufficio postale della cittadina della Certosa rimarrà chiuso dall’8 al 20 giugno. È quanto emerge da una comunicazione che Poste Italiane ha inviato al sindaco Bruno Rosi specificando l’esigenza di effettuare “lavori di adeguamento normativo” che dovranno “avvenire necessariamente ad UP chiuso e senza presenza di terzi”. Nella nota viene sottolineato che “la clientela potrà fruire dei servizi essenziali presso tutti gli altri UU.PP” e che “l’attività dell’UP riprenderà regolarmente il 22 giugno”. Va tuttavia rilevato che gli altri uffici del comprensorio non sono provvisti di postazione esterna per il prelievo e per ottenere le cosiddette “informative”. Riconoscendo i sicuri disagi  per i cittadini, il presidente del consiglio Giuseppe De Raffele si è fatto interprete di una dura protesta richiamando “l’attenzione del ministero competente e del prefetto Giovanni Bruno”. “Sono dell’avviso – ha spiegato De Raffele – che l’utenza non può essere lasciata sprovvista del servizio, peraltro già ridotto al lumicino perchè funzionante solo di mattina ed anche a giorni alterni durante il periodo estivo”. Alla luce di queste considerazioni, l’esponente azzurro chiede “formalmente a Poste Italiane di programmare i lavori previsti non prima di aver predisposto una idonea installazione provvisoria di un ufficio mobile per i servizi essenziali”. In caso di mancato accoglimento della richiesta, a subire le conseguenze sarebbero soprattutto gli anziani serresi impossibilitati a spostarsi dal paese di residenza.

Fazio: “Fabrizia stanca della gestione Minniti, necessarie elezioni anticipate”

Dimostra di non aver gradito le dichiarazioni del sindaco Antonio Minniti perché “non giovano né alla comunità locale né tanto meno a lui”, ma soprattutto Francesco Fazio rileva che “il suo turbamento deriva dal fatto di aver commesso un grave errore politico-amministrativo nel momento in cui, ritirando a me la delega di assessore, ha pensato di togliermi la parola e spegnere l’azione di un rappresentante del popolo che, suffragata dal consenso, aveva messo in piedi un progetto d’impegno che è stato confermato, strada facendo, dai fatti”. Il consigliere comunale del paese dell’Allaro conferma l’allontanamento dalla compagine del capo dell’esecutivo facendo notare a quest’ultimo che “nonostante il suo scarso modo di pensare e fare amministrazione attiva, rimango sempre e fortemente interessato alla soluzione dei grandi e piccoli problemi di Fabrizia. Credo – aggiunge Fazio - che in questo momento il sindaco continui ad essere rammaricato, nel suo intimo, sulla scelta sbagliata che ha portato alla mia espulsione dalla giunta. E’ un giudizio che raccolgo non soltanto da chi ha inteso, in illo tempore, offrirmi il proprio consenso, quanto dal lusinghiero commento incassato, successivamente,  da chi ha potuto toccare con mano la concretezza del mio impegno politico-amministrativo che si è misurato, a differenza della cultura delle chiacchiere messe in giro dallo stesso sindaco,  con la pratica dei fatti”. Quindi l’attacco più pesante: “Fabrizia, stanca delle false promesse del suo primo cittadino, ha bisogno di avere alla sua guida non i proseliti di Socrate ma intelligenze in grado di interpretare i le reali necessità di una comunità che vive alla giornata e merita di essere assistita momento per momento. La sua filosofia – continua ancora Fazio - non porta da nessuna parte ed i suoi scarsi risultati ottenuti  dal contatto con le istituzioni superiori hanno conclamato che non può esserci spazio per chi non ha saputo fare sue tutte le necessità della gente che soffre e sa, purtroppo, di non poter contare su chi non è in grado di amministrare la cultura del servizio. Ad iniziare dai lavoratori, dai giovani, che giornalmente sono alle prese con le difficoltà che scaturiscono dal mantenimento del posto di lavoro o, peggio ancora, dall’assillo di cercare un posto di lavoro. Verso i cui legittimi obiettivi mi sono sempre prodigato per come nelle mie attitudini”. Arrivano poi i passaggi dedicati ai consigli e ai rimproveri:  “il sindaco di Fabrizia – è il richiamo - forse farebbe bene, pur nella condizione di gestione che noi tutti conosciamo, di affidarsi ad una scaletta di priorità  dei bisogni della gente.  Pensando soprattutto alla necessità di attivare percorsi concreti per assicurare la più normale assistenza sociale e sanitaria, garantendo una speranza a chi ha bisogno di realizzarsi una vita come ogni altro cittadino. Ma è dai precari ed inutili rapporti installati nel confronto con le realtà istituzionali che si percepisce la sua incapacità di dare risposte alle emergenze di tutti  i giorni”. Fazio asserisce infine di non essere “una pecorella smarrita, come lui tenta di far credere, perché nonostante non abbia più competenze esecutive all’interno del Comune resto un amministratore che continua ad offrire il suo modesto e volitivo apporto per tentare di aiutare la comunità a superare i disagi di tutti i giorni. Ecco perché continuerò a servire il popolo di Fabrizia con il mio animo, il mio entusiasmo ed il conforto di chi mi starà a fianco per contribuire a mantenere  alta la dignità di un Comune che ha tutto il diritto di credere ancora in un futuro più adeguato alla realtà”.

 

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