Estorsione e truffa all'anziano, Michele Gamo non risponde davanti al giudice
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Si è avvalso della facoltà di non rispondere, Michele Gamo, il 49enne di Serra San Bruno, destinatario nei giorni scorsi di una misura cautelare agli arresti domiciliari con l’accusa di estorsione e truffa nei confronti di un anziano del luogo. Durante l'interrogatorio di garanzia innanzi al Gip di Vibo Valentia, ha scelto la strada del silenzio. Il difensore, Giacinto Inzillo, tuttavia, starebbe valutando l’ipotesi di presentare un ricorso al Tribunale della libertà per ottenere la revoca della misura cautelare. Questi i fatti. Nei primi del mese di ottobre 2014, a seguito di una denuncia-querela per truffa ed estorsione, presentata da un anziano pensionato residente nel comune di Serra San Bruno, la Compagnia dei carabinieri, guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, ha avviato un’ attività di indagine che ha visto indagato e successivamente arrestato ai domiciliari, Michele Gamo, di 49 anni, residente a Serra San Bruno, disoccupato e con precedenti di polizia. Le indagini sono state coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. L’anziano disperato, secondo quanto dichiarato dai carabinieri, si era rivolto agli uomini della Benemerita in preda ad una crisi depressiva, trovando conforto, ascolto e fiducia nei militari a cui aveva rappresentato la propria situazione di estrema indigenza e assoggettamento psicologico ingenerata dal Michele Gamo. Quest’ultimo, con minacce, promesse, raggiri e insidiose telefonate, lo avrebbe, infatti, indotto a cedere alle sue richieste facendo sprofondare la vittima in uno stato di totale degrado psicofisico e disagio patrimoniale. Le cessioni di denaro, per decine di migliaia di euro sarebbero già avvenute in passato, in un rodato meccanismo di calcolo e coazione. L’arrestato, infatti, avrebbe fatto credere che la dazione del denaro sarebbe servita a placare gli animi e le intenzioni di rappresaglia di taluni, indispettiti da estirpazioni di piante demaniali operate dalla vittima durante alcune passeggiate nei boschi. Le attività dei carabinieri avrebbero accertato sia la continua truffa nei confronti del vegliardo, sia le minacce a lui rivolte che, sovente molto gravi, incutevano uno stato d’ansia tale da determinarne il ricovero del malcapitato presso l’Ospedale di Serra San Bruno, ove era stata diagnosticato un principio di ischemia cerebrale, dovuto proprio al continuo stress psico-fisico. Anche durante la degenza in ospedale sarebbero state recapitate minacce in vario modo. Nelle telefonate minatorie l’indagato sarebbe arrivato persino a simulare la voce di donna, che prometteva all’anziano un rapporto “sentimentale” in cambio di soldi.