Call center, i lavoratori pronti alle barricate
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SERRA SAN BRUNO - Per ore alla cuffia, forse non al gelo ma certamente con il fantasma dello stress che aleggia sempre sulle loro teste. Non per uno stipendio da favola, ma per una cifra variabile non sufficiente in ogni caso a mandare avanti una famiglia. Disposti al sacrificio, non a vedere violata la loro dignità. I lavoratori del call center lavorano in un clima di incertezza e di tensione che si nota subito quando si viene a contatto con loro. Per come raccontano, la Abramo Customer Care è in pole position per acquistare il ramo d’azienda Infocontact che li riguarda da vicino. Sono una quarantina, propensi al dialogo e nello stesso tempo determinati a raggiungere il loro obiettivo: la reale continuità delle prestazioni. “L’acquirente – spiegano – ci ha fatto capire che non intende mantenere sedi periferiche come Serra e Stefanaconi. È disponibile a tenerci, ma spostandoci su Lamezia. Eventualità che non possiamo prendere in considerazione perché i costi e i disagi sarebbero così elevati da imporci, di fatto, una rinuncia. Semplicemente, non ci sembra giusto anche perché in quanto a produttività non ci possono rimproverare nulla”. La speranza è riposta nel tavolo tecnico di mercoledì al Mise, dove la ditta Abramo si confronterà con i sindacati. Incrociano le dita, nella peggiore delle ipotesi la trattativa potrebbe “saltare”. Intanto, i lavoratori hanno incontrato nella tarda mattinata il sindaco Bruno Rosi ed il presidente del consiglio in pectore Giuseppe De Raffele che li hanno ascoltati promettendo il loro “impegno” e di attivarsi per quello che sarà possibile fare. Ma la strada – inutile negarlo – appare in salita e l’incubo è quello della materializzazione di un parallelismo con l’Italcementi di Vibo. Per questo, sono pronti a “proteste eclatanti”.
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